Antonio Ballista «Shortcuts»

di Massimo Giuseppe Bianchi

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AUTORE

Antonio Ballista

TITOLO DEL DISCO

«Shortcuts»

ETICHETTA

Brillant


Nutro un invincibile preconcetto intorno alle antologie. L’antologia guarda al passato, è coniugata al passato, snobba il presente e disdegna il futuro, suo più aspro nemico. Il musicista che scandaglia e seleziona il proprio lavoro ricorda un po’ il genitore che fa
preferenze tra i figli. Al dispositivo antologico, sicuro e preventivamente collaudato, preferisco
l’impalcatura che articola il nucleo narrativo in più momenti, rischiosi e necessari. L’antologia
non vuole essere giudicata ma ambisce ad essere accettata a priori. Si potrebbe obiettare che
ogni programma musicale è, in certo qual modo, antologico ma c’è una differenza sostanziale tra un best of e un concept album: in quest’ultimo l’autore, lo voglia o no, è costretto a mettere in mostra la sua natura in modo più profondo, si rende vulnerabile. Perché allora questo «Shortcuts» (titolo mutuato da Robert Altman) ,con i suoi 50 autori e altrettanti
brani scelti e raccolti da Antonio Ballista, mi ha convinto ed entusiasmato? Perché si tratta
di un’antologia particolare, forse unica. Inizierei dicendo che nel doppio cd, pubblicato da Brilliant Classics, non vediamo avvicendarsi sulla scena solo i compositori annunciati in copertina, accanto a loro si anima un altro personaggio: l’interprete. Scontato? Interlocutore e deuteragonista, quest’ultimo li intrattiene in un dialogo ora spiritoso ora furioso ora malinconico, li abbraccia congedandosi e loro di rimando cingono l’amico in un amplesso
affettuoso. Amico: non posso che usare questa fragile e pericolosa parola poiché con gesto interpretativo lucido e partecipe Ballista crea uno spazio tra sé e gli autori tanto confidenziale che l’ascoltatore non può che adagiarvisi, abbandonandosi alla nobile esperienza dell’ascolto come su una morbida poltrona di design nel salotto di casa. Che il miglior criterio per rendere accettabile al mondo un’antologia personale sia, per chi la formula, il renderla specchio di un personale cammino sapienziale, riflettendo così il proprio volto in ciascuno dei frammenti? La presente, con la sua complicata e sofisticata ingenuità, offre la sua risposta non proponendo tutti gli autori indispensabili del Canone occidentale (c’è Haydn ma non Mendelssohn, Bach ma non Scarlatti, Stravinsky ma non Bartók) e neppure i brani che vanno assolutamente
conosciuti pena la gogna, in quanto importanti e celebrati. Soltanto quelli significativi per l’interprete. Non prima della fine ci renderemo conto che il viaggio compiuto non era attraverso la Storia della Musica, come l’impaginato in ordine (quasi rigorosamente) cronologico ingannevolmente sembrava suggerire, ma attraverso la Storia privata del nostro pianista demiurgo. Il doppio cd, infatti, funzionerebbe alla perfezione anche a testa in giù, scivolando come su un toboga da Sciarrino a Rameau. La crestomazia è un disvelamento della psicologia del suo redattore e, in un gioco di rimandi, della nostra di ascoltatori,
secondo un ciclo rigenerante di affetti: proprio come i migliori regali, che son quelli che acquisteremmo per noi stessi e non quelli confezionati come pròtesi sui gusti veri o presunti del destinatario. «Shortcuts», questo il suo segreto appena sussurrato, non è un album
di esibizione di tecnica o di cultura ma una mappa interiore, confessione da rivivere e riascoltare più volte poiché, come scrive Kafka nel racconto Descrizione di una battaglia, le confessioni sono più che mai chiare quando le rievochiamo. Impossibile qui per ragioni di spazio elencare uno per uno i brani. Ci pensa lo stesso Ballista nel booklet dedicando a
ciascuno una descrizione di nove esatte parole. La Sarabanda in La minore di Brahms: «Niente di barocco; le acque nere dei parchi nordici». La delicata e celebre Arietta dai Pezzi lirici di Grieg: «Tutto il mondo può essere contenuto nella mia stanza». Il fulminante
Microritratto a lui dedicato dall’amico Bruno Canino: «Il mio ritratto: non sapevo di essere così volubile». Consiglierei di leggere questi pensieri al termine e non prima di ogni ascolto, secondo l’illuminato suggerimento fornitoci dal Debussy per i lemmi dei suoi mirabili Préludes. E di comprare questo disco, moderno enimma sonoro degno di San Bonifacio, solo se volete farvi un regalo speciale: altrimenti, forse, non è per voi.
Bianchi

Pubblicata sul numero di gennaio 2021 di Musica Jazz


DISTRIBUTORE

Ducale

FORMAZIONE

Antonio Ballista (p.)

DATA REGISTRAZIONE

Castelverde e Ivrea, 2017-2019.

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