Sade, come nasce la Med Free Orkestra e da chi era inizialmente composta?
La Med Free Orkestra è stata ideata, pensata e voluta da Francesco Fiore che per otto anni è stato il leader e trombettista dell’orchestra, dal 2020 nella veste di produttore di Wormhole, il nostro ultimo lavoro. Nella prima formazione sicuramente, oltre Francesco, c’erano Ismaila Mbaye percussionista e attore senegalese dell’isola di Goreé, Giancarlo Romani trombettista, nonché al fianco di Francesco De Gregori, questi ultimi due musicisti fanno ancora parte della MFO, poi Ihor Svystun trombonista ucraino, Angelo Olivieri alla tromba, e tanti altri che si sono avvicendati negli anni a venire.
Oggi, invece, chi sono i componenti dell’orchestra e come sono “reclutati”?
Come ti dicevo Ismaila è uno dei massimi esponenti delle percussioni africane nel nostro paese, ha collaborato con Fiorella Mannoia e Ron, con Mika, solo per fare alcuni nomi, ma è anche attore ed ha lavorato con i più grandi registi, non ultimo è uno degli attori del film campione di incassi Tolo Tolo di Checco Zalone. Giancarlo è un trombettista con un grande gusto e fraseggio musicale, quando francesco me lo ha proposto, si era allontanato dalla Med perché impegnato nei tour con De Gregori, ho risposto con un grande sì! Poi Giancarlo è un uomo serafico che ti trasmette pace, è davvero una bella persona. Francesco Armocida voce e percussioni l’ho conosciuto durante i tre anni di tour con Simona Molinari e in quel periodo ho apprezzato le grandi qualità canore e da performer. Franck, come ama farsi chiamare, sul palco ha una capacità comunicativa con il pubblico ineguagliabile, anche per questo motivo l’ho voluto fortemente nella formazione. Con Silvia ci siamo conosciute all’Edicola Fiore (di Fiorello), ero per l’appunto ero lì ad accompagnare con il piano Simona Molinari. In quella occasione è scattata la scintilla tra di noi: Silvia è una grandissima cantante, una persona meravigliosa, solo per fare un esempio per farti comprendere le sue enormi qualità, tra le tante cose meravigliose che fa, è la corista di Claudio Baglioni da ormai due tour. Gabriele Buonasorte sassofonista eclettico, l’ho conosciuto perché qualche anno fa, poco prima della pandemia, mi invitò a suonare al suo festival, e in quella occasione suonammo insieme, tra il pubblico c’era anche Francesco e in quel periodo stavamo cercando musicisti per la nuova avventura che ci ha portati a sino a Wormhole. Gabriele il suo suono mi piace molto. Stesso discorso per il chitarrista Stefano Scarfone, co-direttore del festival in cui ho conosciuto Gabriele. Augusto Ruiz me lo ha proposto Francesco che aveva sentito parlare di questo giovanissimo trombonista proveniente dalla Colombia e diplomando in trombone classico al conservatorio di Cesena. Mi sono fidata di Francesco ed ho fatto benissimo. Marco Severa, flauto traverso e sax baritono, ha suonato con Francesco in una occasione speciale all’Auditorium parco della Musica di Roma. Marco forse per me è stata la scoperta più illuminante e strabiliante tra i tantissimi musicisti della MFO che di per se sono già straordinari di loro. Marco assomiglia a tratti a Ian Anderson dei Jethro Tull. Saverio Federici, alla batteria, è l’ultimo arrivato. Me lo ha proposto Gabriele Buonasorte. Saverio oltre ad essere un ragazzo simpaticissimo, è un batterista perfetto per il modo in cui concepisco la musica e quello strumento per me fondamentale. Ho lasciato per ultimo Salvatore Maltana bassista e contrabbassista, perché per me e Francesco e anche per l’orchestra tutta è una persona davvero speciale, è mio caro amico che ho conosciuto grazie alla cantante algherese Franca Masu, con cui entrambi suoniamo. E’ uno dei contrabbassisti che apprezzo di più nella scena jazzistica nazionale, oltre ad essere anche compositore e arrangiatore fantastico, tant’è che due brani del disco Urban Jungle e The Body’s Space Roads sono composti da lui.
Sade, perché hai aderito a questo sodalizio?
Suono con la Med Free Orkestra dal 2017 e all’inizio il repertorio era completamente diverso, loro avevano già prodotto quattro dischi e mi piacevano molto, Francesco a quel tempo suonava ancora la tromba nell’organico e poi me lo sono sposato! Adesso lui si occupa solo della produzione e al tempo in cui smise di suonare affidò la direzione dei nuovi pezzi a vari musicisti dell’orchestra, alcuni avevano voglia di riprendere brani della Liberation Orchestra e altri di scrivere musica nuova. Con l’arrivo della pandemia in cui il tempo e lo spazio assumevano forme diverse e inattese ho preso pianoforte, carta e penna (davvero scrivo ancora a mano perché non ho mai imparato a scrivere le partiture al computer) e ho scritto un brano dietro l’altro e proprio quel tempo e quello spazio erano d’ispirazione per non cadere nello sconforto e invece dedicare il mio tempo alla composizione e ad un’idea e un suono nuovo della Med Free Orkestra. I primi che sentivano i brani a parte Francesco erano Salvatore, Silvia e Franck e spinta dal loro sostegno mi sono lasciata andare fino ad arrangiare tutti i brani tranne i due di Salvatore. In qualche mese abbiamo registrato tutto ed ecco che il primo aprile presenteremo al Monk di Roma il nostro «Wormhole».
Oggi parliamo con te della Med Free Orkestra in occasione di «Whormhole». In primo luogo, perché hai scelto questo titolo?
Faccio una breve premessa. Francesco voleva fortemente un titolo che non fosse didascalico e che non fosse immediatamente associabile alla copertina, ma che allo stesso tempo contenesse in se il messaggio che volevamo divulgare. Durante la pandemia, Francesco ha pensato che il quadro Gli amanti di René Magritte potesse essere l’ulteriore ispirazione per una futura copertina che raccontasse attraverso le immagini le sensazioni che stavamo tutti vivendo. Quegli amanti avvolti dal velo, rappresentano il tempo e lo spazio, elementi essenziali per ogni essere umano, elementi fondamentali del nostro cammino sulla faccia della terra. La cover di «Wormhole» realizzata dal fotografo Alessandro Sgarito, che ha immaginato gli amanti che si sfiorano generando un legame indissolubile. Quella assolutezza, quella unicità l’ha voluta rappresentare attraverso i fili colorati, esaltando quell’amore. L’amore lo puoi provare, ritrovare, perdere, vivere, immaginare ma una volta provato quel filo sottile che lega due persone non si spezzerà mai. Per questo motivo io e Francesco abbiamo voluto Franck Armocida e Silvia Aprile come modelli di questa rappresentazione artistica, anche loro una coppia indissolubile, indomita, ed energica i cui fili della loro unione sono palesemente evidenti. Infine, nonostante «Wormhole» è un disco che verrà pubblicato esclusivamente sulle piattaforme digitali, abbiamo voluto anche il retro copertina che fosse la chiosa ideale del nostro racconto fatto di immagini e musica. Le due sedie legate per sempre dai fili, in cui gli amanti non ci sono più e su cui i veli sono poggiati, rappresentano la particolarità, ma anche l’impossibilità, di un legame, che va oltre l’idea dell’amore romantico. Magritte e il surrealismo, ci hanno insegnato che l’unicità dell’universo mondo che abitiamo è composto dal battere del tempo in cui l’amore può trovare spazio nella forma più lontana dall’immaginario umano. Quindi, a conclusione della premessa e per tornare alla tua domanda, il titolo ce lo ha suggerito Franck Armocida, che ringraziamo, perché ha compreso a pieno la nostra esigenza di immaginare un titolo che richiamasse l’essenza del nostro messaggio. E’ fondamentale dire che tutto, a partire dalla copertina, dalle foto, dal video Pandemonium uscito in anteprima e dal prossimo video di Eppur si muove per la regia di Hermes Mangialardo in uscita il primo aprile sono l’espressione di una performance continua e collettiva. Ad esempio, il video di Pandemonium per la regia di Andrea Rinaldi in arte Spentriu, è stato fatto con il body painting ed ha visto coinvolti tutti i musicisti della Med Free Orkestra, me compresa. Anche il prossimo video, è una ulteriore performance, l’impronta all’interno del video è di Francesco e io e Ismaila siamo i due co-protagonisti di un video che spero faccia lo stesso effetto che ha fatto a me vedendolo, in pratica sono rimasta a bocca aperta per la bellezza e la meraviglia che mi ha trasmesso. I modelli della copertina, come già detto, sono i due cantanti della MFO che si sono prestati a fare i modelli, e le stesse foto fatte con una polaroid anni Settanta sono una ulteriore dimostrazione di come questo lavoro sia un tutt’uno, un racconto non solo in musica, ma di immagini, persone e molta anima.
Parliamo singolarmente dei brani da te composti e, in particolare, quali storie raccontano. Iniziamo con Eppur si Muove.
Tutti i brani infatti sono un forte richiamo all’indagine che attraverso la musica abbiamo voluto affrontare e cioè tentare di entrare nell’essenza dell’essere umano nel suo tempo e nel suo spazio, richiamando ed ispirandoci anche ai grandi scienziati e pensatori deli tempi passati, come ad esempio in Eppur si muove frase famosissima di Galileo Galilei. Galilei ha rivoluzionato il modo di concepire l’universo e le scienze. E’ stato un innovatore coraggioso, ha sconfitto i detrattori, ha guardato oltre il possibile immaginario.
Pandemonium.
Pandemonium è stato il primo brano che ho scritto ed è un richiamo palese al periodo pandemico in cui ho cominciato a scrivere i brani, è stato un periodo sospeso, anche bello per certi aspetti ma anche come purtroppo sappiamo tragico e assurdo. Ho provato a raccontarlo in musica, utilizzando come in tutto il disco le voci come degli strumenti.
3+5 = ∞.
E’ un richiamo all’importanza dell’infinito dentro di noi e al ritmo del brano.
Un pianeta di nome speranza.
E’ un brano a cui sono molto legata perché io e Francesco lo abbiamo dedicato alla mamma di Francesco, che di nome fa per l’appunto Speranza. E’ una donna indomita che ci ha insegnato che la forza e il coraggio di affrontare le avversità che ti presenta la vita le puoi trovare solo dentro di te. Lei è una “speranza” in questo senso ed un insegnamento di grande dignità da tenere sempre presente. Lo diciamo a noi stessi ed in particolare a nostro figlio Cristiano.
Touch The Universe.
E’ il brano che chiude l’album ed è un messaggio per tutti noi che con aspirazione, ispirazione, ed ardore abbiamo provato ad andare oltre le nostre barriere, provando ad abbatterle anche musicalmente parlando.
C’è anche Tu no di Piero Ciampi, da te arrangiata: perché hai scelto questo brano?
Il brano l’ho arrangiato insieme a Riccardo Bertini che, tra l’altro lo canta ed è anche il nostro unico ospite. In verità Riccardo non lo consideriamo un ospite, lo consideriamo uno di noi, è un grande amico di Francesco e quando l’ho conosciuto è diventato anche un mio caro amico. E’ un grande musicista ed un grande ispiratore di suggestioni musicali e utilizza l’elettronica come pochi in Italia. Noi tre, io, Riccardo e Francesco amiamo Piero Ciampi ed è stata facile la scelta, quando Riccardo ci ha fatto sentire la base e il suo cantato abbiamo deciso immediatamente che dovesse far parte del nostro album. Tra l’altro il tema è perfetto e si sposa benissimo con il racconto musicale e surreale a cui abbiamo dedicato tutto l’album.
Quali sono i prossimi impegni dell’orchestra?
Tantissimi impegni, sicuramente il tour e poi già stiamo pensando e scrivendo con Riccardo Bertini il prossimo futuro della MFO, in cui l’elettronica sarà parte integrante di questo ulteriore viaggio.
Invece, cosa è scritto nell’agenda di Sade Mangiaracina?
Come sai la mia famiglia musicale è la Tuk Music di Paolo Fresu e a giugno registro un nuovo disco per loro, l’organico di base è sempre il mio amato trio con Gianluca Brugnano alla batteria e Marco Bardoscia al contrabbasso, ma questa volta avremo anche un quartetto d’archi con noi e quindi mi sto cimentando in questo periodo prima delle registrazioni, nella scrittura per archi. Sto lavorando con Pannonica, agenzia storica del jazz italiano con la quale mi trovo benissimo, con il mio trio saremo questa estate al Festival di Edimburgo, ad Umbria Jazz e in tanti altri bei festival. Ho anche registrato un disco in trio con Salvatore Maltana al contrabbasso e Luca Aquino alla tromba anche questo per la Tuk. Per ora sto facendo alcuni concerti con Almar’à l’orchestra delle donne arabe e del Mediterraneo: un organico di tredici donne provenienti da tutto il bacino del mediterraneo, siamo state ferme un anno e mezzo a causa della pandemia perché molte di loro non vivono in Italia e adesso l’emozione di riprendere tutte insieme è tanta. Infine la Med Free Orkestra con la quale abbiamo già concerti chiusi per l’estate in bellissimi festival.
Alceste Ayroldi