«Città Futura». Intervista a Bassolino

Pianista, tastierista, compositore, ritenuto a giusto titolo tra i più interessanti esponenti del Neapolitan sound e del jazz funk nazionale, Bassolino sarà ospite il 13 settembre al Firenze Jazz Festival (anfiteatro Cascine – Ernesto De Pascale, ore 19). Di seguito un breve estratto dell’intervista che sarà prossimamente pubblicata sulla rivista Musica Jazz.

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Ti hanno definito il sindaco del Neapolitan sound. Ti ritrovi in questa definizione?
Un atto quasi dovuto, visto il cognome! (ride, N.d.R.). Anche se, effettivamente, stiamo cercando di creare una comunità musicale che ruota intorno a un progetto, a un’esperienza; il fulcro non è solo il mio progetto, perché all’interno di questo convivono più realtà, più persone che, probabilmente, emergono di meno. Poi, alla fine, ricade tutto su di me e, quindi, ho l’onore e l’onere di rappresentare una bella comunità di musicisti che ruota intorno al progetto Bassolino: una sorta di band allargata, come amo definirla, perciò, non direi «sindaco». Da parte mia c’è anche la volontà di sperimentare queste formule che ormai sono un po’ lontane dal contesto in cui viviamo, perché oggi è tutto molto univoco, scorre tutto su di un solo binario. Noi, invece, cerchiamo di essere un collettivo; e io rappresento un po’ questo collettivo sicuramente, quindi Bassolino diventa non solo il nome del progetto, ma l’emblema di un collettivo. E quando suoniamo live questo è ancora più evidente.

Chi sono i tuoi collaboratori e come li scegli?
Dal punto di vista compositivo c’è una persona, in particolare, che mi aiuta molto ed è Paolo Petrella; poi, LNDFK (al secolo, Linda Feki) alla voce, con la quale collaboriamo nei nostri reciproci progetti; Gennaro Apuzzo, voce ed è anche il fotografo della copertina di «Città Futura»: è un mio grande amico, il padre è un cantante professionista di canzoni napoletane da sempre e, quindi, lui è cresciuto con questo dono della canzone napoletana nelle corde vocali.

Ti senti più vicino al jazz fusion o al funk?
In realtà, mi sento più vicino al jazz-funk, inteso come tutto ciò che è al limite con il ballabile, con variazioni armoniche che spingono verso il groove.
Mi piace sicuramente l’approccio armonico, ma prediligo comunque il groove afro: c’è molto groove afro nella musica napoletana. Tutto ciò che è stato fatto con la batteria dai napoletani sembra qualcosa che possa essere paragonato a ciò che è stato fatto in Africa.

Il 13 settembre sarai sul palco del Firenze Jazz Festival.
Sì, presenterò «Città Futura», ovviamente. Con me sul palco ci saranno Edoardo Battaglia alla batteria, tra l’altro fiorentino, Paolo Petrella al basso e ai sintetizzatori, LNDFK alla voce, Marcello Giannini alla chitarra, Gennaro Apuzzo voce, io sintetizzatori, tastiere e voce e Francesco Bolle come fonico.

Cosa è scritto nell’agenda di Bassolino?
Settembre sarà molto pieno, perché il 12 suoniamo al Poplar, che è un festival di musica leggera che fanno a Trento, molto bello. Il 13 a Firenze, il giorno dopo suoniamo al Live Rock a Siena. Il 17 settembre saremo in Spagna a Vic, località vicino a Barcellona, dove si tiene un festival denominato Mercat de Musica Viva de Vic. Il 19 chiudiamo a Napoli con, almeno spero, l’ultimo live di quest’anno; dico spero, perché non ce la faccio più… e facciamo Napoli-San Gennaro il 19 all’ex-OPG che è un centro sociale di Napoli molto attivo. Sono proprio contento di suonare in un centro sociale, perché – visto ciò che sta succedendo in Italia – è una cosa che potrebbe non succedere più.
Alceste Ayroldi

 

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