Marco Colonna «Fili»

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AUTORE

Marco Colonna

TITOLO DEL DISCO

«Fili»

ETICHETTA

Niafunken


Nel frangente di crisi che ha investito così violentemente anche rapporti (inter)personali, il ritorno alla performance solitaria è stato in qualche modo necessitato, lo si è ampiamente detto, assistendo peraltro a un fiorire di soliloqui più o meno riusciti e sentiti. Tuttavia, se esiste un artista nel panorama nazionale per il quale non si può dubitare della dimensione strutturale della solo performance, questi è Colonna. I numerosi esempi offerti, dal vivo e su disco (ci si limita a ricordare l’esibizione al Festival di Fano – si veda la cornice – e l’album «Metamorphosis Of The Moment» edito nel 2019 da Sazas/Klopotec, che documentava un concerto nella Chiesa di San Martino a Šmartno, per il Festival di Goriška Brda), riferiscono di una urgenza espressiva impossibile da conciliare con l’idea della mera formula. In «Fili», così come frequentemente avviene nel mondo artistico del clarinettista romano, lo spunto ideativo e creativo nasce da un argomento esterno consapevolmente messo a tema: l’opera dell’artista sarda Maria Lai (cui il disco è dedicato). La musica, perciò, non rimane mai un semplice processo morfologico o sintattico, ma ambisce a farsi consapevolmente narrazione, e a raccontare «storie»: questo la rende particolarmente gravida di senso. Rispetto all’album citato più sopra e ad altre esperienze solitarie di Colonna (un altro importante esempio ne era stato, nel 2016, il programma dedicato a La folia, che metteva insieme la tradizione e brani appositamente composti), oggi si impone alla riflessione l’uso dell’elettronica. Colonna utilizza il mezzo supplementare in modo molto parco, facendone un sussidio che non snatura la sua natura di fabbro di suoni acustici, ottenuti anche dal corpus mechanicum dello strumento e da quello dell’esecutore. Dunque l’uso prevalente è nel senso di ricavare dal mezzo esterno ritardi, sovraincisioni e multipli, senza affollamenti artificiosi e anzi creando un senso di scabra ampiezza ambientale. Colonna, che si è particolarmente dedicato, da un punto di vista tecnico, all’emissione di suoni multipli (e alle imboccature multiple), fa dialogare i «fili» di questo discorso in modo sempre coerente e, nello stesso tempo, riesce ad utilizzare l’elemento «altro » per creare un senso del limite esterno, attraverso l’evocazione di rumori verticali, effetti quasi vocalizzanti, increspature, suoni «di natura», mai ridotti a semplici fondali, ma sempre parte di un discorso. Melodie ataviche sembrano ricordarci che esistono luoghi impossibili da estirpare dall’anima e la suggestione si accorda pienamente all’opera dell’artista celebrata nel ricordo. In definitiva, si è a raccontare l’ennesimo album di un musicista totalmente padrone di sé e dei propri mezzi espressivi, che ha regolato i conti con l’argomento tecnico in modo pienamente equilibrato e soddisfacente, sviluppando una propria voce che sa prescindere dalla vulgata storicizzata (il pensiero va soprattutto al clarinetto basso e al suo suono, da tempo oggetto di destrutturazione da parte di Colonna).
Cerini

Pubblicata sul numero di febbraio 2021 di Musica Jazz


DISTRIBUTORE

niafunken.com

FORMAZIONE

Marco Colonna (cl., cl. b., elettr.).

DATA REGISTRAZIONE

Loc. e data scon.