Brad Mehldau «Suite: April 2020»

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AUTORE

Brad Mehldau

TITOLO DEL DISCO

«Suite April 2020»

ETICHETTA

Nonesuch


Questo è di certo uno dei dischi più emozionanti che si siano ascoltati da molti anni in qua.
Difficile dire se dipenda dal fatto che ciò di cui parlano le mani di Brad Mehldau sia qualcosa che ci vede ancora troppo coinvolti, cioè questa grandiosa e funesta pandemia; lo si capirà quando ne saremo usciti e quando il riascolto dell’intensa «Suite: April 2020»
ci farà ripercorrere con la memoria il dramma di oggi. Mehldau vive – come si dice – fra New
York e Amsterdam (essendo sua moglie nata in Olanda). Durante il lockdown il pianista si trovava appunto nella città olandese e non ha potuto affrontare la situazione che nel modo più naturale per un musicista: componendo e suonando. Ne sono usciti dodici brevi brani (il più esteso dura circa tre minuti e mezzo), numerati e disposti in forma di suite. A chiudere vi sono tre cover, di Neil Young (Don’t Let It Bring You Down), Billy Joel (New York State Of Mind) e Jerome Kern (Look For The Silver Lining), con le quali Mehldau getta uno sguardo
personalissimo oltreoceano, verso il suo paese natale. Ma quelli che ci toccano veramente
nel profondo sono i dodici pezzi che li precedono e con i quali il pianista ha voluto ritrarre «alcune esperienze e sentimenti che sono nuovi e allo stesso tempo comuni a molti di noi». Insomma, «Suite: April 2020» annulla il «distanziamento» fra artista e pubblico: invece c’è Mehldau e ci siamo anche noi, uniti, e questa è una delle idee forti del disco. Un’altra è l’avere costruito questa suite come una giornata che scorre dal momento del risveglio
(Waking Up) a quello del sonno notturno (Lullaby). I titoli sono eloquenti: parlano del mantenere la distanza, del ricordo della vita pre-pandemica, della solidarietà famigliare… Ma quello che conta è la musica. Nel suo percorso introspettivo Mehldau fonde magnificamente le sue formazioni classica e jazzistica, aggiungendo il senso della melodia appreso dagli ascolti di musica pop e rock. Dal pianoforte escono l’ombra di Bach (Lullaby), la trasfigurazione del ragtime (Stepping Outside, Uncertainty), l’eloquenza delle pause (Stopping, Listening: Hearing), il cupo martellare dei ricordi (Remembering Before All This). Un risultato
unico che ci fa sentire Mehldau vicinissimo.
Piacentino

Pubblicata sul numero di gennaio 2021 di Musica Jazz


DISTRIBUTORE

Warner

FORMAZIONE

Brad Mehldau (p.)

DATA REGISTRAZIONE

Amsterdam, 23 e 24-4-20.