«Scrivo canzoni per mosche e zanzare». Intervista a Maurizio Petrelli

Il poliedrico cantautore e vocalist salentino pubblica il suo nuovo disco. Ne parliamo con lui.

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Buongiorno Maurizio e benvenuto a Musica Jazz. Mi piacerebbe subito partire dal titolo del tuo quarto disco, un titolo singolare: «Scrivo canzoni per mosche e zanzare». Da dove viene fuori questo titolo?
È ovviamente un titolo ironico. Da una parte c’è l’amara considerazione che le canzoni che scrivo ed il mondo musicale a cui mi riferisco, fatichino oltremisura a trovare spazio. Dall’altra sono convinto che ci sia un pubblico a cui questa musica piaccia ma che sia difficile avere occasione per promuoverla ed entrare in contatto con quell’audience. Da qui il titolo un po’ provocatorio.

Dopo due album improntati sul suono delle big band, con «Scrivo canzoni per mosche e zanzare» entri in un nuovo emisfero musicale. Almeno, per quanto attiene la tua produzione discografica. Quello del cantautorato era un universo a te già vicino?
Direi di sì. Ho avvertito l’esigenza di scrivere brani più intimistici, più intensi e vissuti. Forse l’aver trattato questi temi ha indirizzato tutto il disco verso colori e sfumature musicali diverse da prima.

Perché hai voluto mettere da parte il suono orchestrale?
Come dicevo prima, la tipologia dei nuovi bravi era più adatta a sonorità più soft anche se in alcuni casi (Hey Maria e Spicchio di Luna) la sezione fiati è presente.

Tra le pochissime cover, troviamo anche qui Domenico Modugno. C’è qualcosa in particolare che ti lega a Modugno?
Modugno continua ad essere un punto di riferimento per chi come me ha iniziato a fare musica negli anni del suo massimo successo. Ho scelto questo brano perché, seppur meno conosciuto, ci sono particolarmente legato, e poi si lega bene con gli altri brani presenti nel disco.

La tua impostazione è quella di un crooner. Tu, però, come ti definiresti?
La definizione di crooner mi appartiene. Sono un cantante che è arrivato a scrivere canzoni dopo un lungo percorso musicale ed umano, ricco di esperienze. È un punto di arrivo molto gratificante e per questo, durante i concerti, ho piacere ad intrattenere il mio pubblico raccontando aneddoti sul mio percorso e sui brani che canto.

Chi sono i musicisti che ti accompagnano?
Nando Mancarella al pianoforte, Michele Colaci al basso/contrabasso, Marcello Zappatore chitarra, Paolo Colazzo alla batteria, Franco Sgura tromba, Raffaele Vaccaro sax, Alberto Bolettieri trombone.

Nello strutturare i tuoi brani, parti dai testi o dalla melodia?
Parto da una idea musicale o da una frase o da entrambe in contemporanea… Se riesco a ricordarla, dopo alcuni giorni l’approfondisco. E di solito l’idea prende forma e la completo.

A quale periodo storico della canzone ti senti particolarmente legato e perché?
Il periodo per me più importante sono gli anni Ottanta. Quelli della mia maturità musicale, delle mie prime esperienze all’estero, anni che hanno prodotto tendenze musicali, musicisti e musica straordinari ed ineguagliati.

Qual è il tuo background artistico-culturale?
Ho iniziato a 9 anni a studiare il pianoforte e successivamente ho preso anche lezioni di canto. A partire dagli anni Ottanta, è iniziato il mio percorso professionale come cantante e pianista, ed ho avuto fin da subito l’opportunità di esibirmi sia in Italia che in Europa.
Nel frattempo, ho preso una laurea in Farmacia e sono riuscito a portare avanti entrambe le professioni con ottimi risultati. Da circa dieci anni mi sono dedicato completamente alla musica come cantautore.

Qual è il tuo obiettivo come artista?
Spero di arrivare con la mia musica ad un pubblico sempre più vasto.

Cosa è scritto nell’agenda di Maurizio Petrelli?
Tanti appuntamenti su e giù per l’Italia, Salento compreso!
Alceste Ayroldi