Plays Rugantino Reloaded . Intervista a Roberto Gatto

Il noto batterista romano riporta in scena il progetto dedicato alla fortunata commedia musicale firmata da Garinei e Giovannini. Martedì 24 giugno si esibirà alla Casa del Jazz di Roma.

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Buongiorno Roberto, grazie per il tuo tempo. Parliamo subito del tuo ultimo progetto Plays Rugantino Reloaded. Un lavoro che risale a un bel po’ di anni fa e che ha avuto un eccellente successo. Come nasce? Perché hai scelto questa commedia musicale?
Buongiorno Alceste e ben trovati anche a voi. In realtà questo progetto nasce 25 anni fa dall’idea di realizzare una versione che potremmo definire jazzistica del Rugantino, per certi versi come fece Miles Davis con Porgy and Bess. Il disco andò molto bene e per me è stato un onore poter riunire una big band con alcuni dei più grandi musicisti del jazz italiano e soprattutto con un’orchestra di archi. Tuttavia il progetto ha avuto vita breve sia per ragioni legate alle economie sia perché era difficile andare in giro con una formazione del genere con tanti musicisti. Per questi motivi ci siamo dovuti fermare.

Perché hai voluto riportarlo in auge?
A distanza di 25 anni riascoltando i progetto e il disco ho pensato che fosse attuale. Per questo sono riuscito a proporlo alla Casa del Jazz dove Luciano Linzi ha accettato di farlo in una dimensione più ridotta con alcuni musicisti che già avevano preso parte alla registrazione originale. Per questo il 24 giugno faremo questo concerto con questa nuova veste, mantenendo fede agli arrangiamenti anche se abbiamo riscritto alcune cose in previsione di un organico diverso. Speriamo anche di poterlo riprogrammare nel corso del prossimo anno.

Ci sono stati ostacoli nell’adattare le musiche della commedia musicale al linguaggio jazzistico?
No, devo dire che non ho trovato nessun ostacolo perché Armando Trovajoli, ovvero il compositore di Rugantino, come tanti altri geni che hanno fatto la loro fortuna con le colonne sonore, era un musicista che proveniva dal jazz. Per questo nella sua scrittura e anche nelle colonne sonore riecheggiavano queste soluzioni molto jazzistiche che provengono anche dal musical americano. Non è stato difficile, dunque, perché c’era già una matrice legata alla musica jazz e alla fine è stato un lavoro di ri-orchestrazione e organizzazione del suono. Nel caso del 24 giugno abbiamo un ensemble di dieci elementi che per certi versi è più vicino a una band. All’epoca quando proposi il progetto a Trovajoli rimase sorpreso dal fatto che volevo rileggere una cosa come il Rugantino perché c’erano altre opere più vicine al jazz come ad esempio Ciao Rudy, commedia musicale che anch’essa era stata lanciata al teatro Sistina.

Roma, Casa del Jazz 05 2023
Roberto Gatto Shooting
©Riccardo Musacchio / MUSA

Dicevamo che è una versione nuova, con arrangiamenti nuovi. In linea di massima potresti dirci cosa è cambiato rispetto alla primigenia rappresentazione?
Innanzitutto non ci sono gli archi, che davano un’indicazione abbastanza precisa. La versione di adesso ha a tutti gli effetti una veste più jazzistica perché l’organico è composto da una sezione ritmica più sette fiati che chiaramente lo rende più vicino al jazz.

Chi saranno i musicisti che ti accompagneranno sul palco?
Mi accompagneranno in parte alcuni artisti che hanno preso parte al disco, ovvero Paolo Silvestri, direzione e arrangiamenti, Enrico Pieranunzi al piano, Gabriele Mirabassi al clarinetto e  Rosario Giuliani al sax. A loro si aggiungono altri musicisti nuovi come  Alessandro Presti alla tromba, Marco Guidolotti al sax e clarinetto basso, Didier Yon al trombone, Remo Izzi al corno, Massimo Pirone alla tuba e trombone basso e infine Gabriele Evangelista al contrabbasso.

Il 24 giugno sarai in scena alla Casa del Jazz. Quali sono gli altri appuntamenti con Plays Rugantino Reloaded?
Considerando che abbiamo rimesso in piedi questo spettacolo da poco sono felice che abbiamo già un concerto nel 2026 all’Aquila presso la società Barattelli, una famosa associazione che organizza musica classica che ogni tanto inserisce produzioni vicine al jazz. Nel frattempo speriamo anche di rilanciarlo a Roma e di ottenere altre possibilità nel corso di questo inverno.

Roberto, hai tanti progetti in corso. Quali altri hai in cantiere?
Ho tanti progetti in cantiere. Al di là di questo progetto legato alle musiche di Rugantino, che sarà sporadico, vado avanti con le mie formazioni, ovvero il quartetto con Santimone, Presti ed Evangelista, il Perfect trio con Alfonso Santimone e Pierpaolo Ranieri e l’Imperfect trio con Marcello Allulli e Pierpaolo Ranieri. Quello che posso dirti è che sicuramente registreremo un disco in quartetto e che ho delle collaborazioni con musicisti americani tra cui quella con il chitarrista Peter Bernstein, con cui a settembre porteremo in giro un organ trio, e quella con un altro sassofonista americano, Jed Levy, con cui suonerò in Italia e Inghilterra tra la fine di novembre e dicembre.
Alceste Ayroldi

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