AUTORE
Brad Mehldau
TITOLO DEL DISCO
«Ride into the Sun»
ETICHETTA
Nonesuch
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Non serviva quest’ultima prova per offrirci conferme riguardo all’assoluta libertà, di pensiero e di azione, che Mehldau rivendica a sé e al proprio percorso artistico, eppure, nel prenderne atto, non si può non rimanerne ammirati, in ascolto. Il recupero della musica di Elliott Smith – figura tormentata e, anche per questo motivo, considerata iconica – è probabilmente il punto estremo, almeno sino ad ora, nell’elenco delle sue «scappatelle» (non ce ne vorrà il direttore se prendiamo in prestito un termine da lui utilizzato proprio riguardo al pianista), talvolta spiazzanti, se non «sconcertanti». È pur vero che i «recuperi» dal pop sono da sempre parte essenziale di questo avvincente gioco, ma le capacità del pianista di fare proprie le cose che ama, senza limiti, né obiettivi di convenienza, attraverso un fine lavoro di cesello, sono davvero uniche.
Da un lato, la capacità di filtraggio, in chiave personale, di una mente apertissima, dall’altro la sicurezza di chi sa di potersi basare su mezzi individuali pressoché illimitati; su tutto, un approccio improntato dalla cura, per il suono, il dettaglio, lo scavo negli elementi armonici e melodici. Non sono scelte di convenienza, dicevamo, e pure questo assunto non richiede altre prove – anche in questo caso l’oggetto-Smith può essere considerato un approdo definitivo -. Sedici tracce, con quattro composizioni originali pienamente calate nello stile, e due cover (di Nick Drake e dei Big Star).
Gli arrangiamenti sfruttano del tutto un’ampia ricchezza timbrica, approdando a una dimensione di tornita pienezza, che oscilla tra camerismo e musica orchestrale, con momenti davvero magniloquenti. La miscela mantiene tuttavia uno speciale afflato, che può scartare verso il rock o il folk, mantenendo accenti jazzistici, entro una cornice creativa sempre schiettamente «americana». Ne origina un canzoniere pienamente coerente – anche nei sei brani allogeni, riportati nel contesto a esprimere affinità piena – che dona una luce nuova a Smith, in un processo di enucleazione di sfumature stilistiche e di fine scavo emotivo.
Musica assai intensa e raffinata, dove non tutto è sempre perfettamente scorrevole e talora si sfiora il «saturo», ma di impatto sempre forte e che sa garantirsi un equilibrio.
Disco perciò assai consigliato, anche per quel che potrebbe catalizzare o stimolare in direzione di ascolti «diversi».
Sandro Cerini
DISTRIBUTORE
Warner
FORMAZIONE
Brad Mehldau (p.), con: Daniel Rossen (voc., chit.), Chris Thile (mandolino, voc.), Felix Moselholm (cb.) John Davis (cb., b. el.), Matt Chamberlain (batt., perc., voc.). Orchestra: Alex Sopp (fl.), Jessica Han (fl.), Agnes Marchione (cl.), Adrian Morejon (fagotto), Eric Reed (corno), Ellen Depasquale (viol.), Austin Wulliman (viol.), Christina Courtin (viol.), Laura Frautschi (viol.), Joanna Maurer (viol.), Derek Ratzenboeck (viol.), Dov Scheindlin (viola), Mario Goto (viola), Nadia Sirota (viola), Sophie Shao (cello), Michael Haas (cello), Caitlin Sullivan (cello), David Grossman (cb.), Dan Coleman (dir.).
DATA REGISTRAZIONE
Brooklyn, 24 e 28-1-25