Fred Hersch Trio + Enrico Rava (w/ Drew Gress e Joey Baron)

Trio, duo e quartetto per una grande serata

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Roma, Casa del Jazz
18 Luglio 2022

Dopo il bel concerto dello scorso anno, Fred Hersch torna alla Casa del Jazz con lo stesso trio, diverso da quello storico degli ultimi anni, che comprende Drew Gress al contrabbasso e Joey Baron alla batteria. In aggiunta, anche Enrico Rava, a formare un quartetto di stelle che tiene conto del sodalizio nel frattempo costituitosi tra il pianista e il trombettista. I due, infatti, a partire dall’estate del 2021, hanno suonato varie volte in Italia e anche all’Auditorium Parco della Musica di Roma, il 21 marzo scorso.
Il quartetto si esibisce nell’unico concerto della stagione estiva (ma era già stato a Bergamo nella scorsa primavera), grazie alla determinazione di Luciano Linzi, che lo ha fortemente voluto, organizzando appositamente l’arrivo da New York di Gress e Baron.
Sicché la serata si è sviluppata con geometrie variabili (trio, duo e quartetto), ampliando non poco la prospettiva.
Va infine ricordato che il duo ha appena registrato un disco per l’Ecm, «The Song Is You», la cui uscita è prevista per il 9 settembre prossimo.
Il tutto esaurito riferiva ampiamente della grande attesa del pubblico.

Su Enrico Rava è impossibile esprimersi sfuggendo il rischio del già detto: semplicemente il più conosciuto dei jazzisti italiani, in grado di assumere una piena rilevanza internazionale, egli ha attraversato le diverse epoche del jazz sempre da protagonista, portando con sé un bagaglio fatto di passione e cultura, di gusto, sonorità inconfondibile e raffinata abilità compositiva, altrettanto personale e riconoscibile.
Ha così potuto sviluppare un proprio magistero indiscusso e una poetica del tutto originale, grazie a scelte artistiche sempre ispirate, non soltanto frequentando moltissime fra le più grandi individualità di questa musica, ma anche svolgendo un ruolo di scopritore di talenti imprescindibile per il movimento jazzistico nazionale.
Fred Hersch, dal canto proprio, è un pianista straordinario, affermatosi nell’ultima decade di una carriera ultra-trentennale come uno dei più interessanti della sua generazione – forse come il miglior continuatore d’un approccio stilistico posto sulla linea ideale che ha condotto da Bill Evans a Keith Jarrett, e oltre -, in trio e come solista dotato di tecnica e tocco sopraffini, mostrando sempre di padroneggiare in modo assoluto ogni materiale musicale, in una perfetta sintesi di ragione e istinto.
Come detto, il pianista nella prima parte della serata si è esibito in trio con Gress e Baron.
Questo non è il suo trio abituale degli ultimi anni, che comprende invece John Hébert ed Eric McPherson, ma i due compagni di viaggio della serata hanno lungamente suonato con lui negli anni Ottanta e Novanta e per questo sono rimasti in grado di fondersi al meglio con la sua musica: Gress con naturale eleganza swingante e un costante penchant per il contrappunto e per il blues; Baron con una condotta ritmica sovente esplosiva, ma mai fuori contesto e sempre capace di sottigliezze e di ironia, all’occorrenza.
La scaletta dell’esibizione in trio, piuttosto breve, quasi per scaldare l’ambiente, ha presentato Softly As In A Morning Sunrise, Wichita Lineman, Serpentine e Lady Bird, per ricordare Jaki Byard, mentore e maestro di Hersch.
La parte centrale del concerto è stata dedicata a quel distillato di poesia che è il duo tra il pianista e il trombettista.
I due hanno presentato alcuni dei brani più classici entrati a far parte del loro repertorio in questo anno di concerti (e destinati a comporre la scaletta del disco in uscita, di cui si è già detto in apertura): Retrato Em Branco E Preto, Child’s Song, Misterioso e quella Improvisation che, nata da una iniziale libera frequentazione tra i due musicisti, è poi divenuta un canovaccio in qualche modo fissato su carta, sul quale i due amano variare e giocare, ricomponendolo a piacimento.
Il set è stato poi completato dal ritorno in scena di Gress e Baron, dando vita all’esibizione di un quartetto scattante, che ha offerto al pubblico il meglio della serata, presentando tutte d’un fiato I’m Getting Sentimental Over You, My Little Suede Shoes, Mandevilla – raffinato bolero composto da Hersch – e una versione delle «sue» Thank You, Come Again e Bandoleros  in cui Rava ha spigliatamente giocato con la ritmica.
In chiusura un bis di nuovo a due, con una versione assorta – e non poteva essere diversamente – di The Song Is You.
Nel complesso una grande serata.

Il trio conferma che, pur essendo diverso da quello col quale Hersch si è esibito negli ultimi dieci anni abbondanti (ma a lui non meno legato, stanti i forti vincoli di frequentazione con Gress e Baron di cui si diceva), non gli è affatto inferiore, riuscendo a intrattenere, divertire, swingare, senza mai perdere di profondità espressiva. Anzi, per taluni aspetti esso sa farsi più concreto e capace di soluzioni alternative, riportando la musica verso un linguaggio meno astratto, ma non meno raffinato.
Il duo non soltanto riferisce della capacità dei due Maestri di distillare poesia a piacimento, ma di un grande sodalizio anche umano, nel quale i due si portano con spontanea naturalezza l’uno verso l’altro, offrendosi generosamente alla conversazione, al reciproco sostegno e al pubblico. Questo aspetto così «donativo» è la vera cifra espressiva dei due, capace di forzare anche le angustie del tempo.
Il quartetto è stato la grande sorpresa, rivelandosi uno stimolante territorio comune tra quattro musicisti di doti sopraffine, che hanno suonato in modo appassionato e spontaneo, scherzando e divertendosi in modo evidente – in una temperie ricca di gustose inflessioni bop -, ma esplorando anche ogni piega espressiva ed emotiva del discorso musicale. Sia Hersch che Rava se ne sono giovati appieno e del resto è naturale, trattandosi di un gruppo di veri e propri fuoriclasse, che speriamo vivamente possa approdare su disco.
La Musica, infine, come accade soltanto nei momenti buoni, è stata costantemente in primo piano e questa è la cosa che davvero più importa.

Sandro Cerini

Il filmato con gli estratti del concerto è pubblicato sul canale YouTube «tecredos»