C’MON TIGRE «Habitat»

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AUTORE

C’Mon Tigre

TITOLO DEL DISCO

«Habitat»

ETICHETTA

Intersuoni


Già nel 1967 il musicologo americano Leonard B. Meyer aveva previsto la nascita di quello che, una quindicina d’anni dopo, sarebbe stato battezzato come post-modernismo registrando lo sviluppo della tecnologia e della sua influenza sulle modalità d’ascolto. Quelle private (apparecchiature hi-fi, walkman eccetera) prendevano il posto di quelle collettive (sale da concerto, teatri) con la conseguenza di un declino dell’intensità di ascolto. La musica, quindi, per catturare l’at[1]tenzione doveva essere ridondante a vari livelli: stilistico, compositivo, in termini di repertorio. Di conseguenza, da lì in avanti, le orecchie del malcapitato ascoltatore sono state ammorbate dal presunto bisogno di novità richieste dal commercialismo dell’Occidente, così come imposto dall’ideologia culturale di fine secolo. Non sono sicuro che i ragazzi di C’Mon Tigre conoscano Meyer, ma è certo che il loro modo di concepire la musica come un misto di influenze poliritmiche, in cui suggestioni elettroniche fungono da sostegno a vocalità di vario tipo, si pone al centro di una tendenza volta a superare il diktat della pulizia del suono a favore di un tappeto sonoro godibile a diversi livelli, dall’ascolto su un supporto hi-end a quello del sottofondo del file scaricato sul computer di casa. Perché questa è musica ipnotica vissuta come una sorta di sintesi di tutto ciò che è accaduto nella musica popolare negli ultimi quarant’anni, dal dub all’Afro-beat, dall’elettroni[1]ca da club alla poliritmia della musica brasiliana. Un’operazione davvero pregevole, consigliata per la sua versatilità a chiunque voglia accostarsi a un’idea di musica «globale» moderna e distante da ogni forma di elitarismo, ma soprattutto a chi intenda disintossicarsi dal piattume e dal pattume dell’autotune sanremese. Da segnalare il gran lavoro di Pasquale Mirra, una delle voci strumentali più brillanti dell’improvvisazione contemporanea. A proposito di vocalità, qui i contributi sono quelli di Kuti (oggi il figlio più celebre del grande Fela) (The Botanist), di Lindsay (Keep Watching Me) e di Truppi (Sento un morso dolce, forse il brano più riuscito di tutto l’album). Mica pizza e fichi!
Gaeta

recensione pubblicata sul numero di marzo 2024 della rivista Musica Jazz

DISTRIBUTORE

Goodfellas

FORMAZIONE

Mirko Cisilino (tr., corno, trne), Seun Kuti (alto, voc.), Beppe Scardino (alto, ten., bar., cl. b., fl.), Pasquale Mirra (vib.), Eloisa Manera (viol.), Daniela Savoldi (cello, viola), Danny Ray Barragan, Marco Frattini (batt.), Xênia França, Arto Lindsay, Valeria Sturba, Giovanni Truppi (voc.).

DATA REGISTRAZIONE

Bologna, Rio de Janeiro, San Paolo, 2022-2023.

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