Milton Nascimento: l’ultimo spettacolo

Il poliedrico artista brasiliano dice addio alle scene. Il 10 luglio sarà in concerto al Teatro La Fenice di Venezia.

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Foto Marcos Shemes

È sempre troppo difficile condensare in poche righe l’importanza di un artista gigantesco come Milton Nascimento. Allo stesso tempo è doveroso quantomeno provarci, soprattutto quando il treno della vita – metafora ricorrente nel canzoniere dell’artista – si appresta a effettuare una delle sue più importanti fermate: l’addio definitivo al palcoscenico. A Última Sessão De Música, come lo stesso Milton ha deciso di intitolare la sua ultima tournée, è la commemorazione di una traiettoria musicale lunga più di mezzo secolo, in cui, con quarantatré dischi e cinque Grammy, abbiamo assistito a una straordinaria universalizzazione della musica brasiliana declinata, di volta in volta, in raffinatissimi universi melodico-armonici capaci di resistere all’inesorabile passaggio del tempo. La musica di Milton, infatti, è quanto di più atemporale si conosca a sud dell’equatore, e non è un caso se a essa abbiano voluto avvicinarsi non solo figure centrali della storia della musica internazionale come Peter Gabriel, Wayne Shorter, Herbie Hancock, Quincy Jones, ma anche nuovi talenti come Esperanza Spalding.
Partito da Rio de Janeiro il 6 giugno, il Trem Azul – per citare uno dei più celebri brani di «Clube da Esquina», disco fondamentale nella storia della musica del Novecento – su cui viaggia Milton ha fatto tappa in Inghilterra e Portogallo e si appresta ad arrivare anche in Italia grazie a Veneto Jazz che ospiterà A Última Sessão De Música sul palco del Teatro La Fenice di Venezia il prossimo 10 luglio.
Nell’attesa di questo imperdibile concerto ci siamo fatti dare un passaggio sul Trem Azul e abbiamo posto qualche domanda a Milton.

Foto Marcos Shemes

Con questa tournée dici addio al palco. Come ti senti?
È stata una decisione soppesata a lungo, con molto anticipo e, soprattutto, con molta calma. Io e mio figlio Augusto ne stavamo parlando già da alcuni anni. Credo che sia ormai arrivato il momento giusto e ritengo di aver fatto fino in fondo il mio dovere.

Cosa ti mancherà quando questa tournée sarà finita?
Sono sicuro che mi mancheranno l’affetto del pubblico e i lunghi viaggi con la mia équipe. Perché, in fondo, in questo viaggio sono sempre circondato da amici. Non c’è nessuno nella mia équipe, tra i musicisti e tra i tecnici, che non sia un mio caro amico.

Foto Marcos Shemes

E cosa ti ha guidato nella scelta delle canzoni che compongono la scaletta di questo spettacolo?
Il concerto è diretto da mio figlio Augusto che, negli ultimi anni, si è occupato di tutta la mia carriera. È lui che ha curato in ogni dettaglio questa tournée. L’idea su cui si è basato per costruire la scaletta di A Última Sessão de Música è stata quella di offrire al pubblico una panoramica di tutta la mia carriera, celebrando così ogni singola fase di oltre mezzo secolo di musica.
Pietro Scaramuzzo