Noah Haidu «Slowly: Song For Keith Jarrett»

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AUTORE

Noah Haidu

TITOLO DEL DISCO

«Slowly: Song For Keith Jarrett»

ETICHETTA

Sunnyside


Jazz come terapia ma anche come memoria. Una madeleine proustiana dal retrogusto dolceamaro. In questa dedica a Keith Jarrett – pubblicata il 7 maggio di quest’anno, un giorno prima del settantaseiesimo compleanno del pianista di Allentown – il collega di strumento Noah Haidu rende un commovente omaggio a lui ma pure al proprio padre, che l’aveva introdotto all’universo dell’improvvisazione facendogli ascoltare i primi dischi. La storia è bella e merita di essere raccontata. Nel 2017 il quarantanovenne pianista di Charlottesville – ormai di casa nei club di New York – aveva i biglietti per andare al concerto jarrettiano alla Carnegie Hall con il genitore: questi, però, morì nella settimana che precedeva la serata, che fu tra l’altro fu l’esibizione- testamento di Jarrett prima dell’ictus (cosa che nessuno avrebbe potuto immaginare). Da qui l’idea dell’album, dove Haidu gioca la propria sfida coinvolgendo una ritmica da sogno, composta dai veterani Williams e Hart. Nella scaletta spiccano sia un tris di evergreens, a cominciare da What a Difference a Day Makes, sia brani originali dei diversi componenti del trio. L’iniziale e sognante Air Dancing è del bassista; le liriche Duchess e Lorca fanno parte del repertorio del batterista, mentre Slowly e Keith Jarrett portano la firma di Haidu. Quest’ultimo brano è montato insieme a Rainbow, leggiadro valzer jarrettiano scritto per «Byablue», album del 1977 del quartetto americano con Redman, Haden e Motian e in gran parte costruito su pagine del batterista di origine armena. E, a far da cerniera tra questi i due temi, c’è – guarda caso – proprio il drumming finissimo di Hart, un guru di ottant’anni suonati. Nonostante l’approccio alla tastiera di Haidu (allievo di Kenny Barron, e si sente) abbia poco a che vedere con quello di Jarrett, il risultato è un disco magnifico, caldo e in the groove. Un progetto che evoca – nello spirito, non certo alla lettera – quello del compianto Standards Trio con Peacock e DeJohnette, dove il leader è un primus inter pares splendidamente assecondato da compagni di viaggio stellari. E già la sola chiusura in souplesse di But Beautiful varrebbe l’acquisto del disco.
Franchi

Pubblicata sul numero di giugno 2021 di Musica Jazz


DISTRIBUTORE

IRD

FORMAZIONE

Noah Haidu (p.), Buster Williams (cb.), Billy Hart (batt.).

DATA REGISTRAZIONE

New York, 21 e 22-11-2020.