Jazz Bins, il nuovo grandissimo trio di Marc Ribot

Il poliedrico chitarrista non smetterà mai di stupirci, questa volta all’insegna del Soul Jazz

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Marc Ribot celebra il suo amore per il musicista con cui fu sul palco nella sua prima tournée, l’organista «Brother» Jack McDuff nel 1977.

Difficile pensare a una coppia peggio assortita, a giudicare dal successivo e ardimentoso percorso artistico del chitarrista, ma quello che sta girando è il suo trio più accattivante degli ultimi anni.

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Jazz-Bins 2024 Busseto
Il trio in azione, inarrestabile Groove

Ospite della rassegna La Milanesiana di Elisabetta Sgarbi, il chitarrista – senza mostrare alcun disagio – si è dapprima trovato a discutere di poesia e di timidezza con lo scrittore Michael Cunningham (premio Pulitzer 1999) e da tempo nella scuderia della casa editrice “Nave di Teseo” della Sgarbi, per poi prodursi in un concerto sensazionale.

Ribot 2024
Marc Ribot coivolto nella discussione con lo scrittore premio Pulitzer Michael Cunnigam

La scena è uno di quei luoghi meravigliosi di cui il nostro Paese è talmente ricco da potersi addirittura permettere di non farli conoscere: la Villa Pallavicino di Busseto, edificio rinascimentale a metà tra dimora signorile e fortificazione, protetto da un austero e maestoso muro di cinta e circondato da un fossato. Luogo talmente nobile che nel 1543 fu sede dell’incontro tra il papa Paolo III e l’imperatore Carlo V.

Attualmente ospita il museo dedicato a Renata Tebaldi, icona del belcanto. Il cortile della villa ispira una grande magia e ha probabilmente contagiato i tre, che  si sono espressi al meglio.

Marc Ribot, Gregory Lewis e Joe Dyson Busseto 2024
Una foto per i social con lo sfondo della meravigliosa Villa Pallavicino

Il gioco di Ribot è stato quello di circondarsi di due musicisti notevoli: da una parte l’hammondista Greg Lewis, virtuoso dello strumento e suo esperto conoscitore.

Jazz-Bins Busseto 2024
il travolgente e soulful Gregory Lewis

Lewis è capace di infondere un groove irrefrenabile con il suo B3 che si invola in riff ripetuti ed ipnotici, sempre pronto ad alzare la tensione e a sopirla nelle note più basse, calde ed avvolgenti, nel solco della migliore tradizione soul.

Dall’altra il batterista Joe Dyson, un metronomo perfetto per l’Hammond dall’alto dell’esperienza maturata in gruppi come quelli di Dr. Lonnie Liston Smith e come la Dirty Dozen Brass Band. Pulsante, vivido, implacabile nella spinta, travolgente negli assolo e discreto nell’assecondare le incursioni sopra le righe di Ribot.

Jazz Bins 2024 busseto
Gregory Lewis e l’implacabile Joe Dyson

La chitarra sghemba e trasversale di quest’ultimo si innesta nel panorama proiettando letteralmente in orbita questa sanguigna musica degli anni Cinquanta e Sessanta, con scarti improvvisi, note sparate nel vuoto ma, alla fine, perfettamente coerenti.

Il soul riprende nuova vita, si ritrova improvvisamente a fare sperimentazione, a uscire dai cliché consolidati per ritrovarsi nel solco ora della musica reiterativa ora dell’esplosione sonora.

C’è una pulsazione nuova, una sfida a sé stessi nel punteggiare in maniera anomala una forma classica. Il tutto si legge a svariati livelli: il neofita troverà l’emozione del trascinante groove, l’ascoltatore più colto la contaminazione con schegge impazzite di avanguardia, perfettamente incastonate come in un gioiello di preziosa fattura.

L’energia è sempre palpabile e con essa il divertimento dei musicisti.

Speriamo che questo tour produca un disco perché si tratta tra la musica più fresca e stimolante ascolta nel 2024.

Giancarlo Spezia

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