«Mediterranean Tales». Intervista a Gianni Iorio e Pasquale Stafano

Abbiamo parlato con i due musicisti pugliesi, in occasione del loro ultimo lavoro discografico.

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Gianni, Pasquale potremmo dire: in principio erano i Nuevo Tango Ensemble? E’ un’esperienza conclusa?
In realtà non è proprio così, perché il NTE è nato nel 1999 ben tre anni dopo il duo. Non è affatto un’esperienza conclusa, Il Nuevo Tango Ensemble ha subito molte metamorfosi sin dai i suoi esordi pubblicando quattro album. Ad un certo punto abbiamo ritenuto opportuno mantenere il gruppo in stand-by, perché abbiamo sentito l’esigenza di creare una situazione più libera e che ci vincolasse meno all’uso del contrabbasso e del basso elettrico (strumenti sempre presenti) e della batteria che spesso abbiamo integrato nei nostri concerti. Probabilmente ci sarà un ritorno!

Voi due, invece, continuate a collaborare. Pasquale, cosa ti lega a Gianni? Gianni, cosa ti lega a Pasquale?
P.S. A Gianni sono legato prima di tutto da un’amicizia fraterna con un percorso artistico iniziato ventiquattro anni fa e poi c’è l’assoluta consapevolezza di collaborare con un grande musicista, ormai sul palco non ci guardiamo più, chiudiamo gli occhi e suoniamo.
G.I. Con Pasquale mi lega l’infinito affetto prima di ogni cosa: in così tanti anni di scorribande musicali, concerti, cene, risate, prove, preoccupazioni, non può essere diversamente. Potete quindi immaginare quanta intesa musicale esiste tra noi due sul palcoscenico!
Parliamo di «Mediterranean Tales». Un lavoro impegnativo anche dal punto di vista compositivo. Come avete proceduto in questa fase?
I brani di questo ultimo lavoro discografico sono connotati di una struttura articolata. Veniamo entrambi da un percorso di studi musicali classici, aver studiato e interpretato tanto il repertorio dei grandi compositori come Beethoven, Chopin, Schumann, Debussy, Ravel ci ha condotti, in qualche modo, alla composizione di brani ben strutturati, in cui c’è molta musica scritta con delle parti di improvvisazione che non deve mai mancare.  L’intento è quello di realizzare in ciascun brano una vera e propria impalcatura di idee volte a suscitare una graduale scala di sensazioni nell’ascoltatore.  Ci siamo sentiti subito gratificati dal lavoro che ognuno di noi aveva realizzato quando abbiamo iniziato le prove, che sono state utili per essere convinti dei brani e per apportare eventuali modifiche.

Il bandoneon evoca il tango, quasi per definizione. Però, nel vostro lavoro si ascoltano solo gli echi della musica argentina. Era uno stereotipo che vi stava stretto?
Certo, il bandoneon evoca il tango ed è lo strumento principe. Ultimamente ci sono molti bandoneonisti sparsi in tutto il mondo che suonano anche altri generi musicali differenti rispetto al tango ma che in maniera inevitabile si rifanno ai sapori musicali dell’America Latina. Noi, con quest’ultimo lavoro discografico, volutamente ci siamo allontanati dal tango, un po’ perché sentivamo che fosse riduttivo ricondurre il nostro progetto al solo tango e poi perché vogliamo far emergere il nostro modo di fare musica cercando di mettere in evidenza tutto il nostro background musicale. Crediamo che sia la giusta evoluzione artistica che ogni musicista attraversa per raggiungere nuovi confini musicali e per aprirsi a nuove strade compositive ed interpretative.

Ci sono due brani, in particolare, che sembrano avere la struttura di una suite: Secret Sun Dance e The Dreamer. Ci sono dei riferimenti alla musica classica nel vostro approccio?
E’ vero! Questi due brani si presentano in forma di suite. La musica classica ha inciso tanto sulla nostra formazione e in un certo senso ci risulta difficile distaccarci. A noi piace molto comporre in questo modo solo che spesso i nostri brani sono molto lunghi e non sappiamo se questo piace, speriamo di sì.

In verità, anche Chacarera gringa suona allo stesso modo. Seppur qui si sente molto l’influenza latina. A proposito: voi due con le sonorità latine come vi siete incrociati?
Chacarera Gringa è un altro brano in forma di suite, dai sapori folkloristici dell’Argentina che, nella sua versione originale, è stato scritto nel 2010 per pianoforte e sax soprano ed è dedicato al nostro amico e sassofonista argentino Javier Girotto.  Noi siamo entrambi degli appassionati delle sonorità latine, siamo affascinati dalla musica brasiliana e ovviamente del tango, mentre in quest’ultimo abbiamo come punto di riferimento Astor Piazzolla per la musica brasiliana sicuramente c’è Egberto Gismonti. La musica è contaminazione e probabilmente questo aspetto viene fuori nelle nostre composizioni.

Purtroppo il vostro disco è uscito in un momento storicamente poco fortunato, soprattutto per poterlo presentare al pubblico. Come avete vissuto – e state vivendo – questo periodo?
Purtroppo è vero! Ci siamo trovati in piena pandemia nel momento in cui avevamo in calendario molti concerti e interviste live per presentare il disco. Entrambi, durante la quarantena abbiamo sempre studiato senza mai perderci d’animo, abbiamo cercato di prendere il lato positivo di questo brutto periodo: avere tanto tempo a disposizione ed impiegarlo nel miglior modo. Però ci manca tantissimo il palco, la bellezza di proporre la propria musica e soprattutto ci manca il calore della gente

Pensate che gli effetti del Covid-19 nel mondo della musica si sentiranno per molto tempo?
Siamo di natura ottimisti ma crediamo che almeno all’inizio, gli effetti del Covid-19 si sentiranno in termini di affluenza del pubblico ai concerti e di conseguenza anche sulla programmazione concertistica. Ci auguriamo che tutto l’indotto che gravita attorno al mondo dell’arte possa tornare in scena con tanta rinnovata energia e che il pubblico e tutti i suoi fruitori abbiano una grande voglia di recuperare e di riscattarsi!

Pasquale Stafano e Gianni Iorio

Quali sono i vostri compositori di riferimento?
Ci sono tanti compositori che ci emozionano e commuovono da Ravel a Villa Lobos, da Avishai Cohen (contrabbassista) a Hiromi Uevara quanto ci piace la struttura dei loro brani! Sicuramente non possiamo non citare il grande Astor Piazzolla. E’ sorprendente sempre il suo modo di pensare la musica e soprattutto il suo concetto di suono del bandoneon.

E i vostri musicisti di riferimento?
Ci sono tanti altri musicisti e strumentisti che ci hanno influenzato e che continuano a farlo ne potremmo scrivere un’infinità: Egberto Gismonti che, a nostro avviso, è uno degli ultimi geni che madre natura ci abbia donato! Poi in ambito jazz ce ne sono tantissimi da Bill Evans a Wayne Shorter e Herbie Hancock, ma potremmo citarne davvero tantissimi

E’ un duo destinato a rimanere tale o avete pensato di allargarlo ad altri musicisti?
A noi piace molto la formula del duo perché ci sentiamo più liberi ma stiamo pensando di allargare la formazione per alcuni festival nel mondo ad un quartetto con batteria e contrabbasso con dei musicisti Top Europei di cui al momento non vogliamo svelarne l’identità. Ci sarà da divertirsi

Un’ultima domanda, anzi penultima: quale è il vostro rapporto con il mar Mediterraneo?
Quando si parla del mediterraneo si ci lascia avvolgere da forti emozioni. I suoi colori, la sua bellezza, i profumi e la sua musica è parte di noi, lo sentiamo come il nostro mare, che ha visto partire i nostri bisnonni e nonni a cercar fortuna in America e tanti migranti a cercar fortuna qui i Italia. E’ gioia e dolore allo stesso tempo, ed è una grande fonte di ispirazione musicale, ed è questo quello che abbiamo voluto tradurre in musica

Quali sono i vostri progetti futuri, sia in duo che singolarmente?
Credo che il nostro duo con avrà sempre la priorità per i progetti futuri. Sicuramente continueremo a scrivere e a realizzare nuove incisioni discografiche. Attualmente stiamo dando forma ad un progetto nuovo che ci vedrà solisti con molte orchestre d’archi e orchestre sinfoniche di tutto il mondo. Presenteremo al pubblico un concerto con il meglio della nostra produzione musicale come compositori, arrangiatori ed interpreti. Inoltre ci auguriamo vivamente che il 2021 possa darci l’opportunità di esibirci per i festeggiamenti del centenario della nascita di Astor Piazzolla. Incrociamo le dita!
Alceste Ayroldi

 

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