JOANNE BRACKEEN «Snooze»

- Advertisement -

AUTORE

Joanne Brackeen

TITOLO DEL DISCO

«Snooze»

ETICHETTA

Candid


Gli assurdi casi del mercato fanno sì che, dopo 23 anni in cui è stata completamente ignorata dalle case discografiche, l’oggi ottantacinquenne pianista californiana si veda ristampare il suo primo album da leader – in origine prodotto dalla piccola etichetta Choice – quasi in contemporanea all’uscita di un live registrato nel 2002 («Friday – Live at the Jazz Standard» per la Arkadia, con Ravi Coltrane) ma rimasto finora nel cassetto, e un al[1]tro inedito già si annuncia. O niente o troppo, quindi, per una piani[1]sta che – largamente sconosciuta al grande pubblico ma non certo ai musicisti – negli anni Settanta e Ottanta è stata un caposaldo del suo strumento, una riuscita sintesi degli stili di grandi maestri come Tyner, Hancock e Corea sviluppata con un’originalità degna di ammirazione. E alla fine dell’ascolto ci si chiede come sia possibile che un’artista del genere abbia passato gli ultimi due decenni a insegna[1]re e non a incidere nuovi dischi, perché la qualità di «Snooze» è talmente elevata da porla nella rarefatta compagnia dei miglio[1]ri esponenti del pianoforte jazz nell’ultimo mezzo secolo. Che poi è un esordio per modo di dire, perché nel marzo 1975 Joanne Grogan non era più una ragazzina. Nata nel 1938, aveva iniziato a suonare da professionista fin da metà anni Cinquanta con il compagno di liceo Bobby Hutcherson e veterani come Teddy Edwards e Dexter Gordon. Nel 1965, dopo essersi sposata col sassofonista Charles Brackeen, si era trasferita a New York e aveva inciso ben sei dischi, a volte anche all’organo, per il vibrafonista Freddie McCoy, oggi completamente dimenticato ma all’epoca sotto contratto con la Prestige. Nel 1970 era entrata nei Jazz Messengers, prima e uni[1]ca donna a far parte stabile del gruppo di Art Blakey (lo ricorda un buon album inciso in Giappone per la JVC, «Jazz Messengers ‘70») e dal 1972 al 1975 in maniera saltuaria – nel frattempo aveva avu[1]to ben quattro figli – nella band di Joe Henderson, legame che prose[1]guirà anche in anni successivi. Un curriculum di tutto rispetto, quindi: ma l’invito a registrare come leader le venne solo grazie a un incontro casuale col produttore della Choice, Gerry MacDonald, che avendola ascoltata dal vivo al Bradley’s ne era rimasto colpito e l’aveva ingaggiata per suonare, assieme a Cecil McBee e Freddie Waits, su un disco di Toots Thielemans, «Captured Alive». L’ottimo esito di quell’album, uno dei lavori più riusciti del prolifico armonicista belga, aveva spinto MacDonald a offrire alla pianista una seduta in proprio, per l’appunto «Snooze». Per la Choice Brackeen registrerà poi altri due album («Tring-a Ling», in cui al trio si aggiunge Michael Brecker e il contrabbassista Clint Houston si alterna con McBee, e «Prism», in duo con Eddie Gomez), ma nel frattempo Houston e Hart l’avevano caldamente suggerita a Stan Getz, rimasto senza pianista dopo le dimissioni di Albert Dailey. E sarà ovviamente l’esperienza con Getz, compreso un eccellente disco dal vivo al Montmartre per la SteepleChase, a dare una relativa notorietà internazionale alla musicista californiana. Tra il 1978 e il 2000 Brackeen ha poi inciso numerosi album per svariate etichette, alcuni dei quali di altissimo livello ma ancora in vana attesa di una ristampa. Resta il fatto che «Snooze» è un lavoro eccezionale, soprattutto per chi è erroneamente convinto – e purtroppo ce ne sono – che nel jazz degli anni Settanta sia accaduto ben poco di memorabile.
Conti

pubblicata sul numero di agosto 2023 di Musica Jazz


DISTRIBUTORE

candidrecords.com

FORMAZIONE

Joanne Brackeen (p.), Cecil McBee (cb.), Billy Hart (batt.).

DATA REGISTRAZIONE

Sea Cliff, New York, marzo 1975.

- Advertisement -

Iscriviti alla nostra newsletter

Iscriviti subito alla nostra newsletter per ricevere le ultime notizie sul JAZZ internazionale

Autorizzo il trattamento dei miei dati personali (ai sensi dell'art. 7 del GDPR 2016/679 e della normativa nazionale vigente).