Un ciclo di quattro conferenze tenute dal critico musicale Sandro Cerini, collaboratore stabile della rivista Musica Jazz, che si terranno alla Casa del Jazz di Roma.
Inizio ore 11.
Ingresso Euro 5
Il calendario degli incontri:
- 11: Una via europea: le vedute solitarie di John Surman
20.11: To fuse or not to fuse: John Abercrombie e Pat Metheny
27.11: Il ritorno alle forme americane: il Trio Standards
4.12: Una nuova lingua che sa di tradizione: Vijay Iyer
Quattro incontri con il pubblico, per recuperare anche un senso di confronto tra appassionati che si va via via perdendo e tornare a parlare della «macchina culturale» ideata da Manfred Eicher nel 1969, talora rimasta controversa e che tuttavia ha prodotto una catalogo probabilmente senza eguali, per quantità di titoli, vastità di interessi, ampiezza di visione.
Quattro percorsi d’ascolto che potranno servire ad orientare il pubblico e a naturalmente a riflettere sulla Musica, nel tentativo di mettere a fuoco qualche considerazione di sintesi sull’estetica dell’etichetta, sulla figura del suo creatore, produttore e demiurgo, sui numerosi musicisti-icona che ne hanno segnato la storia.
Attraverso le vedute suggestive degli album «in solo» di John Surman, piccola parte della sua produzione, ma a tutti gli effetti costitutivi di una sorta di saga, che forma un corpus narrativo di enorme originalità, si potrà tentare di riflettere sulla esistenza di una autonoma via iniziale di sviluppo del jazz europeo (13 novembre).
Una ricorrente visione semplificatoria della musica fusion potrà trovare una miglior luce considerando l’opera in casa Ecm di due importanti chitarristi come Pat Metheny e John Abercrombie, l’uno, piaccia o meno, portatore di una cifra autoriale inconfondibile e capace di sviluppare uno storytelling continuo, tuttora vivo, l’altro capace di fondere mondi espressivi opposti, rimanendo il più acustico dei chitarristi elettrici (20 novembre).
Il più noto dei musicisti di casa Ecm, Keith Jarrett, verrà considerato attraverso la lente dello Standards Trio, organismo quasi predestinato e «biologico», da quanto sono stati stretti i nessi che legavano i tre compagni di viaggio, per apprezzare la sua inesauribile capacità narrativa e la genuina attitudine ad esprimere un sincretismo tipicamente «americano» (27 novembre).
Infine, nell’opera di Vijay Iyer, rising star che ha definitivamente consolidato la propria forza culturale e di autore sotto le insegne della maison musicale bavarese, potrà essere apprezzata una musica «nuova» (o, almeno, suonata da un homo novus), abilmente ricollegata a una tradizione che è quella del progetto americano e della blackness e quindi particolarmente assonante con le migliori espressioni dell’odierno meticciato globale (4 dicembre).
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