Camilla, grazie per il tuo tempo. La prima domanda è: quando è avvenuto il tuo incontro con la musica e quando hai capito che sarebbe diventata la tua professione?
Sono cresciuta con la musica sempre ascoltata in casa. Mio padre in particolare condivideva con me la sua collezione di vinili e insieme ascoltavamo Sonny Stitt, Cannonball Adderley e Stanley Turrentine.
Vorresti parlarci del tuo ultimo lavoro discografico «Ibio-Ibio»? Qual è la genesi di questo disco?
«Ibio-Ibio» è dedicato al popolo Ibibio della Nigeria costiera sud-orientale. Il cuore dell’album riguarda ciò che rende unico il popolo Ibibio e il nostro senso di unione e comunità.
Un disco in cui convergono tutte le influenze del jazz: dalle radici africane all’hip hop. Quanto sono importanti le tue radici per te artisticamente?
Credo che le mie radici africane e caraibiche mi abbiano sicuramente influenzato artisticamente e ho usato il mezzo del jazz per esplorare le mie radici e il mio percorso personale.
La tua musica viene definita afrofuturista. Sei d’accordo?
Credo che il problema di questi termini sia che sono troppo semplicistici, ma quello che voglio dire è che sono impegnata a esplorare l’eccellenza e la bellezza africana.
Tra poco sarai a Milano per JazzMi e suonerai al Blue Note. Il concerto sarà incentrato sull’Ibio-Ibio? Chi saranno i musicisti che la accompagneranno?
Porterò con me il fantastico Renato Paris (tastiere/voce), Jihad Darwish (basso elettrico e verticale) e Jamie Murray (batteria).
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Sto programmando un viaggio in Nigeria per scrivere il mio prossimo album!
Alceste Ayroldi