Kenny Barron al Blue Note di Milano

di Francesco Spezia

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Kenny Barron Quintet – Blue Note Milano 22 febbraio 2023

Uno degli appuntamenti più attesi del cartellone 2023 del Blue Note di Milano era senza dubbio quello del quintetto di Kenny Barron, una vera e propria leggenda vivente del jazz. Il pianista originario di Filadelfia (che compirà 80 anni a giugno) ha da sempre avuto l’Italia fra le mete più frequentate dei suoi tour. Si pensi alle innumerevoli volte che ha suonato ad Umbria Jazz, dalle quali nel 1986 furono tratte le registrazioni di tre ottimi dischi (due a nome degli Sphere e uno in duo) della milanese Red Record come Sphere On Tour, Live At Umbria Jazz e Two As One.
Negli ultimi anni Barron ha frequentato il nostro Paese con diverse formazioni, spesso in compagnia di altri pianisti, in particolare Dado Moroni ma anche Benny Green, Cyrus Chestnut, Eric Reed e il compianto Mulgrew Miller. Non sono mancate apparizioni in solo, in trio (con Kyioshi Kitagawa) e in duo con Dave Holland, mentre il quintetto del Blue Note era sì una formazione inedita, ma anche un’evoluzione diretta dell’All-Star Quartet che nel 2021 si esibì a Merano. Kenny Barron, Johnathan Blake e Steve Nelson mantengono il loro posto, Peter Washington viene sostituito da Kitagawa, mentre si unisce al gruppo Immanuel Wilkins, uno degli astri nascenti della nuova generazione di musicisti di Filadelfia.
Una delle caratteristiche che rendono unica l’atmosfera che si respira al Blue Note è l’eterogeneità della sua platea di avventori. In particolare, per il doppio set di Barron erano presenti addetti ai lavori, jazz fans accaniti e di vecchia data, improbabili coppiette e una schiera di giovani hipster. E proprio la bassa età media dei membri del pubblico è sia un segnale che fa ben sperare, sia una brutta notizia per coloro che da anni tentano di celebrare il funerale della musica jazz.

Il gruppo di Kenny Barron non ha deluso le aspettative, offrendo due pregevoli performance di circa un’ora. Diverse le perle della serata: un’intensa esecuzione dell’iconica Footprints di Wayne Shorter, l’assolo di batteria di Johnathan Blake (ormai ai massimi livelli del suo strumento da anni) e il flusso di coscienza fra il medesimo e Immanuel Wilkins, con il leader ascoltatore compiaciuto. Sotto le aspettative di chi scrive è stata la prova di Steve Nelson. Lo stimato vibrafonista pubblicò nel 1990 il primo disco a suo nome per la Red Record con la partecipazione di Bobby Watson ma da allora ha frequentato saltuariamente il nostro Paese. Durante il concerto milanese è apparso stanco, probabilmente un po’ provato dalle fatiche del tour, ma una prestazione sottotono può capitare a tutti e soprattutto non scalfisce un percorso artistico di primissimo livello.
A fine concerto Kenny Barron si è concesso ai fan per foto e autografi, emozionandosi particolarmente alla vista di un vecchio vinile di Johnny Coles e Frank Wess per la Uptown (Two at the Top) e sottolineando quanto il talento di Coles fosse stato sottovalutato e dimenticato da molti.
Al momento non sono previsti nuovi concerti di questa band, fatta eccezione per il North Sea Jazz Festival di Rotterdam a luglio. La buona notizia per i fan italiani di Kenny Barron è che sono già state annunciate due date in anteprima (rispetto ai cartelloni ufficiali dei relativi festival) sul sito internet dell’artista. A fine Aprile tornerà in trio con Blake e Kitagawa a Torino e Cremona per due appuntamenti da segnare sul calendario.
Francesco Spezia