Uno degli appuntamenti più significativi di questa prima metà del 2025 era senza dubbio la tournée europea del trio 3Dom Factor, guidato da una leggenda vivente della batteria jazz come Barry Altschul, reduce – tra le altre cose – da una recente apparizione al Big Ears Festival di Knoxville, uno dei più prestigiosi al mondo, documentata per Musica Jazz dal nostro inviato Enzo Capua (MJ Maggio 2025).
Purtroppo, il tour non prevedeva date in Italia. Non è stato dunque difficile lasciarci convincere da Joe Fonda a raggiungere il gruppo per una delle tappe europee: la scelta è così ricaduta sul Lussemburgo.
Il concerto, strutturato su due set, si è tenuto presso la Schungfabrik di Tétange, un paese di circa 4.000 abitanti situato a pochi chilometri dal confine meridionale con la Francia. La Schungfabrik è un elegante edificio in stile art déco costruito nel 1917 dalla famiglia Hubert, industriali attivi nel settore calzaturiero, e rimasto in attività fino al 1966, anno in cui l’azienda dichiarò fallimento. In seguito, l’amministrazione comunale ha acquisito l’immobile, trasformandolo in uno spazio culturale polivalente al servizio della comunità.

La programmazione jazzistica, affidata a Pascal Useldinger, prevede circa sei appuntamenti all’anno. Quando si è presentata l’opportunità di ospitare un autentico eroe della musica improvvisata come Altschul, Useldinger non ha esitato a coglierla, regalando a Tétange una serata memorabile.
A parte una data a Novara nel 2022, Altschul ci ha raccontato di non esibirsi in Italia da oltre venti o trent’anni, nonostante abbia vissuto nel nostro Paese alcuni dei momenti più felici della sua vita. È davvero un peccato che un musicista tanto cruciale per lo sviluppo del jazz, in particolare negli anni Settanta, sia oggi completamente trascurato da gran parte della scena concertistica italiana. Abbiamo comunque concordato con lui un’intervista futura, con un focus particolare sui suoi anni trascorsi in Italia.

Quanto al concerto, il trio è apparso in forma smagliante e pienamente ispirato, dopo diverse giornate di concerti alle spalle. Gli altri membri del gruppo erano Jon Irabagon, uno dei migliori sassofonisti della propria generazione e partner di molti musicisti di valore (oltre ad Altschul possiamo citare William Parker, Dave Douglas e Mary Halvorson) e Joe Fonda, il duttile contrabbassista al quale abbiamo dedicato una lunga intervista nel numero di marzo della rivista cartacea.
Ampio spazio è stato concesso alle uscite solistiche di tutti i componenti ma i momenti più entusiasmanti sono arrivati nelle parti d’insieme, dove Altschul e Fonda creavano un intricato ed incalzante sostrato ritmico, sul quale Irabagon era libero di inventare, senza mai essere strabordante e rispettando i tempi dettati dalla sezione ritmica. Impressionante la capacità di Altschul di creare spazi attraverso pause e silenzi, ma altrettanto efficace è stato nelle sezioni più swinganti dei due set. Anche Fonda ha offerto una performance superba, in cui ha sfoderato tutto il suo repertorio, muovendosi con eguale agio “nella forma” e “fuori dalla forma”, proprio come ai tempi delle sue collaborazioni con Anthony Braxton. Irabagon ha brillato tanto al sax tenore quanto al sopranino, che ha donato ulteriori sfumature timbriche a un concerto davvero straordinario per intensità, libertà e immaginazione.

Non possiamo che augurarci di vedere presto questi tre giganti dell’improvvisazione sui palcoscenici italiani.
Foto Credit: Noëllia Alvarez