Shai Maestro «Human»

- Advertisement -
AUTORE Shai Maestro

TITOLO DEL DISCO

«Human» ETICHETTA Ecm
Per chi non conoscesse il pianista israeliano e lo ascoltasse per la prima volta per mano di questo disco, il consiglio è di partire dalla fine; in particolare dal decimo brano, unico standard presente nell’album, l’ellingtoniano In A Sentimental Mood. Il motivo? Perché c’è tutta l’essenza di Maestro, capace di far stare sottobraccio tradizione, modernità e minimalismo strutturale. Passa al letto di Procuste il brano, lo frammenta, lo spezza, lo ricostruisce e gli dà una nuova armonizzazione. Fatto ciò, si può riportare la puntina del giradischi al brano d’apertura e lasciar fluire una musica che appartiene al mondo. Il tocco da pianista classico del leader lo si ascolta ovunque, nella coralità sospesa di Time, con i piatti di Nehemya a far da fragoroso contorno, nei raccordi romantici di Mystery And Illusions, con l’incedere della sinistra che obbliga a certi movimenti, la tromba sospesa di Dizack che disegna la melodia. Umbratile, riflessivo, senza perdere di vista il concetto di swing, concepisce gli archetipi musicali europei con sfacciato vigore, con il volume in crescendo di Human o nel fraseggio scomposto di Dizack che, in 4 GG dà il meglio di se nel simulare la frenetica voce umana sul tappeto armonioso e placido del pianoforte. Ci si sposta, poi, all’altalena di sentimenti musicali di The Thief’s Dream: partenza alla chetichella e vulcanica eruzione di suoni, note e ritmo caparbiamente tenuto sul filo del rasoio dagli eccellenti Roeder e Nehemya. Giusto per ricordare quanto abbia a cuore la tradizione, Maestro intona una ballad da manuale, con il vibrante assolo di Roeder e le spazzole di Nehemya che circondano Hank And Charlie. Il tocco di Shai Maestro è magistrale, colto e forbito, limpido tanto da arrivare subito a segno, sia in compagnia dei suoi sodali, che in solitaria perlustrazione di paesaggi sonori (Compassion). I titoli, poi, sono azzeccati: Prayer con il suo lirismo diffuso; l’aria dimessa e melanconica, con le acidità di Dizack, le sospensioni tenebrose del pianoforte e la marcia accennata di Nehemya, che caratterizzano They Went To War. L’ariosità espressiva, onirica, con uno zefiro di folclore israeliano, di Ima chiude un album da tenere nella teca dei migliori del 2021. Ayroldi Pubblicata sul numero di febbraio 2021 di Musica Jazz

DISTRIBUTORE

Ducale FORMAZIONE
Philip Dizack (tr.), Shai Maestro (p.), Jorge Roeder (cb.), Ofri Nehemya (batt.). DATA REGISTRAZIONE
Pernes-les-Fontaines, febbraio 2020.
- Advertisement -

Iscriviti alla nostra newsletter

Iscriviti subito alla nostra newsletter per ricevere le ultime notizie sul JAZZ internazionale

Autorizzo il trattamento dei miei dati personali (ai sensi dell'art. 7 del GDPR 2016/679 e della normativa nazionale vigente).

Articoli correlati

Amaro Freitas – Roma Jazz Festival – 8.11.2025

Abbiamo seguito sempre con grande attenzione Amaro Freitas nella sua carriera, che sinora lo ha posto in evidenza con quattro album di sicuro valore,...

JAZZ – Una storia in bianco e nero

È uscito nei primi mesi del 2025 per Bonomi Editore JAZZ – Una storia in bianco e nero, il volume fotografico firmato da Stefano...

Brussels Jazz Festival, dal 15 al 24 gennaio

Il Brussels Jazz Festival festeggia la sua undicesima edizione al Flagey, con venticinque concerti e due dj set.