AUTORE
Paul Bley
TITOLO DEL DISCO
«Open, To Love»
ETICHETTA
ECM
Primo disco in solo e primo o forse maggiore o forse unico capolavoro di Bley, «Open, To Love» si inserisce storicamente nella triade delle opere manifesto del sound pianistico ECM, accanto a «Piano Improvisations» di Chick Corea e al fortunatissimo «Facing You» di Keith Jarrett. Ma distinguendosene almeno come frutto di un’onestà intellettuale radicalissima, di cui si avvertono le conseguenze più positive. Non ultima, che gli originali di Carla e di Annette e gli standard presenti nel repertorio si rivelano più che mai momenti della musica di Bley, ciascuno con un’autonoma atmosfera indipendente dalla sua origine.
Due soli brani, il classico Ida Lupino (di Carla) e Harlem (ovvero I Remember Harlem di Roy Eldridge), mostrando con chiarezza l’impianto tematico, risultano palesemente affettivi. Gli altri lo sono più ellitticamente, con l’effetto di apparire piuttosto imprendibili: Closer (di Carla) e i due di Annette (Open, To Love e Nothing Ever Was, Anyway), anche per le loro disarticolate strutture compositive; Seven (pure di Carla) e Started (ovvero I Can’t Get Started), unicamente per la lettura che Bley ne ha dato in questa occasione. Ma sono pezzi che offrono in cambio un’aura particolare, ottenuta dalla dilatazione del tempo; un ritmo da Recherche proustiana che dà a ogni nota e ogni frase il suo peculiare respiro psicologico, esaltando la strategia tipicamente bleiana di «ricordare liberamente» il tema nel flusso dell’improvvisazione. Il suono cristallino del pianoforte, così come voluto dall’esigente Eicher, era parso all’epoca un vertice della tecnica di registrazione. Oggi risulta invece un po’ metallico.
Vitolo
DISTRIBUTORE
–
FORMAZIONE
Paul Bley (p.).
DATA REGISTRAZIONE
1972.