Signora Gallo, vorrei partire dal suo ultimo lavoro discografico Afro Bass Fusion, dove convergono diverse musiche, diverse sonorità: dalla makossa camerunense all’afro beat nigeriano. Come nasce l’idea di questo progetto musicale?
L’idea di questo progetto è nata nel 2018 ed è stato Manu Dibango a darmi l’idea di coverizzare canzoni del continente africano che mi avevano toccato quando ero giovane e ho trovato l’idea molto buona perché per me era un viaggio attraverso l’Africa.
E’ questo progetto che presenterà al Festival Mundus l’8 luglio?
Sì, questo è il progetto che presenterò al festival: è il mio nuovo spettacolo, con alcune canzoni nuove e altre vecchie.
Qual è il suo rapporto con il pubblico italiano?
Ho un rapporto caloroso con il pubblico italiano: suono regolarmente in Italia da due o tre anni e il pubblico italiano apprezza il mio modo di suonare.
In questo disco si può ascoltare una sua versione molto personale di Soul Makossa di Manu Dibango. La prima domanda è: come ha agito in termini di arrangiamento su questo brano?
Sono stata in tournée con Manu Dibango per un po’ di tempo e questa è la canzone che ho suonato sul palco e ho sempre voluto fare una cover di Soul Makossa ma in versione afro-funk. La suonerò l’8 luglio.
La seconda è: cosa rappresenta per lei Manu Dibango?
Manu Dibango è come un padre per me, un consigliere, mi ha sempre incoraggiato nei miei progetti di donna africana che voleva essere una strumentista, mi ha sempre sostenuto.
Lei è sicuramente una virtuosa del basso, ma è anche una polistrumentista, cantante e ballerina. Tra tutte le sue attitudini, perché ha scelto proprio il basso?
Sono una percussionista e il basso è ritmico e armonico Sono più abituata a suonare la base ritmica Il mio modo di suonare è basato sulla ritmica. Sono una donna del ritmo e del groove
Da circa venticinque anni risiede in Belgio. Quali sono, oggi, i suoi rapporti con la Costa d’Avorio?
Il Belgio è il mio paese d’adozione, la Costa d’Avorio il mio paese d’origine, è lì che cerco l’ispirazione Ho sempre avuto legami con la Costa d’Avorio attraverso la musica, attraverso la mia famiglia.
Qual è il filo conduttore del suo percorso musicale fino ad ora?
Ho sempre sognato di essere una delle migliori bassiste al mondo Sto lavorando per raggiungere questo obiettivo e spero di riuscirci un giorno.
Qual è la sua missione come artista?
Libertà, libertà!
Qual è il suo rapporto con la musica jazz?
Uso un po’ di jazz nella mia musica, ma mi considero una musicista fusion.
Ci può accompagnare in una giornata della sua vita, da una possibile routine mattutina fino al lavoro? Ha un programma fisso? In che modo la musica e gli altri aspetti della sua vita si integrano l’uno con l’altro: li separa o cerca invece di farli confluire senza soluzione di continuità?
Ogni giorno faccio la stessa cosa, mi alzo, lavoro sul mio basso fino a mezzogiorno e nel pomeriggio mi occupo del resto della mia giornata, mando e-mail, mi occupo delle carriere degli agenti, il rituale è sempre lo stesso, ogni mattina lavoro sul mio basso.
Chi è stato il suo mentore?
Ho avuto la fortuna di incontrare Manu Dibango e Bootsy Collins e Christian McBride lavorare con loro mi ha dato più esperienza. Ho molto rispetto per loro.
Potrebbe descrivere il suo processo creativo a partire da un brano o da un album che le è particolarmente caro? Da dove sono nate le idee, come sono state trasformate nella sua mente, da cosa ha iniziato e come ha perfezionato questi inizi nell’opera d’arte finita?
Per me, il brano che rappresenta la mia musica nell’album «Afro Bass Fusion» è Emotion: è poliritmico, e lavoro prima sul basso – l’idea nasce prima con il basso, poi aggiungo le percussioni e sviluppo tutto il resto.
Quali sono i suo prossimi obiettivi e impegni?
Il mio impegno futuro è quello di suonare il basso sul palco e di esibirmi.
Alceste Ayroldi
*Le foto sono attinte dal sito dell’artista, prive di paternità dell’autore.