JOHN SURMAN «Words Unspoken»

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AUTORE John Surman

TITOLO DEL DISCO

«Words Unspoken» ETICHETTA ECM
L’effervescente vitalismo di Pebble Dance apre questo nuovo cd dell’ormai quasi ottantenne (il prossimo 30 agosto) sassofonista (nel caso specifico soprano) di Tavistock, un album di «parole non dette» che – benché ci venga detto che il riferimento è a quelle risparmiate una volta in studio, grazie all’intesa pressoché telepatica instauratasi fra Surman e i suoi tre giovani partner – vogliamo una volta di più interpretare come un corpus di songs esplicite, con una cantabilità e un lirismo palpabili (e comunque mai sdrucciolevoli, come da DNA del Grande Bardo), anche se – appunto – senza parole, almeno nel senso precipuo del termine. Segue la concentrata solennità della title-track, con Surman al baritono, e poi altri otto brani, entro il cui pacchetto (peraltro di livello assolutamente omogeneo) spiccano la melodia già nota, dolente e sognante insieme, di Flower in Aspic, ancora al soprano, ad aprire una quaterna centrale di altissimo profilo, e ancora i conclusivi Bitter Aloe e Hawksmoor, con la sensazione che cresca via via il peso specifico dei tre giovanotti (un inglese, un americano e un norvegese) raccolti attorno a sé dal grande polistrumentista (col clarinetto basso a crescere strada facendo in quanto a corpo e spazio), la loro competenza/pertinenza, anche nel segno di una preziosità timbrica (con un vibrafono e i suoi toni liquidi, volatili, là dove ci si sarebbe magari attesi un contrabbasso) che rappresenta un ulteriore atout del disco. Di cui, a quattro anni dalle ultime produzioni surmaniane, avvertivamo proprio l’esigenza. Eccoci accontentati. Bazzurro recensione pubblicata sul numero di marzo 2024 della rivista Musica Jazz

DISTRIBUTORE

Ducale FORMAZIONE
John Surman (sop., bar., cl. b.), Rob Luft (chit.), Rob Waring (vib.), Thomas Strønen (batt.). DATA REGISTRAZIONE Oslo, dicembre 2022.
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