Ivrea Open Papyrus Jazz Festival

di Lorenza Maria Cattadori

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In colpevole ritardo, mi appresto a recensire uno dei festival più ragguardevoli del 2024: arrivato alla sua 44a edizione l’Ivrea Open Papyrus Jazz Festival, a dispetto del titolo articolato, ci ha donato un programma magnificamente essenziale e senza troppi aspetti collaterali. Stille di pura luce che hanno riscontrato un ottimo successo di pubblico nel nome di un’Amministrazione Comunale virtuosa, nonché della cultura olivettiana che permea la città e naturalmente della sensibilità del suo organizzatore primario Massimo Barbiero.

È proprio il Barbiero musicista ad aprire la manifestazione, lunedì 2 settembre 2024, in un modo che potremmo definire ‘scoppiettante’ se non si fosse invece trattato di uno dei momenti più lirici, rarefatti e preziosi a cui mai mi sia capitato di assistere. Sarà per la presenza dell’infinito Markus Stockhausen alla tromba, all’ineffabile trama di gesti ideata dalla danzatrice Roberta Tirassa o a quel labirinto di suoni sospesi creato da Barbiero con batteria e percussioni, ma si è trattato veramente di un concerto di musica meravigliosa e dialoghi di sguardi e luce impietosa ma trasparente di un pomeriggio tardo estivo alle 18 e piano-forte-acuto-basso: però è musica che ti scava dentro e ha avuto ben ragione il musicologo Franco Bergoglio, che quel concerto l’ha introdotto, quando sostiene e specifica le tre linee della performance, ossia Improvvisazione, Spiritualità e Interazione con il silenzio. L’erba secca del terreno, sfiorata dalla mano della danzatrice, diventa pregnante e a un tempo impalpabile esattamente come le note di questo concerto. Diventa un mezzo per raccontare un’immersione totale nell’elemento. Diventa poesia.

L’uscita del libro “La Storia del Vinile” si tramuta per lo studioso Guido Michelone in una splendente  occasione – mercoledì 4 settembre 2024 – per intrattenere il pubblico con l’affabilità che lo contraddistingue, sia all’Enoteca Vino e Dintorni che a ‘Vini & Vinili’: due luoghi che già sulla carta avevano in sé promesse di coniugazioni nobili e che infatti hanno coinvolto molte persone in vena di saperne sempre di più sull’eno-musicologia o su qualsivoglia nuova scienza che fletta in un unico momento degustazione e divulgazione.

Anche il giorno successivo, giovedì 5 settembre, l’idea del festival è stata quella di organizzare un incontro con un ottimo musicista e studioso come Enrico Merlin, che con il suo volume “1000 Dischi per un Secolo” – imponente per mole, dati, competenza e capacità creativa del suo autore –  ha realmente deliziato tutto il pubblico presente allo “Spritz” di Ivrea (in collaborazione con la Libreria Azami) attraverso i suoi racconti e la sua sapienza. Nello stesso luogo si è tenuta anche l’inaugurazione della mostra “Lawd, you made the night too long” con le opere dell’artista Eugenio Pacchioli. Subito dopo la presentazione, il gruppo Before Second Zero (Christian Russano alla chitarra, Marco Bellafiore al contrabbasso e Francesca Remigi alla batteria) hanno dato seguito all’emozione precedentemente creata da Merlin con i loro pezzi tesi e sapienti.

Enten Eller e Iva Bittova

Venerdì 6 settembre, nell’ampio cortile del Museo Garda di Piazza Ottinetti con i posti al completo si era concentrata anche una buona parte del pubblico desiderosa di assistere al concerto di Paolo Iannacci, previsto per le 22:15. Per tutte queste persone, ascoltare il primo set a cura degli Enten Eller – che ospitavano l’artista Iva Bittova – credo sia stato meravigliosamente spiazzante. Due contrabbassi dal suono individualmente peculiare (Giovanni Maier e Danilo Gallo come ospite), Alberto Mandarini alla tromba, Maurizio Brunod alla chitarra e Massimo Barbiero a batteria e percussioni – e tutti davvero ‘in serata’ –  insieme a una straordinaria Bittova hanno creato un’atmosfera veramente magica  in cui la voce e il violino di lei si amalgamavano con alcuni tra i temi più famosi della band come ‘Per Emanuela’, ‘Mostar’ o ‘Torquemada’, sovrastando, spezzando e ricomponendo, per poi entrare con il suo vibrante vocalese e frammentare di nuovo tutto. Qualcosa di davvero meraviglioso e arcano, che per nostra fortuna è stato registrato su disco con il titolo di “Lisistrata”.

Si arriva in questo mood al concerto di Paolo. Paolo Jannacci, naturalmente: ma lui è così tenero, rispettoso e quasi inconsapevole della propria grandezza che ti viene voglia di chiamarlo per nome. Mentre il palco era quasi pronto per il concerto, stava iniziando a diffondersi la notizia della morte di Sergio Mendes, ma non c’erano le condizioni per poterlo omaggiare e dunque, con un misto di malinconia, entusiasmo per la precedente session di Enten Eller e preparazione della voce – per poter cantare insieme a Paolo le canzoni di Enzo – ci siamo messi in condizioni di ascolto. Con  Jannacci il fido Stefano Bagnoli alla batteria, Riccardo Fioravanti al basso – che sostituiva magnificamente Marco Ricci – e il bravo Daniele Moretta alla tromba, ma l’incipit del concerto vagheggiava altre strade attraverso l’interpretazione virtuosa in solo di una ‘Over the Raimbow’ un poco occultata, che però lasciava indovinare la grande musicalità di Paolo. E se proprio vogliamo parlare delle sue interpretazioni rispetto ai successi del padre, recentemente mi è capitato di visitare una mostra nella quale un artista contemporaneo (Stefano Arienti) interveniva sui poster raffiguranti famosissimi quadri impressionisti: interiezioni e applicazioni di cera pongo a dare materia a quei contorni, a quei  colori sfumati, alle raffigurazioni che abbiamo così presenti nel nostro personale bagaglio di informazioni. Ecco, questo credo sia quello che fa Paolo con quei brani quasi sacri: prende ‘L’Armando’, ‘Vincenzina e la fabbrica’, ‘Messico e Nuvole’ o ‘Io e Te’ e molto altro, non ne muta assolutamente la struttura e sovrappone solamente altro materiale; non le rende diverse eppure diventano una cosa altra. Che serata.

Il pomeriggio di sabato 7 settembre, al locale Zac di Ivrea, arriva lieve a regalarci poesie punteggiate da una musica concreta e suonata magistralmente da Claudio Lodati alla chitarra e Marco Volpe alla batteria, in quest’occasione con un braccio ingessato che inaspettatamente non ha tolto tensione e vigore in nessun momento del concerto. A lui vanno i miei complimenti; parlando di Lodati, si rivela come sempre un musicista splendido e opportuno in ogni contesto e naturalmente un accenno particolare e sentito per Laura Conti come ideatrice di una performance originale e profonda dove la musica si appoggia perfettamente alla sua voce nella declamazione di poesie (con scoperte in qualche caso preziose) o nell’esecuzione dei brani.

Enrico Rava

Insomma un’intro perfetta per il concerto serale, sempre nel cortile del Museo Garda. Il ‘tutto esaurito’ della platea si giustifica con la fama del protagonista della serata Enrico Rava, nell’occasione con i suoi Fearless Five, ma ancora non si riesce a immaginare la qualità persino inesprimibile di questo concerto. In primis, è tutta una faccenda di teatro: trombone e tromba sulla stessa linea di palco; quel po’ di elettronica tra cavi e cursori a segnare lo spazio; una batteria molto presente che crea una sorta di ‘isola sonora’, con la chitarra che distilla note e il rigore ritmico del contrabbasso che nell’assolo si fa poetica. Ma soprattutto Rava che si alza spesso dallo sgabello per avvicinarsi ai musicisti e iniziare con loro un dialogo di luce e note: è una questione di atteggiamento e di affetto, che coinvolge il pubblico e ce lo rende ancor più caro. E, per contro, in certi momenti sembra che suoni solo per se stesso e che solo per caso il pubblico stia assistendo a questo suo soliloquio accompagnato. Io stessa, nell’osservarlo, abbandono ogni pensiero, ogni idea di giudizio, e quasi mi vergogno di non riuscire a sentirmi così meravigliosamente isolata, nella mia  foga di ascoltare ogni passaggio dei musicisti, ogni respiro, ogni sonorità. Nonostante la brillantezza delle singole personalità musicali (Matteo Paggi al trombone è stato giustamente premiato come Nuovo Talento anche dal nostro Top Jazz 2024, così come tutto l’album della formazione è arrivato al primo posto dei Dischi dell’Anno, nonché Fearless Five come Band Italiana dell’Anno) il risultato è di profonda compattezza formale e di fatto una dichiarazione chiarissima di ciò che interessa a Enrico Rava: la musica prima di ogni altra cosa. Con lui sul palco, oltre a Matteo Paggi, sono Francesco Diodati alla chitarra, Francesco Ponticelli al contrabbasso ed Evita Polidoro alla batteria.

La meravigliosa sala del Grand Hotel Billia di Saint Vincent (AO) (già location privilegiata il 19 luglio per il concerto di Odwalla di cui parleremo nell’intervista a Massimo Barbiero, prossimamente sulla rivista) ha reso ancor più scenografico il concerto di chiusura dell’Open Jazz, venerdì 13 settembre. L’incontro era già entusiasmante sulla carta, ma ancora non mi aspettavo di assistere a un concerto contemporaneamente teso e struggente, calibrato e dirompente. Roberto Ottaviano al sax incontra un trio orientato all’interpretazione in jazz di forme tradizionali lungo tutto il mondo, formato da Maurizio Brunod alla chitarra, Danilo Gallo al contrabbasso e Massimo Barbiero alla batteria – con all’attivo già due importanti lavori – e dall’Etiopia al Venezuela, dalla Finlandia e Norvegia al Cile di Sergio Ortega con una mirabile ed emozionante ‘El Pueblo Unido’ con uso di tema al sax soprano, il palcoscenico rivela una concentrazione talmente celeste che il pubblico ascolta ogni nota in un perfetto silenzio partecipato. In questa serata, tra l’altro, Danilo Gallo presenta il debutto in programma di un brano tratto dall’”Epitaffio di Sicilo”, la musica più antica del mondo, scoperto recentemente e mai suonato in  pubblico: e lo fa in un sussurro, con la riservatezza bellissima che lo contraddistingue. Altri toni e animazione hanno caratterizzato invece le presentazioni ufficiali di queste serate, da parte del conduttore radiofonico Bruno Cossano.
Arrivederci dunque all’edizione numero 45 dell’Open Papyrus Jazz Festival!
Lorenza Cattadori

N.B. Le foto sono di Lorenza Cattadori

 

 

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