«The Best Movie Soundtracks vol.1». Intervista a Bruno Santori

Primo volume dedicato alle colonne sonore per la Mediterranean Orchestra, il cui fondatore, direttore e arrangiatore è il musicista lombardo. Ne parliamo con lui.

17847
Bruno Santori

Buongiorno Maestro Santori, piacere di conoscerla. Prima di entrare nel merito del lavoro discografico, mi piacerebbe che lei ci raccontasse la genesi della Mediterranean Orchestra, della quale è anche il direttore artistico.
Buongiorno a lei, la genesi ha come seme il progetto di unificazione del Mediterraneo, che anche attraverso la musica ha come ambizione quella di generare un’unica identità culturale che potrebbe compiersi all’interno dei molteplici scambi e nella partecipazione dei diversi generi musicali appartenenti ad ogni cultura e etnia di tutti i paesi che lo compongono.

I musicisti che la compongono hanno diverse estrazioni geografiche e musicali? Potrebbe tracciare una mappa, in linea generale. Grazie.
I paesi che partecipano alla realizzazione della compagine orchestrali attualmente sono: Giordania, Turchia, Algeria, Marocco, Egitto, Italia, Spagna e Croazia ma presto se ne aggiungeranno molti altri.

Parliamo ora di «The Best Movie Soundtracks vol.1». E’ la prima produzione discografica dell’orchestra?
Questa è una produzione live che viene da molti concerti che abbiamo appositamente registrato. In realtà come lei ha potuto considerare sul frontespizio del disco appare chiara la dicitura: I volume, giusto a voler svelare che ne seguiranno altri, sicuramente!

Un tributo alle colonne sonore, al cinema ma, soprattutto, ad alcuni grandi compositori di questo secolo. Ha utilizzato un criterio in particolare per selezionare compositori e brani da inserire nel disco?
Il criterio è uno solo attualmente ed è quello di una proposta molto semplice e quindi una play list fatta di brani famosissimi e quindi riconoscibili già al primo ascolto.

Bruno Santori
Foto di Roberto Cifarelli

Ci saranno state anche delle scelte dolorose: quella, in particolare, di dover escludere qualche brano per ragione di spazio. Ce ne sono state di esclusioni?
Sì ci sono state esclusioni eccellenti. Le esclusioni sono quei titoli che certamente saranno nel prossimo album ma che ora, per varie ragioni, ho preferito non inserire.

La scelta del tema l’ha condivisa con i componenti della sua orchestra?
No, l’orchestra è composta da oltre cento elementi e sarebbe stato davvero un lavoro impossibile quello di interpellare tutti i professori che la compongono! Tuttavia sono certo che tutti condivideranno le scelte fatte.

Come ha agito in fase di arrangiamento?
I brani nella grande maggioranza dei casi hanno le orchestrazioni originali, solo in alcuni tratti è stato modificato qualcosa ma tenendo sempre conto dell’originalità del brano che è rimasta assolutamente invariata.

Lei è anche un musicista con un considerevole passato alle spalle. Quando ha maturato il passaggio alla direzione d’orchestra?
Ho iniziato a dirigere i primi gruppi orchestrali da camera già a ventuno anni. Inizialmente musica barocca per lo più, per poi approdare al repertorio sinfonico nonché a quello della musica sacra o operistica.

Ha iniziato con la musica pop per poi dedicarsi alla musica classica, se non mi sbaglio. Come è avvenuto questo processo e quali sono stati i suoi maestri in questo ultimo ambito musicale?
In realtà, per quanto concerne i miei studi accademici e di conservatorio, ho iniziato con la musica classica. Tuttavia la musica pop è entrata a far parte della mia vita professionale quasi subito, per non uscirne più, così come anche il jazz.

Bruno Santori
Foto di Roberto Cifarelli

Poi, vi è una lunga parentesi di partecipazione in veste di direttore musicale al festival di Sanremo. Come giudica questa esperienza?
È stata veramente un’esperienza fondamentale per me, anche se attualmente la considero ormai superata e facente parte del passato, senza tuttavia voler condizionare o ipotecare in alcun modo un eventuale futuro!

Se non ho male inteso, è dal 2013 che non collabora più con il festival sanremese. Immagino, però, che ne abbia seguito l’evoluzione. Quali sono le sue riflessioni in merito?
Il nuovo festival è sempre più un evento televisivo, bello di certo e anche avvincente ma fuori dai miei schemi mentali di musicista quale mi ritengo d’essere.

Quali sono le esperienze che ritiene essere state particolarmente formative per lei?
Senza voler sembrare quello che evade la domanda… direi tutte! Indubbiamente alcune più di altre ma anche le minori hanno certamente alimentato le altre.

Maestro Santori, le orchestre hanno un futuro (intendo dal punto di vista economico) in Italia?
Io credo di sì, ultimamente vedo un importante impegno da parte del governo e di tutti gli apparati ministeriali preposti alla formazione e allo spettacolo. Noi musicisti in ogni caso abbiamo grandi responsabilità in tal senso e nessuno di noi deve esimersi dal dare il proprio sostanziale contributo.

Ha mai approcciato alla musica jazz?
Io suono jazz da sempre e quattro anni fa per la ricorrenza del quarantesimo anno dal mio primo festival ho realizzato un disco che potrà trovare facilmente anche in Spotify, denominato «Jazz&Remo il Festival: Bruno Santori Quartet», dove ho riarrangiato e suonato alcuni tra i più significativi brani del jazz insieme ad una cantante e ad alcuni miei colleghi.

Bruno Santori

Qual è il suo repertorio preferito?
Rispondo da sempre a questa domanda nello stesso modo: il mio repertorio è composto dalla musica che più mi coinvolge ed emoziona, di qualsiasi forma e genere essa sia.

Quali sono i suoi programmi futuri?
Sono sempre in attesa di scoprirli attimo dopo attimo ma non mancherò di informarla in modo assolutamente dettagliato.
Alceste Ayroldi