Musica totale: intervista a Gilda Buttà

La ben nota pianista di Patti sarà in concerto a Milano sabato 21 maggio (ore 21, presso i giardini della GAM (Galleria D’Arte Moderna) per la rassegna Piano City.

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Signora Buttà, lei è una pianista classica che, però, ha affrontato anche altri repertori musicali (dei quali parleremo innanzi). Questa circostanza le è costata in termini di attenzione da parte del mondo della musica classica? Penso al dazio che ha dovuto pagare un grande compositore come Nino Rota, dei quali gli accademici non avevano una grandissima stima.
Sono, nasco e rimango una pianista classica. Il mio percorso nasce a Milano dove ho studiato con Carlo Vidusso che mi ha inculcato (oltre agli insegnamenti accademici) l’amore e la curiosità per molti generi musicali. Lui per primo aveva suonato Darius Milhaud e molti altri autori contemporanei dell’epoca. Ricordo di aver davvero spaziato da Bach a Petrassi passando per Rachmaninoff che non era considerato da qualcuno un autore di serie A. Questa curiosità e le mie frequentazioni musicali dopo il diploma hanno creato molta confusione, non a me, ma intorno a me. Ho scoperto di non avere una identità ben precisa. Agenti che non sapevano dove collocarmi, qualcuno che chiedeva come mai suonassi “pop” (parlando di Morricone), e tantissime cose ancora… Mi sono chiesta più volte dove la mia curiosità ed il mettermi alla prova creasse questo guazzabuglio, forse era mia la colpa? Nella vita ho ascoltato qualsiasi genere sapendo che non sarei mai potuta arrivare a suonare jazz o pop come altri meravigliosi musicisti che conosco. Potevo solo ascoltare, giocare e provare ad avvicinarmi. Quindi forse questo caos (almeno in tempi lontani) mi ha creato qualche piccolo problema.

A proposito delle sue collaborazioni celebri, non possiamo non parlare di quella con Ennio Morricone. Un sodalizio che è durato a lungo. Come è iniziato?
Il mio incontro con Ennio Morricone è stato naturale e fortuito allo stesso tempo. Mi ero trasferita da Milano a Roma. Mi sono imbattuta in un musicista che organizzava i cosiddetti “”turni” per film, produzioni discografiche etc, e conoscendo la mia lettura a prima vista (ed ecco la musica classica che ritorna) mi ha proposto alle sale di registrazione. Ennio un giorno in conferenza stampa raccontò la sua versione dell’incontro: gli proposero una ragazza giovane e la prima volta non si fido di metterla alla prova, la seconda volta uguale, alla terza non essendoci pianisti a disposizione quel giorno, accetto di ascoltarla. Da quel giorno sono passati più di 35 anni. I miei ricordi di quell’incontro sono: il farmi tornare a casa senza fare una nota la prima volta, la seconda volta e sentire la parola partito in cuffia con annesso batticuore e volontà di non sbagliare. (partito è la parolina che i tecnici del suono mandano in cuffia ai musicisti per avvertire che si registra, quindi niente errori).

Qual è stato il momento artistico più intenso vissuto con Ennio Morricone?
Inevitabilmente il film La leggenda del pianista sull’oceano. Credo di essere stata molto fortunata, qualsiasi pianista avrebbe amato suonare per un film dove la musica ed il racconto si fondono. È stata un’esperienza unica. Ma artisticamente devo aggiungere altri 2 momenti: le lunghe tournée con lui in tutto il mondo anche in certi casi suonando la sua musica “assoluta” e la dedica in un suo brano molto complesso per pianoforte del 2000 che si intitola Catalogo. Ovviamente i momenti artistici sono tanti ed è difficile dare una precedenza …

Lei sarà in scena per la kermesse Piano City Milano. Ha già in mente quale sarà il repertorio che andrà a eseguire?
Con grande piacere sarò a Milano il 21 maggio per Piano City. Sarà un programma dedicato ad Ennio Morricone che anticiperà l’uscita del primo disco di un progetto a lui dedicato, da me, Luca Pincini (violoncello), Paolo Zampini (flauto) e Fabio Venturi (storico sound engineers di Ennio) e si intitolerà Absolutely… Ennio Morricone. Saranno probabilmente 5 dischi in cui da soli, in duo ed in trio eseguiremo solo ed esclusivamente le sue partiture originali sia di musica assoluta che legate all’immagine ed a noi dateci ed a volte dedicate. Abbiamo ricreato un quartetto “suo”. Usciremo con Da Vinci che ha avuto la stessa follia nostra di imbarcarsi in un progetto così complesso. Quindi a Milano suonerò partiture originali (da Metti una sera a cena ad Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, passando per Nuovo Cinema Paradiso e La leggenda del pianista sull’oceano) ma cercando di dare onore anche alle sue partiture di musica assoluta eseguendo un brano originariamente nella colonna sonora di Salò o Le 120 giornate di Sodoma e re intitolato Addio a Pier Paolo Pasolini alla sua morte. Brano che può ricordare la scrittura di Berg, Schoenberg. Ed inoltre Rag in frantumi, brano con il ritmo di ragtime e la frantumazione di un immaginario spartito.

Lei ha collaborato anche con due giganti della musica popular: Mina e Vasco Rossi. Qual è stato il suo apporto nelle dinamiche di questi due musicisti?
Ho suonato in 3 dischi della meravigliosa e amata Mina ma non ci siamo mai viste (purtroppo). Tutto nasce da un grandissimo musicista e arrangiatore nonché amico carissimo che si chiamava Gianni Ferrio. Per sua “colpa” ho avuto il piacere e l’onore di mettere qualche mio suono. Per Vasco Rossi (mai visto neanche lui) ho lavorato per Celso Valli nel disco più classico «L’altra metà del cielo». In tutti e due i casi ho solo cercato di mettere me stessa con il mio modo di suonare. Loro hanno già dei pianisti meravigliosi (ricordo l’amico Danilo Rea per Mina).

Tra i suoi progetti ce ne sono due, in particolare, che mi interesserebbe che lei possa dire qualcosa di più. Il primo è «XIX Pop Dance XX». Di cosa si tratta e perché questo titolo?
Il titolo «XIX Pop Dance XX» nasce da un’idea di Luca Pincini, il disco è totalmente classico per violoncello e pianoforte con brani di Chopin, Schumann, Debussy, Rachmaninoff e De Falla. Ci siamo resi conto che casualmente i brani avevano un filo comune che si snodava, erano accomunati da forme di danza e canzoni popolari. Da lì nasce il titolo, la musica popolare all’ interno dei secoli XIX e XX. Giusto per ricordare che pop non è solo quella del nostro secolo (anche se mi sarei divertita a rivisitare Donna Summer).

Il secondo progetto è quello dedicato a George Gershwin, che ci riconduce – per certi versi – al jazz. In particolare, vorrei sapere qual è il suo rapporto con il jazz?
Il progetto dedicato a Gershwin nasce sempre dalla genialità di arrangiatore di Gianni Ferrio. Lui aveva 2 grandi amori: Giacomino Puccini (come lo chiamava lui) e George Gershwin. Il violoncello ed il pianoforte potevano quindi sopperire alla voce per le song che abbiamo inserito nel disco e la raffinatezza degli arrangiamenti hanno fatto il resto. Inoltre, mi (ci) hanno dato la possibilità di suonare ciò che da non jazzista non avrei mai potuto fare… credo che avrei bisogno di un’altra vita intera per suonare jazz. Mi piacerebbe ma il tempo non c’è …, ho incontrato il jazz da giovane, sempre per curiosità e per capirne di più, e sempre casualmente ho avuto la fortuna di conoscere e fare amicizia con moltissimi musicisti che poi nel tempo sono diventati rappresentativi. Inoltre, con qualcuno di loro abbiamo realizzato un disco insieme a Pincini, (Roberto Gatto e Luca Bulgarelli) e collaborazioni e concerti sia di classico che non, a 2 pianoforti con Rita Marcotulli. Quindi un genere che amo e rispetto.

C’è una composizione alla quale è particolarmente legata?
Sono estremamente legata al brano che mi ha fatto pensare da bambina, di voler fare la pianista: il secondo concerto per pianoforte e orchestra di Rachmaninoff e che purtroppo ho suonato solo una volta.

Sembra che il mondo della musica classica, da qualche anno a questa parte, si sia “emancipato” e abbia perso quell’austerità che lo ha caratterizzato da sempre. È una mia impressione? Inoltre, pensa che questa c.d. emancipazione sia un fatto positivo o negativo?
Il mondo della musica classica si è estremamente “emancipato” al punto tale che tutto ciò che ho raccontato di me e della mia confusione giovanile ora non esiste più… chiunque suona ciò che vuole e ama, senza (quasi) aver paura dei giudizi di nessuno. L’importante è suonare bene, con serietà e rispetto qualsiasi partitura. Cercando di non ammiccare e cavalcare mode ed onde.

Signora Buttà, quando ha capito che la musica sarebbe diventata la sua professione?
Da subito, non ho mai pensato neanche per un attimo di fare qualcosa di diverso. La strada è stata complessa. Per fare tutto ciò che ancora non ho fatto, dalla Sicilia sono stata spedita a Milano a 9 anni, ma anche qui ritengo che la fortuna mi abbia aiutato. Inoltre, non so fare nient’altro.

Cercando nel mondo del web, spesso il suo nome viene associato al pianista sull’Oceano. Trova soddisfacente questa locuzione nei suoi riguardi?
Il web si muove in maniera autonoma se non “aiutato”, mi sarebbe piaciuto comparire in tutte le mie diversità.

Ritiene che nella musica classica contemporanea ci sia anche qualcuno che sia poco sincero e poco serio?
Credo che ora come prima ci siano dei meravigliosi musicisti e ovviamente altri che approfittano di ondate e mode, ma come sempre il tempo rende giustizia. Inoltre, il web come si diceva se non aiutato o supportato fa il resto nel bene e nel male…

Pensa di essere arrivata a un punto in cui possa considerarsi soddisfatta nell’aver raggiunto i suoi obiettivi di artista?
Assolutamente no! Continuo a ripetere di non aver capito ancora nulla del pianoforte e della musica, quindi avanti sino all’ultimo respiro.

Qual è il suo giudizio sull’industria musicale in Italia?
Un enorme rebus in cui cerco di districarmi meglio possibile. Sono incappata in situazioni spiacevoli ed altre oneste e meravigliose. Credo che i giovani musicisti (ne seguo molti e ritengo che il talento sia davvero straripante) avranno il polso della situazione più di noi di generazione “antica”, e sicuramente imparano dai nostri errori. Il fermento nell’industria musicale c’è eccome!!!

Gilda Buttà

Pensa che il sistema SIAE funzioni in modo adeguato rispetto alle esigenze degli artisti?
Non conosco molto il sistema SIAE. Avevo scritto con Luca Pincini una colonna sonora per un film, per un paio di corti ed un paio di brani per un disco; quindi, l’iscrizione alla SIAE è stata necessaria, ma dopo pochi anni ne sono uscita non essendo una compositrice a tutto tondo.

Pensa che il suo lavoro possa influenzare o cambiare una persona, oltre che a divertirla e intrattenerla?
Onestamente non ho mai pensato a questo, forse qualche volta avrò emozionato qualcuno. Come ex insegnante sicuramente avrò influenzato in parte i gusti, il suono, le curiosità musicali dei miei ex allievi ed i risultati sono stati la conferma di ciò. Come pianista non so, considerando il mio caos spero di no!

Qual è stato il momento in cui ha trovato la sua “voce personale” dal punto di vista esecutivo-interpretativo?
La mia “voce” credo sia stata sempre con me anche quando non me ne accorgevo. Sono sempre alla ricerca di qualcosa di più e non mi accontento mai! Spero che il meglio debba ancora venire, e nella mia vita ricordo solo 3\4 volte ed in generi musicali diversi, in cui ho realizzato che qualcosa di davvero bello era accaduto.

Cosa è scritto nell’agenda di Gilda Buttà?
L’agenda mi dice che devo studiare come una pazza, sarà un estate piena di impegni totalmente differenti : Absolutely… Ennio Morricone parte a maggio dal Politeama di Palermo, passando per la “casa madre“ del progetto (la IUC) a Roma e arrivando al teatro Greco di Taormina a Settembre, inoltre già date confermate ed altre da definire con Cesare Picco a 2 pianoforti, Concerti Classici con Luca Pincini (festival Tartini e altro ancora), uno splendido 10 pianoforti a Martina Franca per Luca Ciammarughi, masterclass in Slovenia, e ultimo ma per me molto importante, la registrazione del secondo disco con Victoria Terekiev dedicato al primo Novecento italiano Respighi, Casella, Malipiero e Giulio Ricordi. Spero di uscirne viva! Sicuramente dimentico qualcosa ma di certo ho forse dimenticato ciò che mi sta facendo studiare e rischiare moltissimo… fine maggio a Roma il mio caos ha accettato di suonare il Köln Konzert di Keith Jarrett. Ovviamente sarà e deve essere la visione di una pianista “non” jazz ma che ama la bellezza.
Alceste Ayroldi