AUTORE
Susan Alcorn /Septeto del Sur
TITOLO DEL DISCO
«Canto»
ETICHETTA
Relative Pitch
Quella di Susan Alcorn è una delle traiettorie musicali più acrobatiche di questo inizio di millennio, che l’ha vista suonare country music tra birrerie e localacci del Texas e bazzicare il free jazz dapprima a New York e in seguito anche in Europa. Questa incursione sudamericana è un’altra tappa del suo percorso decisamente eclettico. In Cile c’era stata una ventina d’anni fa, studiandone la musica e la cultura in generale, in[1]contrando alcuni sopravvissuti al regime sanguinario di Pinochet. È l’antefatto all’incontro assai proficuo con il Septeto del Sur, una formazione locale composta da musicisti sia di estrazione folk che jazzistica. Assieme hanno messo a punto una miscela che è fuor di dubbio singolare, passando con disinvoltura ed eleganza da un impianto tradizionale a una improvvisazione quasi totale. L’intero disco nasce all’ombra della tragica era Pinochet, a iniziare da Suite Para Todos, milonga dal tipico incedere lento. Violino, flauto (andino) e contrabbasso disegnano una tensione crescente e proprio da un dolente assolo di flauto nasce una prima breve convulsa improvvisazione che sfocia in una marcia minacciosa e in un successivo passaggio improvvisato prima di tornare al malinconico tema iniziale. Un procedimento ancor più evidente nella suite in tre parti, sicuramente il cuore dell’album, anche sul piano extramusicale, come si evince dal titolo del primo brano: Cantos. I. ¿Dónde Est án?, quel grido accorato che percorse l’intera America Latina. Qui è subito Alcorn a indicare il percorso da seguire costruendo la melodia attorno alla quale, tra ritmi simili a marce, nascono momenti improvvisati più stridenti e passaggi più gioiosi, e scivolando con naturalezza nel Cantos. II. Presente: Sueño de Luna Azul, titolo ripreso da una poesia di Elicura Chihuailaf. Epico è anche il brano, nel suo procedere quasi da cerimoniale, lambendo la mu[1]sica contemporanea lungo una serie di libere improvvisazioni e mantenendo intatta la matrice folklorica cilena. Brano di concezione complessa, la cui trama si dipana senza intoppi grazie all’intesa perfetta tra i sette. Il trittico si conclude con Cantos. III. Lukax, dedicato all’improvvisatore cileno ed ex prigioniero politico Lukax Santana. È nuovamente di Alcorn l’introduzione con un assolo decisamente melodico prima che il gruppo si aggreghi per intero avventurandosi successivamente di nuovo in un’improvvisazione che si fa concitata e dominante fino a quando cede il passo al bel tema iniziale. Segue Mercedes Sosa, già registrato in solitudine da Alcorn nel suo album d’esordio, «Uma» (2000). Stavolta la leader assume un ruolo defilato, affidando soprattutto al flauto di Bobadilla, al violino agile e triste di Villanueva e al romanticismo del cuatro di «Pajaro» i momenti solistici che nascono dall’intricata melodia. Chiude El Derecho de Vivir en Paz di Victor Jara (tutti i precedenti sono firmati da Alcorn), cantata con piglio e un filo di tristezza da Irarrazabal su un tempo di valzer, brano che svolta improvvisamente e rumorosamente verso il rock con tanto di chitarra elettrica per poi rientrare nelle atmosfere andine con un canto corale emozionante, nient’affatto stucchevole. Inutile aggiungere da che parte è schie[1]rata Susan Alcorn. Gran disco.
Fucile
recensione pubblicata sul numero di febbraio 2024 della rivista Musica Jazz
DISTRIBUTORE
relativepitchrecords. bandcamp.com
FORMAZIONE
Susan Alcorn (pedal steel, lap steel), Luis «ToTo» Alvarez (chit.), Francisco «Pancho» Araya (charango), Rodrigo Bobadilla (fl., quena, zampoña, voc.), Danka Villanueva (vl., voc.), Amanda Irarrazabal (cb., voc.), Claudio «Pajaro» Araya (batt., cuatro).
DATA REGISTRAZIONE
Maria Pinto, 19 e 20-11-22.