jazzahead! digital 2021

A Brema quest'anno si è tenuta una versione digitale, con esibizioni senza pubblico, della fiera e festival dedicato al jazz.

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Quando di parla di jazzahead!, dobbiamo sempre tenere conto di una presenza italiana limitata dal punto di vista numerico sia sul palco della fiera di Brema, sia su quelli cittadini. La manifestazione, che nel 2021 ha festeggiato i quindici anni come fiera e i dieci da festival, ogni anno ospita un paese partner e tra questi non c’è ancora l’Italia. Però in questa edizione da remoto ci sono stati alcuni segnali da non sottovalutare. Innanzitutto il giorno di apertura c’è stata la trasmissione di Futura: The Sound of Italian Jazz con la presenza dei contrabbassisti toscani Michelangelo Scandroglio e Ferdinando Romano (entrambi in quintetto) e del pianista piemontese Fabio Giachino in un’esibizione solista. Tre showcases a cura dell’Italia Music Export-Siae (durata complessiva 45 minuti) inseriti nel programma prima della cerimonia inaugurale e delle altre esibizioni.  Inoltre la mattina del terzo giorno si è tenuto un dibattito dedicato al mondo jazzistico di Spagna e Italia, rappresentata da Corrado Beldì ed Enrico Bettinello. «La conferenza – spiega Beldì, presidente di I-Jazz – ha rappresentato un momento molto importante per il jazz italiano, in particolare per le politiche di esportazione del lavoro dei nostri musicisti. Un’attenzione che I-Jazz ha rivolto principalmente verso i giovani grazie a bandi dedicati agli Under 35». Per quanto riguarda l’auspicio di una maggiore presenza italiana a jazzahead!, è necessario poter aumentare le risorse, di questo stiamo parlando col MIC e con l’Italia Music Export di Siae. Per questo è utile la regolarità di showcase biennali: lo abbiamo fatto a Novara nel 2019 in occasione della European Jazz Conference, oltre che con gli Italian Jazz Days a Londra, Toronto e presto Stoccolma. Inoltre sarà importante stabilizzare la presenza italiana nel comitato artistico, come è stato in questo biennio con Maria Pia De Vito, direttrice artistica di Bergamo Jazz-Fondazione Donizetti. Quindi aumentare i momenti di formazione, come stiamo facendo ne Il lavoro del jazz, guidando i musicisti a candidarsi per il programma ufficiale dì jazzahead! 2022».  «La prospettiva di confronto europeo – ha aggiunto Enrico Bettinello, che oltre a essere il curatore del progetto Nuova Generazione Jazz è anche l’unico italiano a sedere nel Board di Europe Jazz Network  – è sempre stimolante e l’idea di confrontarci con una realtà, come quella spagnola, che è ricca di talenti, ma sta ancora strutturandosi per un networking più efficace, ci fornisce nuovi elementi per fare dialogare gli artisti e le idee».


Per quanto riguarda il programma musicale jazzahead! digital 2021 ha seguito la traccia delle edizioni in presenza, con la suddivisione nelle categorie European Jazz Meeting, German Jazz Expo e Overseas Night a cui si è aggiunta Canadian Concerts. Il paese nordamericano era stato scelto come paese partner per il 2020, edizione poi saltata. La collaborazione è stata confermata per il 2022, ma già da quest’anno si è voluto lanciare un ponte verso l’edizione successiva. Due showcases sono stati particolarmente interessanti. Il primo, del collettivo FYEAR. ha chiuso degnamente la giornata inaugurale: in questo caso la mancanza del contatto con la scena si è fatta sentire, dato che il gruppo è basato su un connubio di musica improvvisata e recitazione affidata a una voce femminile e a una maschile. Un momento di grande intensità sonora e al tempo stesso affascinante, con scelte timbriche particolari, come quelle del sax basso. L’altro ha visto come protagonista Kris Davis che è stata nominata pianista dell’anno 2020 dal Downbeat Critics Poll e nel 2019 dal Jazz Times Critics Poll. Il suo pianismo è molto legato alla musica colta del secondo novecento, con brani che presentano poliritmie ardite, viaggi ignoti nel registro basso del pianoforte. Il quale a sua volta spesso viene preparato con attrezzi vari, nastro adesivo, fonti luminose. Ma lo sguardo al passato non manca: un brano chiamato Power of Gratitude rende omaggio ad alcuni grandi tra cui Thelonious Monk e Chick Corea.
A proposito di pianiste, nell’ambito delle Overseas Night, la losangelina Connie Han ha dimostrato di essere una forza della natura. Già rivelazione con il suo debutto discografico Crime Zone per Mack Avenue, confermata poi dal successivo Iron Starlet generalmente si esibisce in trio, formazione con cui doveva venire lo scorso anno a jazzahead!. Per questa esibizione da remoto ha scelto la formula solista con la quale ha stupito per il virtuosismo, le concatenazioni armoniche e le invenzioni melodiche brillanti. Testimonial dei pianoforti Steinway and Sons, ispirata da Kenny Kirkland e Mulgrew Miller, Connie Han ha anche presentato brani previsti per il prossimo album. Sempre per le Overseas Night, da Buenos Aires è arrivata l’esibizione del sestetto Escalandrum. E’ il progetto  di Daniel “Pipi” Piazzolla,  nipote di Astor e batterista. Un gruppo argentino che ha già una discografia importante alle spalle e nella cui proposta sono contenute le espressioni popolari del paese sudamericano insieme al jazz. In questo 2021, centenario di Astor, Escalandrum ha inciso un album tributo, chiamato 100, che contiene alcuni dei brani più noti del musicista. Alcuni sono stati presentati in questa occasione come Primavera Porteña, Oblivion, Adios Nonino. Un risultato di ottimo livello anche perché sviluppato in modo originale grazie alla strumentazione del sestetto, senza bandoneon e con i fiati in evidenza.
Molto spazio, come d’abitudine, è stato lasciato ai musicisti tedeschi nell’ambito del German Jazz Expo. La nostra preferenza va al progetto parallelo del trio Edi Nulz, già protagonista a jazzahead! 2019. La formazione si allargato a settetto con i componenti di  The Great Harry Hillman. Il risultato del connubio è il progetto The True Harry Nulz con due chitarre, due clarinetti bassi, due batterie e un basso.  All’inizio siamo rimasti un po’ spiazzati da sonorità rassicuranti a cui, conoscendo i musicisti del trio, non eravamo preparati. Poi l’esecuzione ha preso il volo grazie alla loro vocazione a uno sperimentalismo divertente e dadaista, ma estremamente rigoroso. I duetti tra le chitarre, i clarinetti bassi e le batterie lo hanno dimostrato in pieno. Molti musicisti sono giunti dalla scena di Colonia: il quartetto della trombettista e flicornista Heidi Beyer, che vede in formazione anche il sax alto di Johannes Ludwig (già con il suo trio a jazzahead! 2018), e i Niaque, progetto nato dal sodalizio tra il sassofonista Stefan Karl Schmid e il chitarrista Philipp Brämswig. Entrambi gli ensemble hanno presentato buone idee e dialoghi tra i musicisti. Sempre da Colonia viene Hendrika Entzian, contrabbassista e vincitrice del WDR Jazz Prize for Composition. Nello showcase girato per Arte e tramesso nel festival, Entzian e i suoi musicisti, hanno presentato i brani dell’album Marble uscito nell’aprile del 2020. Ottima la scrittura, che mostra confidenza con l’organico nell’alternanza fra tutti e momenti solisti, così come i componenti della formazione. Infine da Berlino è arrivato Tobias Meinhart, tenorista, a chiudere la terza giornata insieme al suo quartetto Berlin People con Ludwig Hornung al piano, Tom Berkmann al contrabbasso e  Mathias Ruppnig alla batteria. Meinhart, così come Hornung, lavora molto a New York e la proposta musicale ne risente in modo positivo. Al tempo stesso non manca un lavoro interessante che si allontana dal bop, con invenzioni che mettono in risalto la tecnica del sassofonista e dei colleghi che lo affiancano.

Il gruppo Sun-Mi Hong mostra il test negativo al COVID-19 all’arrivo a Brema.

Concludiamo con alcuni artisti dell’Europan Jazz Meeting. Le esibuzioni sono state aperte da Camilla George. La sassofonista brirtannica di origine nigeriana e il suo  gruppo hanno presentato un suono contaminato da sonorità africane e afroamericane,  molto ben costruito e dal risultato melodico-ritmico molto gradevole. La batterista coeana-olandese Sun-Mi Hong, nel cui gruppo sono presenti il tenorista Nicolò Ricci e il contrabbassista Alessandro Fongaro, trae ispirazione dalla musica del suo paese di origine fondendola con impressionismo e prassi jazzistica, come nei brani tratti dal secondo album A Self-Strewn Portrait.  Infine sottolineiamo il set eccellente del violinista francese Théo Ceccaldi, che avevamo ascoltato a Brema nel 2018 all’interno dell’ensemble Velvet Revolution del sassofonista Daniel Erdmann. Stavolta Ceccaldi ha coinvolto il fratello Valentin al violoncello e il chitarrista Guillaume Aknine in un progetto dedicato a Django Reinhardt in collaborazione con il festival jazz di Maisons Laffitte. Un trio che rilegge il grande repertorio dell’Hot Club de France e non solo, giocando sull’alternanza tra riproposta melodica e sonorità 2.0. Un risultato di grande efficacia, come nelle versioni di Rythme futur, Manoir des mes rêves e Blues en mineur. efficacia come nelle versioni di Rythme future, Manoir des mes reves e Blues en mineur.
Michele Manzotti