Nel segno di Martin Luther King: Antonio Ciacca presenta il festival jazz di La Spezia.

Il pianista e compositore Antonio Ciacca parla del festival spezzino del quale cura la direzione artistica.

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Antonio, il festival spezino quest’anno festeggia un traguardo importante: il suo cinquantesimo anno. Per quanto ti riguarda, potresti tracciare un bilancio del festival?
Nel 2008 fui invitato a partecipare al festival di La Spezia con il mio quintetto in occasione del quarantesimo compleanno. Già allora, sfogliando il libro del quarantennale, era impressionante la lista di artisti che sono passati nel capoluogo spezzino. Ciò che mi ha più colpito è stata la coerenza artistica che caratterizza il festival dall’ inizio: un forte amore per il jazz tradizionale, grande attenzione al jazz classico e niente per gli aspetti più puramente commerciali. Qualche mese fa ho visto su internet che l’ assessore Paolo Asti aveva fatto un bando pubblico per affidare la direzione artistica. La cosa mi ha sorpreso al punto che ho deciso di partecipare al bando mandando il mio curriculum. E come successe dieci anni fa quando ho mandato il curriculum al Jazz at Lincoln Center così sono stato selezionato  per la direzione artistica del festival Jazz di La Spezia. Al di là dei cinquant’anni è  un onore essere direttore artistico di un vero festival del jazz con la J maiuscola.

Parliamo di questa edizione, che è dedicata a Martin Luther King. Vorresti presentarcela?
Cinquant’ anni fa veniva strappato alla vita un icona della lotta per i diritti civili in Usa e grande amico del Jazz, in quanto forma d’arte americana: MLK. Tra i tanti celeberrimi discorsi che Dr. King ha tenuto c’è quello al Festival Jazz di Berlino del 1964 dove King usa il jazz come metafora dell’America del XX secolo. Una figura cosi importante non poteva essere ignorata. Con l’aiuto di Federico Rampini, grande esperto di fatti americani, darò vita ad una partitura originale per Big Band che sarà eseguita in prima assoluta il 28 luglio. Le altre band che si alterneranno sul palco di piazza Mentana hanno dedicato in vari momenti della loro esperienza artistica grande attenzione ai diritti civili: Take 6, Joshua Redman, Billy Hart, Bruce Barth, Rene Marie e Benny Golson.

Al di là della dedica, Qual è la linea artistica che hai voluto dare al festival e come effettui le scelte degli artisti?
La linea artistica di quest’anno sono i diritti civili. Ogni artista sarà invitato a fare una riflessione su questo tema, sia esso suonato, recitato o cantato.

I concerti sono tutti a pagamento?
I concerti principali a piazza Mentana sono a pagamento (25,26 e 28 luglio) Gli altri sono gratuiti nei comuni di Aulla, Lerici e Portovenere.

Dove possiamo trovare notizie e aggiornamenti sul festival?
Sul sito del festival Internazionale del Jazz di La Spezia. http://festivaljazzlaspezia.it/

In base alla tua esperienza, quali sono le tendenze del pubblico? Quali concerti sono più affollati?
Non conosco la situazione in Italia. Qui negli Stati Uniti i concerti più affollati sono quelli dotati o di un forte piano marketing (pop) o di forti contenuti artistici (classica e jazz). Due settimane fa ha cantato il Requiem di Mozart e una prima americana: The Prison  di una semi sconosciuta Ethel Smyth: Carnegie Hall sala grande tutta esaurita. Avrei voluto sentire l’orchestra di Ryan Truesdell che suonava la musica di Gil Evans al Jazz Standard ma non c’era posto!

Tu vivi a New York. La distanza costituisce un problema per quanto attiene i profili organizzativi e quanto impegno richiede e, soprattutto, quanto tempo sottrae alla tua attività principale di musicista?
La tecnologia annulla le distanze. Una video conferenza al giorno toglie i problemi di torno. Piuttosto è la burocrazia che crea problemi amministrativi. Per fortuna sia l’assessore Paolo Asti che lo staff del teatro Civico sono molto competenti e quindi stiamo andando avanti spediti. C’è  stato un periodo di quattro anni ( il mio periodo come direttore della programmazione al JALC) quando il tempo sottratto alla mia attività’ principale era troppo. Ho risolto il problema dimettendomi. Adesso faccio solo La Spezia in Italia a luglio e Italian Jazz Days a New York a ottobre. Il resto del tempo è completamente assorbito dalla composizione e direzione d’orchestra.

C’è chi sostiene che un musicista non dovrebbe svolgere il ruolo di direttore artistico, per  potersi sottrarre a giochi di scambio e per poter essere più indipendente come artista. Tu cosa ne pensi in merito?
I direttori artistici ai quali mi sono ispirato: Lorin Maazel, Leonard Bernstein, Wynton Marsalis e John Lewis sono artisti che avevano bisogno di orchestre e festival stabili dove presentare progetti originali. Per questo hanno raccolto sostenitori per creare le istituzioni a loro più congeniali. I direttori, gli artisti si invitano ai festival se sono competenti, capaci, professionali. Nel mio periodo a JALC ho curato non poche co-produzioni tra JALC e NY Philharmonic, piuttosto che la Abyssininan Church o Vitoria Festival. Le collaborazioni avevano solide basi artistiche. Duke Ellington collaborava con Alvin Ailey per un motivo semplice: erano i migliori nei rispettivi campi, e hanno prodotto alcune tra le pagine più memorabili nella cultura americana. L’artista onesto e leale puo’ tranquillamente fare entrambe le cose senza problemi.

Cosa dovrebbe-potrebbe fare lo Stato per migliorare la situazione delle attività festivaliere, rassegne jazz italiane?
Ci sono realtà che andrebbero premiate solo per il fatto che continuano ad esistere. Poi una politica di incentivi fiscali per chi sostiene la cultura. Corsi di aggiornamento per chi gestisce queste realtà e soprattutto l’inserimento delle materie come economia dello spettacolo in conservatorio come abbiamo fatto noi alla Juilliard.

Come musicista, invece, quali sono i tuoi prossimi impegni?
I miei prossimi impegni sono la MLK Suite che presenterò’ a La Spezia il 28 Luglio e al City College a New York ad Ottobre. Questa estate sarò  a Vico Equense per dirigere un workshop sul musical e a Isernia a dirigere l’Orchestra Giovanile di Isernia e a Cervinia per una settimana di workshop e concerti. In autunno sarò  in Texas a dirigere la mia Sinfonia in Sol minore e l’Overture della mia opera Guasto d’amore;  poi il mio lavoro regolare al Pierre Hotel qui a New York e il 3 Dicembre ritorno alla Carnegie Hall a suonare il Messiah di Handel. Inoltre lo studio,  perché finirò  il mio master in direzione d’orchestra alla Juilliard e composizione al City College.
Alceste Ayroldi