OREGON «Treffpunkt Jazz: Ludwigsburg 1990»

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AUTORE

Oregon

TITOLO DEL DISCO

«Treffpunkt Jazz: Ludwigsburg 1990»

ETICHETTA

Jazzhaus


Nella produzione discografica degli Oregon il live è una rara eccezione. Questo del 1990 si somma soltanto a due precedenti («Oregon in Concert» del 1975 e «Oregon in Performance» del 1980) e uno successivo («Live at Yoshi’s» del 2001). Non c’è altro, malgrado il gruppo, nato nel 1970, abbia mantenuto una regolare attività concertistica almeno fino a tutta la prima metà degli anni Duemila. Ma probabilmente un motivo c’è: che per gli Oregon il live non è mai stato un’occasione propositiva. Quasi mai l’epifania di pezzi che sarebbero diventati grandi classici e in genere non più che un’occasione in cui rivisitare pezzi esistenti, semmai con un po’ più di improvvisazione, o eseguirne qualcuno improvvisato senza tema, come di incisi in studio non ne compaiono dopo i dischi dell’iniziale biennio 1970- 1972 («Our First Record», «Music of Another Present Era» e «Distant Hills»). L’eccellenza del gruppo è infatti l’espressione globale di una musica organizzata: un camerismo introspettivo, multiculturale, che sfugge alla collocazione in un genere proprio perché molto governato dalla composizione, e che sappiamo del resto quanto sia emanazione del mondo compositivo di Ralph Towner. È in questi contorni che le espressioni strumentistiche di Towner stesso, di McCandless, di Moore e di Walcott (forse mai eguagliate dai successori Trilok Gurtu e Mark Walker) si sono concretizzate e affermate ciascuna nella propria individualità e nella propria libertà. Ciò premesso, il live del 1990 che abbiamo in mano ritrae il gruppo nel pieno di quella che può dirsi la sua seconda maturità o la piena maturità del suo secondo assetto: con Towner già incline a un uso sapiente e calibrato del sintetizzatore, McCandless molto caratterizzato al sax soprano, Moore concentrato sul solo contrabbasso e Gurtu deciso a lasciare nel gruppo la sua impronta (anche firmando un pezzo). Il che significa che i pezzi di improvvisazione, due piuttosto lunghi, sono sound pieces elettroacustici dagli accadimenti finalizzati all’atmosfera, che in qualche esecuzione, fortunatamente non molte, Gurtu si dilunga un po’ e che il repertorio, spalmato su due ore e più di musica, comprende grandi pezzi oregoniani selezionati da vent’anni di produzione. Questo il punto di forza. Qui abbiamo anzi una rappresentanza ben equilibrata delle differenti situazioni musicali che si combinano nel mondo di Towner compositore. Le forti tensioni (June Bag, Yet to Be, Waterwheel), le tensioni sottili (Les Douzilles), il lirismo melanconico (The Silence of a Candle), l’ariosa spazialità elettroacustica (Ecotopia), la leggerezza pop (Kingfont, oltre il sempre adottto Witchi-Tai-To di Jim Pepper), l’intimità lavorata in solitudine (Janet, per chitarra sola, e Hand in Hand, per chitarra e sintetizzatore). Tralasciando il frutto della penna di Gurtu (curiosamente più afro-latino che non indiano), le lungaggini da live colgono piuttosto le due tracce di quella bizzarra ma sempre intrigante di Moore: con qualche profitto l’obliquo Leather Cats, al quale un po’ di caos sonoro quasi si addice, ma soltanto per tempistiche da spettacolo il simpatico reggae Pepé Linque, fatto affiorare dopo circa dodici minuti di ondivago sound piece. Sarebbe in ogni caso un buon sintomo di pubblico se l’uscita di questo live interessasse non soltanto all’appassionato storico della musica degli Oregon. I colori di questa musica nata profetica, ma rimasta distinta anche dalle tendenze che avrebbe anticipato, oggi sembrano ancora vivissimi.
Paolo Vitolo

DISTRIBUTORE

jazzhaus-label.com (2 cd)

FORMAZIONE

Paul McCandless (oboe, corno ingl., cl. b., sop.), Ralph Towner (chit., p., sint.), Glen Moore (cb.), Trilok Gurtu (perc.).

DATA REGISTRAZIONE

Ludwigsburg, 27-11-90.

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