AUTORE
Evita Polidoro
TITOLO DEL DISCO
«Nerovivo»
ETICHETTA
Tuk Music
Venuta di recente sotto la luce dei riflettori grazie alle sue partecipazioni nei gruppi di Enrico Rava (Fearless Five), Maria Pia De Vito (This Woman’s Work), Dee Dee Bridgewater, Ferdinando Romano (Invisible Painters) e Michele Bonifati (Emong), la batterista milanese debutta con questo suo primo disco da leader, che la vede alla testa di un trio assai poco convenzionale, integrato da un paio di ospiti alle prese con vari marchingegni elettronici. Il contesto non ha molto a che fare con il jazz comunemente inteso, è bene dirlo: la musicista, nell’intervista che potrete leggere nel prossimo numero, sostiene che una simile definizione sarebbe «potenzialmente scorretta». Viene anche naturale soggiungere che l’evidente riuscita del progetto beneficia in modo ampio di questa «scorrettezza», traendone un senso disarmante di libertà e di trasparenza. La proposta di Polidoro si situa entro una prospettiva che potremmo definire, con buona approssimazione, «post-rock», e che trae da questo genere (se così accettate che possa essere definito) certe caratteristiche umorali e, per tornare alla parentela lata con il jazz, l’attitudine all’ascolto e all’interazione. La musica presenta aspetti fortemente melodici, fino a farsi quasi incantatori e sinuosi, soprattutto nel bellissimo cantato della leader. Queste sensazioni vengono fortemente accentuate dalla struttura circolare della suite in cui l’album si sostanzia, formata da otto brani (di sei di essi la batterista è autrice esclusiva, di uno in coabitazione coi due componenti del trio, mentre l’ottavo è del solo Faraglia). Sorge spontaneo domandarsi se il recupero di un’estetica siffatta possa costituire un valore a così lunga distanza di tempo dagli anni Novanta. Riteniamo che la risposta debba essere positiva, intanto per[1]ché esistono processi culturali che non procedono per salti, nei quali il ritardo è comunque preferibile al vuoto. Inoltre, perché la musica tiene conto di quel «filtro del rispetto» (di cui amava parlare Peter Kowald), sostanziandosi in una serie di ideali «umili omaggi», tuttavia assai intensi, pur nella libertà di cui si diceva. Ciò le permette di non deprivarsi di senso, e anzi di crearne. La batteria di Polidoro ama combattere contro il tempo, creando delle volumetrie soffici ma che finiscono per occupare lo spazio, rivelandosi inesorabili. Strangio e Faraglia rappresentano davvero una bella scoperta. Il disco, quindi, si rivela suggestivo, elegante e (molto) passionale, guadagnando il pieno diritto a essere ascoltato, come lo scorcio di una bella gioventù che viene alla ribalta e merita ammirazione.
Cerini
recensione pubblicata sul numero di marzo 2024 della rivista Musica Jazz
DISTRIBUTORE
Ducale
FORMAZIONE
Davide Strangio (chit., voc.), Nicolò Francesco Faraglia (chit.), Evita Polidoro (batt., voc., sint.); più Ruggero Fornari (sint.), Stefano Bechini (sint., campionamenti).
DATA REGISTRAZIONE
Arezzo, 22 e 23-11-22.