Piano City: il decennale

Intervista a Ricciarda Belgiojoso, direttrice artistica

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La prima cosa che solletica la mia mente, dopo le chiusure e l’anno anomalo, è che questa edizione di Piano City, più di ogni altra, sia davvero speciale.
Sì, lo penso anch’io. Speciale perché intanto è un avvenimento molto sentito per via della riapertura e per la ripresa dei concerti dal vivo. Accompagniamo una ripresa generale, ma in particolare vogliamo che sia un incoraggiamento al mondo dello spettacolo che nell’ultimo anno e mezzo ha sofferto parecchio, e questo per me è molto importante.  E in parte quest’anno ci reinventiamo. Ovvio che ci sono delle regole e quindi, per esempio, non facciamo house concerts e altri eventi dove non saremmo in grado di rispettare la normativa. Poi festeggiamo anche i nostri dieci anni, per cui «esageriamo». Per questo motivo, i poli della città saranno dieci; in quanto festival diffuso, ci teniamo ad essere presenti in tutti i quartieri. Saranno più di cento concerti, da mattina a sera. Dalla GAM di via Palestro, che è un po’ il cuore del festival, alla Triennale, a Chiaravalle, raggiungibile in bicicletta, all’Ortica, al Mare Culturale Urbano. Lo abbiamo pensato anche così: luoghi che si raggiungono e da cui ci si sposta in maniera divertente, essendo tutti centri di quartiere.

Da sx a dx: Ricciarda Belgiojoso, Guglielmo Prati, Walter Prati, Gak Sato

Quando si è presentata la conferma per poter organizzare il festival? Immagino non sia stato facile.
Lo abbiamo costruito abbastanza rapidamente, e infatti ci siamo presi un mese in più perché di solito lo teniamo a maggio. In questi ultimi due mesi abbiamo seguito da vicino l’evoluzione, guardandola in maniera ottimistica ma molto prudente. C’è stato poco tempo è vero, ma la macchina di Piano City si è costruita bene negli anni e quindi ci ha permesso anche di mantenere gli ospiti internazionali e i grandi nomi italiani, e poi anche dei giovani talenti, ovviamente italiani e internazionali, cui amiamo dare un certo spazio. Insomma, adesso il programma c’è e tutto quanto è organizzato.

Roberto Fonseca
Ph: Carles Roig

Per agevolare la presenza del pubblico, quest’anno si sono aggiunti anche i concerti in streaming?
Tutti i concerti saranno dal vivo, e la maggior parte di essi in luoghi aperti e recintati, perché l’ingresso è libero ma la prenotazione è obbligatoria. Alcuni di questi sono anche in streaming perché le capienze sono controllate. Per esempio alla GAM avremo 1000 posti rispetto ai soliti 4000. Quindi abbiamo pensato lo streaming per dare la possibilità di partecipare a coloro che non potranno esserci. Di certo non è una sostituzione del concerto dal vivo, ma è anche un occasione per portare Piano City al di fuori della stessa città, quindi un di più per accompagnare chi non riesce a esserci o non è a Milano. In ogni caso, tutti i concerti saranno dal vivo e gli spazi sono molto ampie per far si che, nonostante le disposizioni, i numeri siano ragionevoli. In ogni caso si tratta di moltissimi concerti, quindi chi non riesce ad andare a uno potrà sceglierne un altro.

Thomas Umbaca

Quali saranno gli eventi di apertura per il giorno 25?
Inauguriamo con Roberto Fonseca venerdì sera al parco della GAM, e la cosa ci piace molto, perché oltre al suo straordinario talento, è anche questo mix di ritmo cubano, bossa nova, jazz, hip hop: un po’ festoso ma anche che tenga conto di atmosfere musicali miste.E poi abbiamo altri grandi nomi, come Yaron Herman sabato sera, che abbiamo già avuto anni fa e non era ancora così famoso a livello mondiale; e poi Rita Marcotulli, con un contributo a Pino Daniele. Anche domenica, tra gli ospiti, Frida Bollani Magoni, che sta facendo il suo debutto in queste settimane e ci fa moltissimo piacere che sia con noi e in piano solo. La grande chiusura è con Raphael Gualazzi, che oltre alle sue musiche, grazie alla sua bravura come pianista, propone standard di blues e soul.

Gloria Campaner
foto Nicola Allegri

Ma non solo jazz. Una delle peculiarità di Piano City è anche quella di proporre musica di ogni genere, anche quest’anno?
Certo, infatti per noi è importantissimo perché ci rivolgiamo al grande pubblico e ci piace proporre sempre cose nuove o cose che incuriosiscono: e il pubblico di Piano City è molto curioso. C’è infatti anche molta musica contemporanea: George Antheil con Andrea Rebaudengo, tutto Kurtág, e poi una prima esecuzione mondiale a Basa con Eva-Maria Houben con la performance di 14 ore «Like a flash of lightning that hurries suddenly from the sky to the earth» eseguita da Nicolas Horvath in sette blocchi distribuiti in due giorni. Piano City è un festival che sta molto attento alla nuova musica e ci tiene a presentarla al grande pubblico, che poi deciderà se seguirla o meno. Con lo stesso spirito, spingiamo anche i giovani o già premiati internazionalmente, come il premio Venezia, o che ci piace scoprire in prima persona. Per esempio ci sono anche due albe: una con Cesare Picco all’Ippodromo – chi meglio di lui può fare questo passaggio tra il concerto al buio e alla luce – l’altra al Parco Trotter con Thomas Umbaca, che ha ventiquattro anni e suona a Piano City fin dalla prima edizione, quindi si è formato con noi e ci fa piacere vedere anche queste evoluzioni dei giovani nel corso degli anni. E ancora, siamo anche un po’ pop, per esempio c’è Vinicio Capossela e c’è un omaggio a Battiato.

Le sorelle Labèque

E molta classica, come Gloria Campaner con i suoi Preludi di Chopin, le due sorelle  Labèque, un’istituzione delle sale da concerto e per noi presenteranno Les Enfants Terribles che Philip Glass ha recentemente trascritto nella versione a due pianoforti apposta per loro.

Hania Rani
Foto di Marta Kacprzak

E ancora Iannacci per divertirsi, Vince Tempera, o Enrico Intra, a cui siamo molto affezionati, che quest’anno porta un piano lesson in cui dà le istruzioni per cominciare a praticare pianoforte jazz, distribuendo esercizi e partiture. Anche questo è per noi un modo per portare davvero la musica al pubblico, non solo ascolto, impara lui stesso a fare la musica. E poi abbiamo Sam Beste, non cosi noto ma che è stato il pianista di Amy Winehouse, o Hania Rani, sempre più apprezzata a livello internazionale. I concerti per due pianoforti con ad esempio il Duo Chopin. Ogni concerto ha una sua importanza per noi, nonostante la quantità, è sempre la qualità che ci sta a cuore. I programmi sono sviluppati molto accuratamente proprio perché possano avere una specificità rispetto agli altri.

Ma non è finita qui, perché ci saranno anche degli omaggi a Dante?
Sì, ce n’è più d’uno. Senza nulla togliere agli altri, per me quello imperdibile è la trascrizione della Dante Symphony di Franz Liszt, opera dello stesso compositore e che non si suona spesso perché è veramente difficile e impegnativa. Però da noi la eseguono due pianisti straordinari, Alessandro Commellato ed Elena Ballario. Oltre a questo, abbiamo altri due omaggi a Dante, anche Alfonso Alberti e Ingrid Carbone, che ha simpaticamente intitolato il suo concerto «Ingrid’s PlayLiszt». Ma facciamo anche dei concerti con il Milano Pride, anche loro si sono organizzati diversamente quest’anno e c’è Jesus Christ Superstar! Insomma, ci piace avere il focus su tutto, anche sugli omaggi di cui dicevo prima.

l programma completo del festival: https://www.pianocitymilano.it/programma
Soukizy