Intervista a Bill Frisell

Il chitarrista statunitense sarà in Italia dal 19 al 28 luglio per un nuovo tour.

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Bill Frisell Foto di Monica Frisell

Ecco le date del tour del trio di Bill Frisell: 19 luglio Roma- Casa del Jazz; 20 luglio Matera – terrazza Palazzo Lanfranchi; 21 luglio Lugo – Pavaglione; 22 luglio Mantova – Bike in Arena; 28 luglio La Spezia.

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Mr. Frisell, innanzitutto grazie per il suo tempo. Nei prossimi giorni sarà in Italia per un nuovo tour. Ha già pensato al repertorio?
Il repertorio che scegliamo cambia di sera in sera, da concerto a concerto. Questo trio con Thomas Morgan e Rudy Royston ha ormai una lunga storia. È una situazione di lusso per me. Non abbiamo mai bisogno di discutere in anticipo di cosa suoneremo. Iniziamo a suonare, e una cosa tira l’altra. Abbiamo così tanto materiale da cui attingere e aggiungiamo sempre cose nuove. È un processo continuo.

Una delle date sarà in Lugo dove il tema del festival è la distanza, l’isolamento relativo a quanto passato per il COVID-19. Qual è la sua opinione sull’isolamento che abbiamo trascorso e che, purtroppo, stiamo ancora in parte vivendo?
La musica per me ha sempre significato stare insieme con le persone, insieme nella stessa stanza. In questo periodo di isolamento ho potuto esercitarmi molto. È stato un bene. La pratica è importante. Ma, non è musica finché le persone non sono insieme a condividerla: è lì che accade la magia.

Mr. Frisell, cosa le è mancato di più in questo periodo?
La gente, gli abbracci.

Foto di Monica Frisell

Ha composto qualche nuovo brano?
In questo periodo ho scritto tantissima musica. Ogni giorno mi sedevo con la mia chitarra e scrivevo cose. Pagine e pagine e pagine. Non sono ancora sicuro di cosa si tratti, che sia buono o no. Non lo saprò finché non sentirò qualcun altro suonarlo. È lì che prende vita.

Lei pensa che il pubblico possa avere un differente approccio con la musica, in generale, con lo spettacolo dal vivo?
È molto eccitante per noi ricominciare finalmente a suonare per un pubblico dal vivo. Sono sempre grato ogni volta che ho l’opportunità di condividere la musica con il pubblico. Adesso più che mai, è prezioso. Non voglio mai darlo per scontato. Spero che il pubblico la pensi allo stesso modo. Siamo tutti affamati di tornare di nuovo insieme.

Quali sono le sue riflessioni sulla vita, a questo punto?
È difficile rimanere positivi a volte: io ci sto provando. La musica è una potente forza di guarigione positiva. Le regole fondamentali della musica ci dicono cosa fare: bisogna creare armonia. Vorrei che tutti suonassero la chitarra, perché la musica è un bene essenziale.

Lei è spesso in Italia. Ha avuto l’opportunità di ascoltare qualche giovane jazzista italiano che vorrebbe raccomandarci?
Io amo l’Italia. Non vedo l’ora di tornare. Non conosco molti musicisti italiani, però ce ne sono così tanti fantastici. Il mio amico Zeno de Rossi e la sua band Unscientific Italians hanno recentemente registrato un album delle mie composizioni. Un grande onore per me.

Quando ha deciso che la musica sarebbe diventata la sua professione?
Ho amato la musica per tutta la mia vita. Da quando ho memoria ho sognato di essere un musicista. Credo che, però, sia stato solo dopo il liceo che ho iniziato a pensare che potesse essere possibile. Non sono ancora sicuro del fatto che sia stato davvero possibile, ma non smetterò mai di provare!

Bill Frisell Trio

Quali chitarre porterà con se in questo tour?
Ho molte chitarre a casa, ma quando viaggio di solito ne porto solo una. In questo prossimo tour penso che porterò la mia Collings I-30; o forse un tele JW Black. A volte non decido fino all’ultimo minuto.

A proposito, la chitarra è stato il suo primo strumento?
In quarta elementare ho iniziato nel programma di musica della scuola. Il mio primo strumento è stato il clarinetto. L’ho suonato per tutti i due anni di college.

Quanto tempo dedica allo studio e alla pratica della chitarra?
Suono tutto il tempo. Più che posso: adoro suonare la chitarra.

C’è un brano in particolare che le piace suonare?
Ci sono così tante canzoni che amo. C’è sempre qualcosa di nuovo da trovare ogni volta, così torni su una canzone. Infinito. Troppi per citarne solo uno. E c’è sempre una nuova canzone da scoprire. Ieri ho iniziato a imparare The Fool On The Hill dei Beatles. Ascolto questa canzone da più di cinquant’anni, ma non ho mai provato a suonarla fino a ieri.

Qual è stato il suo più importante incontro nella sua carriera artistica?
Sono stato così fortunato ad incontrare e suonare con così tanti musicisti nel corso della mia vita. Molti dei miei eroi. La comunità musicale è incredibile, ci sono tante connessioni.
Quando ero al liceo sono andato a vedere il quartetto di Charles Lloyd con Paul Motian, Keith Jarrett e Ron McClure. Allora non avrei mai immaginato che un giorno avrei incontrato tutte queste persone e avrei avuto la possibilità di suonare davvero con alcune di loro.

Foto di Paul Moore

All’inizio del ventesimo secolo, il filosofo spagnolo José Ortega y Gasset affermò che tutte le arti del secolo avrebbero sofferto della graduale scomparsa dell’elemento umano, perché le tecnologie avrebbero disumanizzato l’artista. Dopo circa un secolo, lei pensa che questa affermazione sia vera?
La sensazione migliore per me è quella di suonare musica con i miei amici in una stanza con alcune persone che ascoltano. Questo non cambierà mai. Non importa cosa succede con la tecnologia, i computer… tutta quella roba… Le persone si riuniranno e suoneranno sempre.

Un tempo i soldi non erano così importanti per un musicista: lo era molto di più la libertà di espressione. Lei pensa che sia cambiato qualcosa oggi?
Abbiamo tutti bisogno di mangiare. Però, i soldi non hanno davvero niente a che fare con la musica.

Cosa è scritto nell’agenda di Bill Frisell?
Spero solo di poter continuare a fare quello che sto facendo: apprendere.
Alceste Ayroldi