Mingus Mill

Un recente fatto di cronaca ci ha spinto a indagare sull’intricata storia familiare di Charles Mingus, singolare prodotto delle etnie più disparate. Ecco a cosa hanno condotto le nostre indagini, che partono da un mulino del North Carolina

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Questa è una piccola storia complicata, resa tortuosa dal fatto che la maggior parte dei personaggi si chiama Mingus. Charles Mingus, detto anche Charles Mingus Jr. o semplicemente Mingus, è il musicista che conosciamo. Eric Mingus è suo figlio (avuto da Judy Starkey) e Charles Mingus Sr. è suo padre (il vero protagonista della trama). Daniel Mingus (ma anche Dan o persino David) è il padre di Mingus Sr. e nonno paterno di Mingus (tuttavia, a un certo punto, giusto per confondere ulteriormente le acque, si apprende che Daniel Mingus cambierà nome in Daniel West e, pur di sangue misto, sposerà la bianca Sarah Pinion). Clarinda Mingus è la madre di Mingus Sr. (nato dal rapporto con Daniel Mingus, un liberto che aveva ricevuto il cognome dai suoi ex padroni). John Mingus è il padre di Abraham (Abe), nonno di Clarinda e bisnonno di Mingus Sr. (Clarinda da qualche parte appare con il cognome Sellers, quello della madre Martha Adeline, morta nel 1861 probabilmente di parto). Tra l’altro, dalle ultime ricerche, il vecchio dottor John potrebbe riemergere come Jacob o, riteniamo più verosimilmente, come il figlio di Jacob Mingus, questi verosimilmente l’autentico Ur-Mingus in America dai primi dell’Ottocento. Ma tralasciamo intanto qualche Mingus «minore» e veniamo all’attualità.

Qualche mese fa, il 23 maggio 2023, nel Great Smoky Mountains National Park si è tenuta una cerimonia di inaugurazione di due nuovi cartelli informativi, a cura di un’associazione culturale che si occupa del progetto «African American Experiences in the Smokies». Le «Montagne fumose» coprono un territorio vastissimo tra la North Carolina e il Tennessee, nella porzione meridionale dei monti Appalachi; qui, nello specifico, siamo nell’area di Oconaluftee, nella valle del fiume omonimo, che fa capo al centro di Cherokee, posto fra le contee di Swain e Jackson in North Carolina, dove risiede storicamente una comunità di nativi Cherokee.

Uno di questi due cartelli spiega del vicino «Enloe Slave Cemetery», mentre l’altro racconta del rapporto genealogico fra Eric e Charles Mingus e i loro nonni e bisnonni che, nella seconda metà dell’Ottocento, camminavano per quelle terre e frequentavano il Mingus Mill, l’antico mulino della famiglia Mingus che, con il Mountain Farm Museum, è una delle attrazioni turistiche sul fiume Oconaluftee. Come è ben noto almeno a chi abbia letto l’autobiografia Peggio di un bastardo, l’albero genealogico di Mingus è sempre stato un argomento appassionante. Dalle biografie più aggiornate (per esempio, Myself When I Am Real: The Life and Music of Charles Mingus, di Gene Santoro, Oxford University Press, 2000), si apprende che suo padre, Charles Mingus Sr., era nato nel 1877 da un rapporto occasionale tra una giovane nipote del dottor John Mingus (la cui famiglia di coloni tedeschi era giunta nel North Carolina presumibilmente almeno ai primi dell’Ottocento) e un mezzadro, ex schiavo, che all’epoca poteva essere sui quarant’anni e che doveva chiamarsi Dan (Daniel o forse David, ma ci torneremo) e di cognome anch’egli Mingus, come quello della famiglia che a suo tempo lo aveva fatto censire. Da qui si perdevano un po’ le tracce di Mingus Sr. per ritrovarle verso la fine del secolo, quando lui è arruolato nell’esercito, al tempo della guerra ispano-americana, e poi nei primi anni Venti del Novecento, quando si trova congedato a Nogales, Arizona, e diviene padre del giovane Charles Jr, futuro contrabbassista. Cos’altro si sapeva? Che la madre del giovane Charles, nato a Nogales il 22.4.22 (Mingus ci teneva, a questa cabala del quattro), Harriet Sophia Phillips (in alcuni documenti, Philips con una elle), era la seconda moglie di Mingus Sr. ed era a sua volta figlia di un sino-britannico proveniente da Hong Kong e di una donna, più che sud-americana, di origini africano-americane del sud degli Stati Uniti. Infine, Mingus stesso, in Beneath the Underdog, accenna vagamente (pur con un certo orgoglio) al fatto che fra i suoi avi vi fossero anche dei nativi americani.

Charles Mingus

Ora, grazie all’African American Experiences Project, moltissimi buchi si vanno riempendo di contenuti molto interessanti, che partono dall’analisi di documenti, luoghi e oggetti intorno al Mingus Mill, l’antico mulino che una famiglia di coloni tedeschi aveva costruito agli inizi del 1800 nella valle del fiume Oconaluftee, nella contea di Swain in North Carolina, nella parte meridionale dei Monti Appalachi dove viveva una comunità di nativi Cherokee. Insomma, siamo molto lontani, geograficamente e culturalmente, da Nogales, Arizona. Di tutto questo, Mingus sapeva ben poco: suo padre, Mingus Sr., gliene aveva accennato solo un po’, ma quel che è certo è che il padre intendeva fargli fare una vita da bianco, con poche o nulle reminiscenze del suo reale passato. Mingus parlava addirittura di una nonna Swedish, svedese, ma probabilmente confondeva con l’origine geografica della contea di Swain.

Eric Mingus (nato una dozzina di anni dopo la morte del nonno), lo scorso maggio, in occasione dell’inaugurazione dei cartelli, spiegò: «Avevo sempre sentito parlare del Mingus Mill ma non era esattamente un posto cui sentivamo di appartenere. Storicamente questo era soltanto il luogo da cui mio nonno era fuggito». La «fuga» di Mingus Sr. è un punto chiave, quindi ricominciamo da lì. Mingus Sr. era nato nel 1877 da un rapporto fra la diciannovenne Clarinda Mingus e il mezzadro di colore Daniel Mingus, presumibilmente ex-schiavo, liberto quantomeno dalla fine della guerra civile; entrambi abitavano/frequentavano la casa del dottor John Mingus e di sua moglie Mary, una famiglia di coloni tedeschi giunti in North Carolina probabilmente con il capostipite Jacob nei primi dell’Ottocento, che aveva costruito un mulino, intorno al quale, piano piano, si andavano concretizzando le varie attività della famiglia. Secondo i dati censiti nel 1860 (siamo nell’anno precedente la guerra di secessione), John e Mary Mingus possedevano due schiavi, di cui uno, mulatto, diciottenne. Il censimento del 1870 documenta che nella fattoria dei Mingus vive e lavora un tale David Mingus, trentacinquenne; il censimento del 1880 segnala un Daniel Mingus che vive nella contea di Swain, sposato con una donna bianca (che certamente non è Clarinda ma Sarah) e diversi figli, cui – si direbbe affettuosamente – dà i nomi dei figli della famiglia Mingus, quasi fossero dei cugini. Per vari motivi è probabile (ancorché non certissimo) che David e Daniel siano la stessa persona, anche se le età, fra i vari censimenti, non coincidono perfettamente. Ciò che è certo è che Daniel (David) è sempre vissuto da quelle parti e ha lavorato a lungo per la famiglia Mingus: questo è testimoniato da alcuni documenti che gli danno un ruolo attivo, come falegname e carpentiere nella costruzione del nuovo mulino a turbina e della nuova casa dei Mingus, nonché di diversi mobili ancora oggi presenti a Mingus Mill nel parco nazionale.

Molti di questi lavori avvengono nel 1877, così è contrassegnato, l’anno della nascita di Mingus Sr., ossia un momento molto probabile, data l’insistente presenza nella casa dell’abile artigiano Dan. Da piccolo, Mingus Sr., di aspetto molto bianco, vive nella grande casa del dottor Mingus con la madre. Tuttavia sei anni dopo Clarinda si sposa con un uomo (bianco, tale William Trentham), con cui va a vivere al di fuori del Mingus Mill, senza il figlio; quindi, dall’età di sei anni, Mingus Sr. vive col nonno Abe e i bisnonni John e Mary nella grande casa della valle di Oconaluftee. Col passar degli anni, questa situazione comincia a stare stretta al giovane Mingus Sr. che cresce, di fatto, senza madre né padre: non è chiaro se, crescendo, lui venga a sapere di chi effettivamente si tratti, dato che anche Daniel, pur lavorando sempre per i Mingus, si è anch’egli sposato, con Sarah, ha messo su famiglia e ha poi pure cambiato cognome in West (e la discendenza dei Cowee-West giunge sino ai nostri giorni).

Anche la situazione diciamo sociale, non è ben definita: essendo di pelle molto chiara, a Mingus Sr. viene insegnato a comportarsi e «pensarsi» più da bianco che da nero, in una valle in cui gli afro-americani sono ritenuti, nella migliore delle ipotesi, dei buoni servi, trattandosi di liberti. Se non bastasse, da quello strano paradiso terrestre, popolato da Abramo, Giacobbe, Daniele-Davide, erano stati cacciati i Cherokee con i quali i coloni non potevano intrattenere dei buonissimi rapporti (per inciso, ricordiamo che la rovinosa battaglia di Little Bighorn ebbe luogo il 25 giugno 1876, e stavamo entrando nel periodo di Buffalo Bill). 

È in questo clima che Mingus Sr. nel 1892, dunque poco più che quindicenne, matura l’idea di andarsene da quella valle dell’Eden-Oconaluftee e lo fa recandosi nella vicina Knoxville per arruolarsi nell’esercito, dichiarando di avere quasi diciannove anni: qui non si va per il sottile ed il giovane è fatto partire per il Montana, ai confini del Canada, con i Buffalo Soldiers, un gruppo del X Cavalleria formalmente integrato ma in sostanza segregato, essendo composto solamente da afro-americani; ci resta cinque anni fino al novembre 1897, quando è congedato (qui rammentiamo solo che il nome «Buffalo Soldiers» era stato dato dai nativi, contro i quali spesso combattevano).

Sono passati cinque anni e a Mingus Sr. non va più di tornare a casa nelle Smoky Mountains, così, poche settimane dopo, torna ad arruolarsi, prima nei Buffalo Soldiers ma del 24° Fanteria, quindi – siamo nel 1898 – sempre nella fanteria ma per la guerra ispano-americana, quella che gli storici pongono come prima pietra dell’imperialismo americano: Mingus Sr. combatte a Cuba e nelle Filippine, prima di tornare su nel Montana, scendere a New York e infine dirigersi in Arizona, a Nogales, nella zona calda di confine col Messico, interessata dai sommovimenti della rivoluzione contro la dittatura di Porfirio Diaz. Siamo oramai nel 1922, un anno cruciale: a Nogales, il 22 aprile, nasce Charles Mingus Jr. (il nostro Mingus) che, con la madre Harriet e le piccole Grace e Vivian, pochi mesi dopo, si trasferisce a Watts, sobborgo di Los Angeles, California. Alla fine dell’estate 1922 la madre Harriet muore per problemi cardiaci e, a metà del 1923, Charles Mingus Sr, si risposa per la terza volta, con Mamie Newton Carson, già madre di Odell, di una ventina di anni più vecchio di Mingus, chitarrista flamenco dilettante (ne ritroveremo il fantasma nel terzo movimento di The Black Saint and The Sinner Lady). Oltre alla pensione dall’esercito (da cui esce coi gradi di sergente maggiore), Mingus Sr. gode anche dello stipendio da funzionario di un ufficio postale, dove lavora quasi sino alla morte, nel 1951; può dunque assicurare ai figli un tenore di vita dignitoso, giocando a bridge e facendo studiare musica (classica) a Mingus, cui vengon fatte frequentare le chiese metodiste. In ultima analisi, se Mingus (Mingus Mingus) è diventato l’artista che sappiamo, sentendosi nell’animo «peggio di un bastardo», molto è dovuto alle scelte, casuali ma anche molto cercate, da parte di suo padre Mingus Sr., venuto al mondo da un rapporto occasionale (ma anche questo un po’ cercato) fra un mulatto ex schiavo e una ragazza di una famiglia di coloni tedeschi che lo fanno crescere finché lui, quindicenne, non decide di andarsene dalle Montagne Fumose a sud degli Appalachi, in North Carolina. Arruolato nell’esercito, con i Buffalo Soldiers combatte (e dunque probabilmente uccide) nativi, messicani e ispanici (spagnoli, cubani, filippini), finché si stabilisce in Arizona, ai turbolenti confini col Messico, dove, in seconde nozze, sposa Harriet, una donna afro-americana anche lei di pelle comunque chiara, essendo figlia di un sino-britannico. Per il lavoro che faceva, Mingus Sr. avrebbe potuto stabilirsi in molte parti degli Stati Uniti, e parrebbe abbastanza casuale il fatto che avesse finito per legarsi ai territori del sud-ovest (Arizona, California, Messico) e a quelle culture, anche musicali (la coloritura spagnola, così importante per Mingus). 

Mingus Sr. non c’entrava nulla con la musica; gli unici ad avere una qualche affinità sono la matrigna, Mamie Carson, che lo porta ai riti pentecostali, e il fratellastro Odell. Mingus Sr. è autoritario, un filo violento come può esserlo uno che ha passato più di mezza vita letteralmente in prima linea, con il fucile in mano: la musica, chissà perché, quella seria il figlio la deve studiare. Ma da giovane Mingus Sr. era cresciuto nel mulino dei Mingus, tedeschi, battisti, tutto sommato non violenti (per quanto già proprietari di un paio di schiavi) e, oltre a qualche cromosoma più vicino ai corali bachiani che alle marce prussiane, aveva qualcosa di nonno Daniel, pacifico mulatto, abile artigiano, amabile impollinatore, probabilmente non ostile ai nativi. Mingus Mingus, che amava tantissimo il suo cognome (gli sapeva un po’ di africano e molto di latino da Sacro Romano Impero), aveva preso sia dal padre che dal nonno, oltre che dalle madri e dalle nonne, e quella bipolarità che cercava sintesi in una terza via, una terza corrente sua propria, l’avrebbe trovata in una musica che più aperta e frastagliata e diversa non avrebbe potuto essere. Myself When I Am Real, diceva il titolo di una delle sue musiche più esplicitamente autobiografiche nella tonalità di Re bemolle: Db, quarta e seconda lettera dell’alfabeto che per Mingus, nato il 22.4.22 da un padre concepito casualmente in un mulino dall’altra parte dell’America, non potevano essere casuali.

 

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