Intervista a La Chica

La cantante, pianista e compositrice franco-venezuelana si esibirà a Firenze il 17 marzo in occasione di Mixitè, la rassegna organizzata e promossa da Toscana Produzione Musica. Di seguito un breve estratto dell’intervista che sarà pubblicata prossimamente sulla rivista Musica Jazz.

1459
La Chica @ Adriana Berroteran

Al secolo Sophie Fustec. L’artista franco-venezuelana ha iniziato a suonare il violino all’età di sei anni, per poi posare la sua attenzione al pianoforte prima di arrivare anche al canto. La magia che trasuda dalla sua musica è reale, perché accoglie l’eredità della nonna che era una sciamana.

Ciao La Chica, benvenuta a Musica Jazz. Penso che il modo in cui riesci a combinare la potenza e la bellezza travolgente della musica latina con l’eleganza e la sobrietà della musica francese sia vincente. Questo processo creativo è stato naturale per te?
Ciao Alceste, ciao a tutti. Questo processo mi è sembrato abbastanza naturale quando ho iniziato. Nnon è stato così facile perché si trattava di presentare chi sono veramente dal punto di vista artistico, per offrire qualcosa di autentico. Quindi è stata come una ricerca di identità; ricerca che mi ha aiutato a capire e a conoscere meglio me stessa!

La Loba è un brano inquietante come il video che lo accompagna. Ci spieghi il significato di questo video fatto di sangue e immagini oniriche?
La Loba racconta la leggenda messicana di questa donna, la «lupa», emarginata dagli uomini perché dotata di un potere speciale. Raccoglie le ossa nella foresta, canta su di esse e il suo canto magico restituisce la vita. È una canzone che ho scritto per le donne che hanno subito eventi difficili nella loro vita, che si sentono morte dentro, come questo mucchietto di ossa. Per inviare loro questa energia e dire che abbiamo il potere di rinascere. Perché siamo streghe. Abbiamo questo potere speciale. E ogni volta che lo facciamo, rinasciamo con un livello di energia più alto. Il video illustra lo sciamanesimo moderno, la necessaria connessione con il nostro lato selvaggio e intuitivo e come a volte dobbiamo lasciare che le cose muoiano per poter vivere di nuovo. Il sangue è ovviamente simbolico.

Presto suonerai in Italia, a Firenze. Quale sarà il tuo repertorio e con chi condividerai il palco?
Non vedo l’ora di essere lì! Suonerò da sola: pianoforte e voce. Sarà un repertorio speciale, pieno di rituali e di magia. Non vedo l’ora!

Quali sono le fonti di ispirazione per le tue composizioni?
Le persone, gli elementi, le relazioni, l’arte astratta, i sogni, le nevrosi…

Quali sono i tuoi progetti futuri?
Essere il più felice possibile.
Vivere il più possibile.
Fare più musica e condividerla con la gente.
Amare il più possibile.

Alceste Ayroldi
*L’intervista integrale sarà pubblicata prossimamente sulla rivista Musica Jazz