Music Management. Intervista a Daria Venuto

Nuovo appuntamento nel mondo del music management e del jazz dietro le quinte con la direttrice artistica dell'Elegance Cafè di Roma.

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Buongiorno Daria, è un piacere ospitarti tra le pagine di Musica Jazz. Dunque, partirei dalla tua attività di direttrice artistica con l’Elegance Cafè di Roma. E’ la tua prima esperienza in questo campo?
Grazie a te per l’opportunità, il piacere è tutto mio. L’Elegance Cafè non è la mia prima esperienza come direttore artistico, prima ancora ho avuto un’agenzia di booking e management, che si chiamava Eufonicka, nata dalla realtà romana nel 2010, poi un’esperienza a Londra, ma ho sempre amato lavorare da dietro le quinte nel campo della musica.

Tu sei anche una cantante. Come concili le due attività?
Come concilio anche la vita di moglie e mamma, sicuramente cantare fa parte di me, certo il tempo è poco ma il campo è lo stesso, un’attività arricchisce l’altra. Vado avanti e non mi fermo a pensare, forse questo è il segreto, fare tutto con naturalezza e la giusta organizzazione temporale.

A tal proposito, c’è chi sostiene che un musicista non dovrebbe svolgere il ruolo di direttore artistico, per evitare conflitti d’interesse e/o la pratica del “do ut des”. Qual è il tuo pensiero al riguardo?
Io penso di portare nelle rare occasioni in cui mi esibisco all’Elegance Cafè jazz club (ad oggi due dal 2013 ad oggi) non più che un altro contributo artistico alla programmazione, diverso dagli altri. Anzi, penso che per capire bene il valore dei progetti che gli artisti mi sottopongono, il fatto di avere una formazione artistica musicale di pianista e cantante sia un requisito necessario. Sicuramente un cuoco può pensare meglio ad un menù di un ristorante piuttosto che un contabile (lasciatemi passare il paragone!)

Quali sono i criteri secondo i quali selezioni i musicisti che dovranno esibirsi presso il tuo club?
I progetti che scelgo di mettere in cartellone dipendono dal mio gusto e dalle richieste del pubblico. Cerco di conciliare la tradizione e l’innovazione quindi ci sono sia musicisti affermati che le nuove generazioni di musicisti che hanno voglia di portare freschezza nella musica. E quando i tempi lo permettono, cerco di portare sul palco delle special guest, dei nomi conosciuti anche a livello internazionale, come Jeremy Pelt, Trio Bobo, Roberto Gatto, Dado Moroni, Fabio Zeppetella, Greg Hutchinson, Dario Deida, Vanessa Heynes, Benito Gonzalez, Mariella Nava, Martha High, Dave Liebman e molti altri. Ad oggi ho avuto un discreto feedback da questo punto di vista!

E’ possibile fare un identikit del pubblico dell’Elegance Cafè?
Sì, il pubblico dell’Elegance Cafè è un pubblico che ama la musica dal vivo, ci sono gli appassionati del jazz e con molta sorpresa anche chi si avvicina per la prima volta a questo genere. Sono persone che amano anche il magiare e bere bene, sono persone che cercano un’atmosfera diversa: elegante coinvolgente ed emozionante come solo il connubio tra il jazz e la cucina possono offrire. Sia in coppia che con gli amici. Sicuramente il pubblico che frequenta l’Elegance Cafè cambia a secondo dei concerti in programma, rimane il fatto che nel trend internazionale dell’entertainment, il cliente trova spazio all’inclusione, all’alchimia e alle emozioni con l’incontro tra culture diverse che – proprio attraverso il jazz e la cucina – sono in grado di dialogare in modo trasversale, colpendo direttamente al cuore chi ascolta e assaggia.

Daria, è proprio vero che il jazz non piace molto ai giovani?
No, non è vero, la questione è solo di “arrivarci”; arrivare ad apprezzarlo, e sicuramente fa parte anche di un discorso culturale. Io direi che è più un discorso legato al percorso di maturazione. Io stessa ho iniziato ad avvicinarmi al jazz dopo aver “assorbito” tanti altri generi musicali diversi. Quindi non giovanissima, ma ad un certo punto ho scoperto che le radici di tutta la musica, traggono linfa dal patrimonio che questa musica continua a darci: la contaminazione e l’incontro tra le culture attraverso il linguaggio universale del jazz.

Qual è la situazione dei club che fanno musica dal vivo e, in particolare jazz, a Roma?
E’ a mio umile parere una situazione di “minoranza” poiché è molto impegnativo far funzionare un locale che propone un calendario concertistico: le risorse in campo devono essere duplicate – si pensi alla pubblicità al tempo impiegato per costruire il calendario dei concerti alle spese tutte per mettere in moto l’ingranaggio- ma soprattutto l’acustica: ecco, mi vorrei soffermare sull’impatto che il comfort acustico di un locale ha sulla serata. Se si vuole proporre musica dal vivo è prioritario investire sulla sonorizzazione (interna) ed insonorizzazione (per l’esterno da legge sull’impatto acustico) e sul backline; l’Elegance Cafè, ad esempio, ha investito al massimo delle possibilità , con un progetto dove ogni parete o arredamento ha il suo compito di sonorizzante, tanto da guadagnare i complimenti di Raul Midòn, per citare uno degli artisti internazionali che hanno calcato il palco dell’Elegance. Per mia personale esperienza la musica nei locali era stata sempre messa come “accessorio” ed altrettanto così viene percepita dallo spettatore. Quindi non le viene dato il valore che le spetta. Sia dal punto di vista economico sia dal punto di vista artistico: metti un musicista nelle condizione migliori e sicuramente lo spettacolo sarà al 100% .

Quali sono le linee programmatiche future dell’Elegance?
Intanto mi permetto di dire “resilienza”, e continuare con il giusto equilibrio tra il jazz mainstream, lo swing, il dixieland, il jazz tradizionale, lo smooth jazz ed il latin jazz.

Riesci a creare partneship di tipo culturale con altre forme d’arte?
Sì, attraverso ad esempio il disegno dal vivo. Abbiamo stabilmente una mostra che ormai fa parte del club, di un artista Valerio Scarapazzi, che fa “sketchin’ jazz” disegno dal vivo proprio mentre i jazzisti si esibiscno, il disegno inizia e finisce con il concerto, e le opere sono fantastiche!

Daria, come giudichi l’attuale scena jazzistica italiana?
La giudico piena di grandi risorse, dal punto di vista artistico, ma ancora embrionale dal punto di vista culturale. Più jazz si diffonde attraverso i canali che arrivano al pubblico di chi ascolta e più crescerà tutto il comparto.

A tuo avviso, cosa dovrebbe-potrebbe fare lo Stato per migliorare la situazione delle attività festivaliere, rassegne jazz italiane?
Non ho avuto il piacere di entrare nel meccanismo dei festival e delle rassegne poiché essendo l’Elegance una srl, paga le tasse ma non usufruisce di fondi statali che ci sono, ma che sono rivolti solo ad associazioni e fondazioni. Ecco, questo è un grande limite. Poiché per supportare investimenti ed alimentare il comparto le spese sono tante, ed i fondi ci sono ma sono rivolti solo ad associazioni, che il più delle volte, scusate la schiettezza ma lo dico per esperienza sul campo, sono attività a tutti gli effetti travestite da associazioni culturali. Così lo Stato aiuta da un lato ma penalizza chi dall’altro fa la stessa attività pagando anche per chi evade. Un aiuto potrebbe essere abbassando le aliquote cotributive e le tassazioni per la musica dal vivo (SIAE compresa) per dare più possibilità di far “tornare i conti” e rendere più produttivo il settore.

Quali sono le tue riflessioni, sia come artista che come organizzatrice, sulla situazione determinata dal COVID?
Dirò quello che concretamente ho passato sulla mia pelle: abbiamo rischiato ed ancora rischiamo di non sopravvivere. Come organizzatrice: gli aiuti sono stati esigui in confronto al tempo di chiusura imposto dalla autorità governative. Io credo che la salute sia un bene superiore e vada tutelata. D’altra parte credo anche che la dignità lavorativa vada tutelata, per questo se il “non lavorare” è un diktat, si deve dare la possibilità di riprendersi. E questo non sta avvenendo, poiché il debito creato per resistere, ad oggi è tutto sulle spalle dell’impresa, non per scelta sottolineo. Come artista: ma anche come parte di un comparto, il blocco, ma soprattutto l’incertezza, ha impedito il lavoro e per qualcuno si è arrivati al punto di dovere trovare altre occupazioni, diverse da quelle per cui si è investito una vita. Per altri più solidi o fortunati, il tempo dato dalla situazione di blocco ha permesso la nascita di nuova musica.

Daria Venuto Take 4

Parliamo di te come artista. Quando hai capito che la musica avrebbe fatto parte della tua vita professionale?
A metà del liceo, già avevo più formazioni con cui mi esibivo, organizzavo i concerti scolastici e, dopo il diploma, ho continuato in quella direzione.

Nella tua carriera artistica, il jazz è arrivato in seguito. Cosa c’è stato prima?
In principio gli studi di pianoforte classico, poi il soul, poi il rock e poi la musica leggera e cantautoriale.

E cosa ti ha spinto verso il jazz?
Un primo approccio c’è stato intorno ai 15 anni, la mia prima insegnante di pianoforte e di canto mi regalava delle cassette di Ella Fitzgerald e Billie Holiday, che però ho un pò messo da parte. Poi dopo i 20 anni, l’ambiente artistico che frequentavo, i musicisti, le amicizie, hanno canalizzato i miei ascolti al jazz. E da li pian piano è cresciuta la passione.

Ci vorresti parlare dei tuoi progetti musicali?
Ad oggi ho un solo progetto, i TAKE 4, che sono un viaggio nel jazz dagli anni 20 ai 60 che dimostrano come il jazz è parte della nostra vita, attraverso il teatro, il cinema ed anche le pop star attuali (come ad esempio il disco di Tony Bennett e Lady Gaga). In passato ho avuto progetti più svariati: dal progetto hip hop , agli Shades (band trip hop rock , il classico gruppo delle superiori) al tributo agli Incognito, all’omaggio a Madonna in versione acustica,  alla band Soul/Funky, al mio disco cantautoriale “Animadaria”.

Qual è l’ultimo libro che hai letto (o stai leggendo)?
E’ molto che non leggo un libro, ma in compenso ho studiato online guadagnandomi un attestato in tecnica SEO (search engine optimization) per aumentare le mie competenze in era di digitalizzazione, dato che gran parte del mio lavoro pratico si svolge online.

Cosa è scritto nell’agenda di Daria Venuto?
Organizzare il lavoro della settimana, inviare ad Alceste Ayroldi il programma  dei concerti per il Timeout di Musica Jazz!
Alceste Ayroldi