Rob Mazurek São Paulo Underground

Presso il Centro Culturale Candiani il primo appuntamento del programma di “Candiani Groove” è il 4 novembre con Rob Mazurek São Paulo Underground, che fa tappa qui lungo un intensissimo tour europeo di promozione del loro ultimo cd “Cantos Invisiveis”.

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Rob Mazurek & Sao Paulo Underground

 Dopo un viaggio rocambolesco costellato da ritardi e incidenti vari l’arrivo a Mestre è stato equiparabile all’approdo in un porto amico e sicuro. Presso il Centro Culturale Candiani il primo appuntamento del programma di “Candiani Groove” è il 4 novembre con Rob Mazurek São Paulo Underground,  che fa tappa qui lungo un intensissimo tour europeo di promozione del loro ultimo cd “Cantos Invisiveis”.  L’idea progettuale dell’auditorium, con il palco centrale e due ali laterali di platea, permette un approccio tridimensionale al trio ed alla loro strumentazione così intricata di cavi e di stratificazioni di sampler e sintonizzatori e live electronics, e l’immersione nel loro mondo sonoro è immediata. Si viene trascinati dall’altra parte dell’emisfero in un ingorgo di atmosfere metropolitane e caotiche evocate dalle vorticose tastiere di Guilherme Granado e dall’ incalzante batteria di Mauricio Takara in un dialogo incessante con la cornetta di Mazurek.

Fraseggi dai toni altissimi si interrompono per lasciar spazio a tessiture melodiche e a canti, portandoci in zone tribali e sonorità arcaiche con un mélange di elettronica e poetica molto originale. E’ musica densa di stimoli per le orecchie ma anche per gli occhi e la mente, ci ritroviamo per le strade in mezzo alle colorate feste brasiliane che i tre ben conoscono, due sono brasiliani di nascita e uno naturalizzato dopo anni di residenza. I primi 30 minuti scorrono veloci e solo la commovente dedica di Mazurek al padre mancato da pochi giorni e che così celebra, ci riporta brevemente in sala per poi ripartire in un lungo viaggio tra samba, evocazioni progressive rock e free jazz in una miscela che si forma e dissolve di continuo. In Olhaluai cornetta percussioni e voci festose giocano in ritmi danzanti per trasformarsi in dinamiche ossessive e disarticolate a loro volta velocemente disciolte nelle atmosfere più meditative di Cambodian Street Carnival, suggerite dal vibrato della cornetta e da registri più gravi. I campanacci e i canti di Estrada Para o Oeste chiudono il concerto, emblematico terreno espressivo del collaudato trio. Applausi vigorosi vengono premiati con un ultimo brano vibrante e vitale e vorremmo continuare così per ore, percorrendo i luminosi paesaggi che ci hanno svelato.