AUTORE
Tomasz Stanko
TITOLO DEL DISCO
«September Night»
ETICHETTA
ECM
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Trascorsi già sei anni dalla sua scomparsa, fuggiti via così rapidamente, ci rendiamo conto di quanto manchi la figura del grande trombettista, riproposto con il suo Polish Quartet in questo bel disco dal vivo, registrato in occasione di un concerto del 2004 alla Muffathalle di Monaco. È di scena lo Stanko del Duemila, con il gruppo di giovani talentuosi con[1]nazionali che darà alle stampe tre album, tutti in casa ECM: «Soul of Things» (2002), «Suspended Night» (2004) e «Lontano» (2006). Il concerto si calava in un momento di pieno sviluppo del lavoro del gruppo e l’anno di quella esibizione fu fitto di tour e concerti, mettendo capo alla definitiva rifinitura della dimensione espressiva dei quattro e chiudendo la loro collaborazione, almeno quanto alle incisioni, perché le esibizioni dal vivo non mancheranno, quasi fino alla morte di Stanko. Nel rapporto tra i musicisti, visse sia un felice rapporto formativo tra i più giovani (benché operativi da anni, prima come Simple Acoustic Trio, poi come Marcin Wasilewski Trio) e il loro carismatico mentore – seppure sempre davisianamente essenziale e taciturno, nella musica e nella personalità – sia l’orgoglio del trombettista, che amava affermare che la Polonia non aveva mai avuto una formazione di questo valore (e sì che non ne erano mancate). La transizione estetica cui si accennava, nel lavoro dei musicisti e nella sua definitiva messa a punto, è quella tra la piena valorizzazione di una forma, come elemento di partenza, e quella della libertà, a cui sarebbero arrivati soprattutto con «Lontano». Infatti, i primi due album erano stati strutturati come sequenze di variazioni, con un processo di «ruminazione» che lasciava riemergere elementi della storia, personale e artistica, del leader, che ironicamente affermava: «Ho suonato lo stesso brano per tutta la vita», dimostrandosi così fortemente legato al senso diacronico della propria musica. L’ultimo, invece, presentò elementi di grande e matura capacità di spingersi oltre, soprattutto nelle tre parti del brano eponimo. Proprio la questione della libertà comprende l’intera vicenda artistica e personale di Stanko, che nella musica ha sempre cercato una filosofia, un mood e un modo di vivere. Fino al punto di rovesciarla sull’altra questione, più ambiziosa: quella della scoperta di una via schiettamente «eurocentrica», nell’ambito del modern mainstream, che forse nel pensiero del trombettista era soprattutto polacca («The mood of Polish melancholy is in my blood»). Di certo dal dinamismo di Wasilewski e dei suoi, egli seppe trarre linfa vitale, lasciandosene trasportare e adattandosi, da par suo, al clima di eleganza felicemente tornita e di calore, predisposti dal pianista, per poi piazzare il suo stigma inconfondibile: la carnalità di un suono «in grassetto», che sosteneva di aver mutuato da Buck Clayton. Ma questo disco non è una faccenda memorialistica, poiché in esso la musica – in una scaletta che comprende sette pezzi del canzoniere del trombettista – pulsa, viva, nel formidabile e palpabile affiatamento dei quattro, capaci di sviluppare un costante gioco di elastico, tra lucida riflessività e passione istintiva. Euforila, Celina e Theatrical ci sembrano i pezzi meglio in grado di riassumere l’essenza di un album che vi consigliamo caldamente.
Sandro Cerini
DISTRIBUTORE
Ducale
FORMAZIONE
Tomasz Stanko (tr.), Marcin Wasilewski (p.), Slawomir Kurkiewicz (cb.), Michal Miskiewicz (batt.).
DATA REGISTRAZIONE
Monaco, 7-9-2004.