Il duo Gianluca Petrella – Pasquale Mirra a Terre Sonore

Una delle nuove rassegne in tempo di Covid ha ospitato il coeso e formidabile duo.

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Gianluca Petrella - Pasquale Mirra

Barchi, Vecchia rotonda, 19 agosto 2021

Si può già tentare un sintetico e parziale bilancio dell’estate jazzistica 2021, che, a differenza di quella dello scorso anno, è risultata senza dubbio la più affollata di festival e rassegne degli ultimi decenni. Dopo la chiusura di ogni evento culturale dal 29 ottobre 2020 alla fine di aprile 2021 per contrastare la diffusione della pandemia, la possibilità di ripartire con le attività di spettacolo ha messo in evidenza un bisogno insopprimibile di musica dal vivo per chi la fa e per chi l’ascolta. Anzi, le energie d’ideazione e realizzazione messe in campo in ogni angolo d’Italia si sono dimostrate al di sopra di ogni aspettativa. Uno dei motivi di questa proliferazione dell’offerta concertistica è molto semplice: alcuni dei festival e rassegne che tradizionalmente si svolgono in inverno-primavera son stati spostati al periodo estivo, venendo così a sovrapporsi alle manifestazioni storiche previste in questa stagione. Non solo. Si è verificato anche un fenomeno che vale la pena di sottolineare, questo sì nuovo, imprevedibile e carico di speranza progettuale, che ha portato a dismisura l’offerta; vale a dire che in questa situazione ancora pandemica ci sono state persone coraggiose che hanno avuto la forza di “inventare” nuovi festival, piccoli ma mirati. Solo per fare due esempi, si possono citare a tale proposito Le due rive del jazz, organizzato sul lago d’Iseo da Boris Savoldelli e Stefano Bertoli, e il Now Music Festival, ideato in provincia di Siena dai giovani musicisti dell’associazione BlueRing Improvisers. Si è venuto così a formare un ricco calendario di festival, storici, recenti o inediti, nonostante le limitazioni e le precauzioni sanitarie da adottare anche all’aperto, applicate in modo più o meno rigoroso.

Pasquale Mirra

Tra le tante nuove iniziative è da annoverare la marchigiana Terre Sonore, rassegna che per tutto il mese di agosto sta coinvolgendo varie località suggestive della provincia di Pesaro Urbino, e che, organizzata da Fano Jazz Network sotto la direzione artistica di Adriano Pedini, si può considerare la naturale prosecuzione di Fano Jazz by the Sea che si è chiuso il 31 luglio. A Barchi, uno dei quattro incantevoli borghi che costituiscono il comune di Terre Roveresche, si è ascoltato il concerto del duo Gianluca PetrellaPasquale Mirra, formazione strumentale anomala (ma ormai e per fortuna nulla sembra fuori dalla norma) che comprende due dei protagonisti assoluti dell’attuale scena italiana. Nato ben prima dell’insorgere della pandemia con una predisposizione al dialogo e ad un’estroversa improvvisazione su motivi condivisi, questo congeniale sodalizio ha dimostrato fin da subito una notevole forza comunicativa, incanalando via via il proprio rapporto musicale entro codici tematico-espressivi sempre più solidi, fino a sfociare quest’anno nell’edizione del cd “Correspondence”, in cui trova posto l’inserimento di alcuni ospiti. Anche a Barchi si è avuta la conferma di come la consonanza fra i due comprimari possa concretizzare un efficace stimolo reciproco, dinamiche in continua e naturale evoluzione, una compenetrazione di idee, ruoli, sonorità, parabole narrative…

Gianluca Petrella

Petrella, che col passare degli anni ha palesato una personale e costante crescita nell’approccio stilistico ed emotivo, si è mostrato sempre più convinto nella costruzione di lapidarie linee melodiche, rotonde e leggibili, intrise di un visionario lirismo e sostenute da una sonorità densa, perentoria. La frenetica e concentratissima azione di Mirra attorno ai suoi strumenti a percussione ha prodotto trame melodiche, ritmiche e timbriche cangianti, ora delicatissime ora frastornanti, con un gusto supremo nell’inserirsi nel modo più opportuno, realizzando un sublime equilibrio dinamico e formale. I due musicisti hanno saputo inoltre utilizzare al meglio le basi elettroniche pre-prodotte, che hanno fornito un vincolante, cadenzato tessuto connettivo.
Il repertorio scelto ha costituito la base di partenza per il loro dialogo paritario, presentando original che non nascondono il riconoscimento verso certi capisaldi del jazz del passato: Don Cherry, Sun Ra, l’AEOC… Ma è comparso anche un sorprendente Turkish Mambo di Lennie Tristano e in generale è prevalso un convinto riferimento alle atmosfere di particolari espressioni della musica africana. A tale proposito uno degli apici del concerto è risultato l’original Omo, che dopo un lungo assolo del trombonista barese in respirazione circolare, una sorta di meditazione ubriacante zeppa di armonici, ha innescato l’affascinante tema, orecchiabile e danzante, che evidentemente strizza l’occhio all’Ethio Jazz di Mekurya e Astatke.
Libero Farnè