ARTEMIS «In Real Time»

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AUTORE

Artemis

TITOLO DEL DISCO

«In Real Time»

ETICHETTA

Blue Note


A tre anni dal debutto discografico, il collettivo fondato da Renee Rosnes torna con un secondo album e una formazione parzialmente rinnovata, senza rimetterci nel cambio (pur con l’uscita di tre nomi di rilievo come Cécile McLorin-Salvant, Melissa Aldana e Anat Cohen, ovviamente impegnate nei loro progetti) e rinunciando alla fisionomia da all-stars per assumere una connotazione da working band vera e propria. Il che è facilmente avvertibile in questo nuovo lavoro, assai compatto e coerente pur nella doverosa esigenza di offrire a tutte le partecipanti una vetrina compositiva: è la sola Glover a non avere un brano suo, mentre Rosnes ne propone due, tra cui il ripescaggio del vecchio Empress Afternoon (da «Life on Earth», 2001) che vedeva come special guest Zakir Hussain. Apertura e chiusura sono invece affidate ad autori esterni, e anche qui si tratta di riletture: la partenza è con Slink di Lyle Mays, dall’omonimo nonché primo disco (1986) del tastierista, mentre ci si congeda con Penelope (da «Et Cetera», 1965) brano non tra i più battuti di quel Wayne Shorter la cui presenza aleggia in maniera subliminale per tutto l’album. In effetti Shorter, che con Ellington è probabilmente il massimo ritrattista di figure femminili nella storia del jazz, è stato a suo tempo – assieme a Joe Henderson – il nume tutelare della pianista canadese, e che il loro legame venga da lontano lo dimostra proprio la telepatica affinità con cui Rosnes arrangia la composizione del sassofonista, un tema misterioso e ambiguo che doveva essere a lui particolarmente ca ro, tanto che a distanza di pochi mesi volle riutilizzarlo in tutt’altra forma col titolo di El Gaucho (su «Adam’s Apple», 1966). E se alla magnifica esecuzione di Penelope (con una Jensen in stato di grazia) aggiungiamo una altrettanto riuscita versione della già citata Slink, nella quale la pianista ci offre un assolo sfolgorante, potremmo anche chiuderla qui e in[1]citarvi ad acquistare questo disco che, a dirla tutta, merita come po[1]che altre cose ascoltate di recente; invece ci sembra giusto segnalare che anche i brani originali non sfigurano affatto, e lasciano ben capire quanta ricchezza di talenti si possa trovare in circolazione avventurandosi appena fuori dalle strade a volte un po’ banali di certi grandi nomi. Le veterane Jensen e Rosnes sono sulla scena da un pezzo, hanno molte cose da dire e sanno come dirle, ma neanche le altre scherzano: le più giovani Ueda e Miller formano una ritmi[1]ca modernissima ed elastica come richiedono i numerosi scarti stilistici di queste musiche, e le ancor più giovani Glover e Tarantino (quest’ultima anche flautista di non poco conto; anzi, è forse proprio su quest’ultimo strumento che sembra sfoggiare la maggiore originalità) non mostrano il minimo impaccio nel subentrare a colleghe ben più note. C’è solo da augurarsi che il sestetto abbia vita stabile e lunga, perché le prospettive per imporsi sulla scena ci sono tutte. Peccato che i festival italiani lo abbiano tranquillamente ignorato nella loro programmazione estiva: a luglio la band è annunciata in svariate località europee ma non dalle nostre parti. Speriamo che qualcuno ci ripensi.
Conti

pubblicata sul numero di maggio 2023 di Musica Jazz


DISTRIBUTORE

Universal

FORMAZIONE

Ingrid Jensen (tr.), Alexa Tarantino (fl., sop. alto), Nicole Glover (ten.), Renee Rosnes (p., p. el., voc.), Noriko Ueda (cb.), Allison Miller (batt.).

DATA REGISTRAZIONE

New York, senza ind. di data.

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