«Sabrina sul petrolio». Intervista a Claudia Cantisani

Nuovo disco per Claudia Cantisani, che verrà presentato il 23 aprile al Blue Note di Milano. Ne parliamo con lei.

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Claudia, questo è il tuo terzo disco da solista. Mi sembra, però, che sia quello al quale tu tenga maggiormente, quello sul quale tu punti di più per raggiungere un pubblico più ampio. Mi sbaglio?
Sicuramente mi aspetto di più da questo disco, anche viste le importanti collaborazioni, in quanto lo ritengo interessante e forse rispetto ai due dischi precedenti si…è meno di genere.

Ci spiegheresti il titolo: «Sabrina sul petrolio». Perché questo titolo e chi è Sabrina?
“La poesia non è di chi la scrive, è di chi gli serve” diceva Massimo Troisi. Quando hai finito di scrivere, ti devi fermare! L’effetto realtà è inconcludente, è più bello sognarle le cose che viverle! Immaginate di Sabrina ciò che volete!

Qual è la genesi di questo disco e quando hai iniziato a progettarlo?
Nasce un album in quanto naturale conseguenza di un’attività di scrittura e di ricerca che può durare anche anni. Un album è però anche esigenza viscerale, sfogo creativo, collezione di momenti di esaltazione emotiva. Quando con Felice Del Vecchio ci rendiamo conto che la collezione comincia ad essere ben nutrita, apriamo le danze.

Le tue sonorità appartengono al passato. C’è tanto swing, tanto della canzone italiana dei «vecchi tempi». Quando hai maturato questa consapevolezza?
Dal primo disco che intitolava «Storie d’amore non troppo riuscite». Mi piacciono i piatti della batteria swing, mi piacciono i fiati in sezione, mi piace l’arrangiamento dixieland, mi piace il bel canto e mi piace la verità nelle parole di una canzone. Viva i buoni vecchi tempi di Cole Porter e Paolo Conte!

A tuo avviso, cosa c’è che non va nella canzone, nella musica del Terzo Millennio?
Cinque cantanti su dieci , di quelli che passano nei canali di diffusione popolare, sono stonati, di conseguenza ne risente la melodia, impoverendosi sino ai minimi termini. E’ sparita la melodia ecco cosa non va! E poi non c’è verità nelle canzoni, non si racconta la vita vera. L’autenticità, che è la vera originalità, è roba rara.

Nel brano Sabrina sul petrolio troviamo al tuo fianco Alessandro Haber, che ricorda Paolo Conte, tra l’altro. Come è nata questa collaborazione?
Sabrina sul petrolio è una canzone intrisa di romanticismo  e dannazione, lacrime e whisky che aveva quindi bisogno di una voce graffiante e fumosa. Ed ecco perché Haber che tra l’altro adoro come attore. Memorabile su tutte la sua interpretazione in  Regalo di Natale di Pupi Avati.

Claudia Cantisani e Alessandro Haber

A proposito, vorresti parlarci dei tuoi musicisti?
Tutte le mie canzoni nascono pianoforte e voce e aspettano poi di fiorire attraverso la maestria di musicisti appassionati ed eclettici. La mia band attuale, che vedrete tra l’altro sul palco del Blue Note il 23 aprile, è formata da: Tony Arco alla batteria, Caterina Crucitti al basso, Moreno Falciani sassofoni e clarinetto, Sergio Orlandi alla tromba, Silvia Conte al flauto, ai cori Micaela Giungato e Linda Bocchiola e l’immancabile e insostituibile Felice Del Vecchio al pianoforte.

In «Sabrina sul petrolio» troviamo anche un brano già edito nel 2019, Fredaster. Come mai?
Perché valuto Fredaster un brano potente, efficace, con un arrangiamento bellissimo (c’è anche il vibrafono di Michele Sannelli), che secondo me, non ha avuto la giusta eco.

Come lavori in fase sia autoriale che compositiva? Da dove traggono spunto i tuoi testi?
Della fase compositiva se ne occupa Felice Del Vecchio, pianista, coautore e arrangiatore di tutti e tre i dischi, nonché marito e mio cuoco personale!!! Per ciò che riguarda il testo io racconto storie che vengono dal mio curiosare e guardarmi intorno… Spesso mi lascio ispirare dalla musica e può succedere come in Quel gusto maledetto di avere la sensazione che le canzoni vengono fuori già con le parole…

A proposito dei testi, la circostanza che siano in lingua italiana ti penalizzano a livello di visibilità internazionale?
I miei brani sono me. Per raccontare chi sono sento l’esigenza di scrivere in italiano, per poter scegliere con cura le parole da usare non posso prescindere dalla mia lingua…Se mi penalizza è evidentemente una questione secondaria e non mi pongo il problema.

Ho faticato un po’ a reperire tue notizie biografiche. Ti andrebbe di dirci qualcosa in più di te?
Sono figlia di due genitori che mi hanno lasciato la libertà di scegliere la mia vita. Ho scelto di diplomarmi in canto lirico, di certificarmi come didatta nel metodo Vocal Power dell’americana Elisabeth Howard, di approfondire la scrittura presso il C.E.T. di Mogol. Oggi vivo di attività concertistica e didattica che rende il mio cuore pieno di gioia!

Da chi è formato il pubblico di Claudia Cantisani?
Il pubblico di Claudia Cantisani è formato da coloro che hanno un approccio all’ascolto della musica lento e rilassato dove per lento intendo la capacità di rispettare il tempo abitandolo con azioni scelte da noi e da noi soltanto…

Swing a parte, qual è il tuo rapporto con il jazz?
Il jazz non lo canto, ma lo ascolto da quando avevo diciotto anni, sia cantato che strumentale, in tutte le sue evoluzioni. Ora che ci penso, non è un caso che gli ultimi due concerti che sono andata a sentire  sono stati Emmet Cohen a novembre alla Fenice di Venezia e Kenny Barron a febbraio al Blue Note qui a Milano.

Chi sarebbe il tuo compagno di viaggio ideale?
Chi è il mio compagno di viaggio ideale! Perché non lo devo immaginare ma esiste e risponde al nome di Felice Del Vecchio. E’ la persona con la quale oltre a creare musica condivido  tutto,  incluso il buco della serratura da cui sbirciamo, divertiti, questo folle viaggio che è la vita!

C’è uno strumento musicale al quale sei particolarmente legata?
Non potrei fare a meno di un pianoforte quotidiano per la parte creativa e compositiva. Non può mancare nella fase esecutiva invece una batteria che sia tagliente e cantabile, energica e morbida. Sono contenta e onorata infatti di collaborare da oramai cinque anni con un grandissimo di questo strumento: Mister Tony Arco.

Claudia, cosa ne pensi del sistema dell’industria musicale italiano?
L’industria musicale si sta prendendo molta poca cura di me e dei miei lavori discografici. Non siamo in ottimi rapporti…ma ci stiamo lavorando!

Qual è la tua formazione ideale e perché?
La mia formazione ideale è  quella del disco e  mi piacerebbe sempre proporre ai miei concerti i brani con l’organico per i quali sono stati concepiti: pianoforte, basso, batteria, sezione fiati e coriste.

Cosa è scritto nell’agenda di Claudia Cantisani?
C’è scritto al 23 Aprile ricordarsi di andare al Blue Note per la presentazione ufficiale del nuovo disco.
Alceste Ayroldi