Buongiorno Ruth, a breve sarai a Firenze. Quale progetto porterai sul palco del Genius Loci?
Buongiorno Alceste. Non vedo l’ora di portare il mio gruppo ‘Ruth Goller’s Skylla’ a Firenze.
Parliamo del video di Below My Skin: che storia racconta e cosa rappresenta la maschera che indossi?
La musica di Skylla per me ha un sapore molto mistico e segreto. E questa creatura che ho creato nel video rappresenta un po’ questo misticismo. Quasi come una creatura che non esiste nella stessa realtà come la vediamo noi, ma in un’ altro livello reale, senza tempo, un essere diverso, molto diverso, che rappresenta quello che c’è dentro di noi: il subconscio.
Sei nata a Bressanone, poi sei andata a vivere in Inghilterra. Quali sono i motivi di questa scelta e quali sono, oggi, i tuoi rapporti con l’Italia?
Sono nata in Alto Adige e sarà sempre uno dei posti dove mi sento molto a casa. Sono collegata alle montagne e la natura dell’ Alto Adige. Sono andata in Inghilterra per studiare musica e Londra mi sembrava un posto con una storia musicale molto ricca. All’età di 20 anni che avevo al tempo, era molto emozionante andare in una metropoli come Londra e conoscere altre culture, altre lingue e vedere un po’ il mondo fuori dell’ Alto Adige.
Quando si scrive e si parla di te, si dice che tu abbia contribuito in modo fondamentale alla rinascita della scena jazzistica britannica. In particolare, vorresti dirci qual è stato il tuo ruolo?
Già durante nel mio studio di musica ho iniziato a collaborare con musicisti, secondo me molto importanti nella scena Jazz, Punk e Improv, come Pete Wareham e Sebastian Rochford. Loro negli anni 2005/6 avevano un gruppo che si chiamava Acoustic Ladyland con il quale poi ho suonato anch’io per tanti anni. Secondo me questo gruppo a fatto nascere un stile molto unico di tutta la scena Punk/Jazz qui in Inghilterra. Ancora oggi escono tanti gruppi che fanno parte di questa scena. Praticamente musica non-Jazz nel senso tradizionale, pero’ suonato da musicisti che sono usciti dal Jazz e hanno iniziato a integrare altra musica come il Punk-Rock, Hip-Hop, Grime o Noise anche volendo e cercato di un po’ uscire mettere il focus su uno stile e esprimersi in un modo più ampio. Sempre con un’importanza forte sull’improvvisazione e freschezza di musica.
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A tal proposito, a parte tutti i musicisti che già sono conosciuti in Italia, a tuo parere, chi consigli di seguire?
Dan Nichols, BetaMax, Pete Wareham, Sebastian Rochford, Danalog, Will Glaser, Lauren Kinsella, Matt Calvert, Adam Betts, Elliot Galvin, Emre Ramazanoglu, James Allsopp, Andrew Plummer, Giles Kwake, Tom Herbert, Tara Cunningham, Maria Chaira Agirò.
Tra le tue tante collaborazioni, colpisce quella con Paul McCartney. Ci vorresti dire come è andata?
E’ stato un’ incontro molto breve. Ho suonato un tour con Rokia Traore nel 2013/2014 e quando abbiamo fatto il concerto a Londra, Rokia ha invitato Paul a suonare alcuni pezzi con noi, come anche John Paul Jones. Siccome io ero l’unica che sapeva i pezzi, eravamo tutti insieme sul palco. Una situazione molto surreale e unica per una bassista.
«Skylla», «Skyllumina». La parola sky si ripete e non penso sia un caso. Mi sbaglio?
Giusto. Mi piaceva questo fatto. E Lumine = la luce. Anche se la parola Skylla e’ stata presa della figura della mitologia greca di Scylla. Però, la musica secondo me è molto aperta e luminosa, quindi aveva questi attributi con i quali mi potevo anche identificare.
Delle tue influenze musicali si è già detto tanto: da Bjork a Meredith Monk. Non so perché, ma nelle corde della tua musica sento anche John Cage, anche se in lontananza. E’ solo una mia immaginazione?
Io ascolto tantissima musica di stili diversi, e sinceramente non mi è così chiaro come e cosa prendo come influenze. Non è un pensiero cosciente. Sicuramente ascolto anche tanta musica tradizionale ‘acapella’, per esempio cori gregoriani o delle alpi. Musica della Bulgaria e del Brasile o altri paesi in Sudamerica. Anche musica classica: Adoro il Ravel string quartet. Ascolto tanta musica Noise, come ‘lightning bolt’ or ‘clown core’ che inizialmente sembra un stile molto diverso, perché e’ molto intenso e di alto volume e diretto. Però, la quiete che si sente in Skylla e’ anche una sensazione intensa, e per me queste due cose spesso vanno mano in mano.
A parte le influenze come compositrice, quali sono quelle come bassista?
Con la musica che faccio io, spesso non mi vedo tanto come una bassista tradizionale, però più una musicista e uso il basso come strumento per esprimermi. Chiaramente ci sono bassisti che ammiro, come per esempio Tim LeFebre, il mio caro amico Tom Herbert, Charlie Haden e Jaco Pastorius, soprattutto per la sua creatività con gli armonici.
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Hanno definito la tua musica punk, nu-jazz, jazz, rock e quant’altro. Sono certo del fatto che ben poco ti interessi la classificazione in generi. E non voglio sapere questo, ma quali sono stati e sono oggi i tuoi ascolti musicali?
Hai assolutamente ragione, e quello che ascolto sempre cambia ed è di ampia varietà. Al momento ascolto tanto il disco «Hamlet» di Hamlet Gonashvili, tanta musica delle favela del Brasile che si chiama Favela Baile’. Il chitarrista Norvegese Stian Westerhus, Olivier Messiaen, e Björk mi arriva sempre in onde intense.
Ruth, quali sono le tue fonti di ispirazione?
Direi lavoro interiore, onestà, amore puro, la natura, acqua, lingue e la pace degli animali.
Quali sono i tuoi obiettivi come artista e quali i tuoi prossimi impegni?
Io mi sento un spirito abbastanza libero e sempre ho fatto l’esperienza che quando mi sono messa gol o obiettivi, la vita diventa più dura e mi perdo. Io vivo in un modo molto lineare e spontaneo con sempre la idea in mente di fare quello che sembra più vero e giusto al momento. Questo modo di vivere mi ha sempre permesso di esprimermi nel modo più efficiente e pieno. Non so cosa verrà, però per il momento suono tanto, con Skylla e anche altri gruppi. Mi piace comporre, scrivere e creare arte in ogni modo, e così passo i giorni (sorride, N.d.R.).
Alceste Ayroldi