Ottavio il timido

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ottavio il timido di aldo gianolio

La Città Quadrata, già ambiente ristagnante del precedente romanzo Teste quadre, si adagia fra le nebbie della Pianura Padana, generatrice di una vita provinciale anonima e senza tempo. L’efficiente correttezza dell’amministrazione comunista è solo un lontano ricordo; oggi vige come altrove la più sistematica corruzione. Cosa può fare per sopravvivere intellettualmente il protagonista, impiegato scomodo, single timido ma sensibile e integerrimo, affetto da ginecofobia e accanito onanista? Ottavio il timido è tenuto in vita soprattutto da alcune attività fra loro complementari: innanzitutto è da decenni un apprezzato critico di jazz, collaboratore, ovviamente a titolo gratuito, del mensile Jazz Parade. Inoltre il nostro eroe è batterista in un gruppo rock senza ingaggi e scrive racconti e romanzi che gli sembrano geniali, senza trovare però un editore illuminato.

Il jazz e il rock assumono quindi un ruolo importante in questo romanzo autobiografico di Aldo Gianolio, autore ben noto ai lettori di Musica Jazz, rappresentando un’occasione di fuga esotica e ribelle, un’estensione immaginifica, oltre che un pretesto per la riesumazione di dimenticati protagonisti della storia. La vicenda si snoda così fra disinganni e recriminazioni, fra prove d’impotenza e riscatti morali, fra sfoghi sarcastici e analisi amare, fra accenni gastronomici e spunti onirici o favolistici… 

Superata la metà, la narrazione si arena su se stessa, risultando un po’ ripetitiva, ma poi si avvia alla conclusione, rivelando un paio d’idee folgoranti: una di spietato realismo, incentrata sull’ennesimo caso di speculazione edilizia, l’altra leggiadramente surreale, riguardante il porto accogliente e insperato in cui la vita di Ottavio trova l’approdo definitivo.

Aldo Gianolio. Robin Edizioni, Torino, 2016. Pagine 286; euro 15.

Libero Farnè