Com’ è nata l’idea di questo progetto?
«Canta Autori» nasce grazie al pubblico. Cantando sempre musica internazionale ho provato a sondare il terreno durante i miei live e dopo l’esperienza a Domenica In nel 2018, dove per dodici puntate dovevo cantare brani dedicati all’amore, ho accettato la sfida e la ricerca in questo mondo musicalmente meraviglioso ma per me inesplorato. Come dicevo prima, il pubblico ha risposto sempre con grande entusiasmo alle mie versioni in italiano dei brani che proponevo dal vivo, e allora da quell’entusiasmo è nato «Karima Canta Autori».
Immagino che non sia stata facile la cernita dei brani. Quali criteri hai utilizzato?
No, tutt’altro, è stato complesso. Siamo partiti da 20-25 brani e dopo una grande scrematura siamo arrivati a 12-13, un lavoro davvero impegnativo. I criteri con cui ho, anzi abbiamo scelto i brani, sono andati oltre il significato del testo, il significato che quelle canzoni potevano avere per me, nella mia vita e nel mio vissuto, per la melodia, per la storia e per come effettivamente Piero Frassi riusciva a rivestirle con nuovi arrangiamenti.E quando le abbiamo suonate è giunta la risposta finale.
E in fase di arrangiamento?
Quello è tutta opera di Piero Frassi, eccetto le parti degli archi (Orchestra ICO Suoni del Sud) che si debbono a Marcello Sirignano.
Qual è il brano che più ti rappresenta?
Direi senza dubbio Il nostro concerto.
Vuoi parlarci dei musicisti che sono al tuo fianco?
Certamente: pensa che, prima di essere coloro che da anni ormai calcano studio e palchi importanti assieme a me, sono amici di cuore oramai da diverso tempo, una vera famiglia. Ve li presento: Piero Frassi al piano che ormai mi sopporta e mi supporta da ventun anni, e come un vero sarto cuce arrangiamenti perfetti per la mia voce che conosce come le sue tasche; Gabriele Evangelista, una garanzia di groove pazzesca e un suono meraviglioso: anche se lo guardi suonare con le orecchie chiuse riesci comunque a sentire la musica. Infine c’è Bernardo Guerra con il suo imperdibile tocco, e che con la sua essenzialità dona colori perfetti a ogni brano che suona.
Hai anche due ospiti: Fabio Concato e Nino Buonocore.
Per me è un grandissimo onore aver avuto la «benedizione» di questi due immensi poeti che stimo da sempre, persone di animo nobile e grande umiltà. La stima e l’affetto reciproco han fatto sì che nascesse una bella amicizia con entrambi. La cosa bella che vorrei sottolineare, dati i tempi che corrono e che ormai ritengono superfluo trovarsi assieme per realizzare i vari progetti, è che questi duetti sono stati registrati di persona, a contatto, guardandoci negli occhi e cantando insieme! Come si faceva una volta. Ed è un momento prezioso.
Karima, oggi che circola una gran dose di esterofilia musicale arrivi tu con un omaggio alla musica italiana. Ti senti in controtendenza? Quanto è importante per te la canzone italiana nel tuo percorso artistico?
Di sicuro non sono al passo coi tempi, canto senza auto-tune, con i vestiti addosso, non ho piercing e solo un paio di tatuaggi! Per me questa è una sorta di missione, ovvero onorare e far risuonare la melodia, la cosa per cui siamo famosi in tutto il mondo, ma con un po’ di sapore black, jazz, soul…
Buona parte di questi brani è stata scritta in un’epoca che generazionalmente non ti appartiene. Come li hai recuperati? Chi te li ha fatti ascoltare?
Infatti ho sempre detto a mia madre di avermi fatto nascere nel un momento sbagliato! Dovevo nascere molti anni fa… Li ho recuperati perché ho sempre ascoltato musica di altri tempi e perché ho chiesto ai ragazzi quale brano secondo loro potesse starmi bene addosso Per esempio: Sempre e per sempre di De Gregori è stata un’idea di Bernardo Guerra e Buona notte a te l’ha suggerita Piero Frassi.
Quanto è cambiata la tua visione della musica da quando hai iniziato il tuo percorso artistico?
Devo dire che stilisticamente e a livello di gusto sono stata fedele a quello che ho sempre sentito e amato, anche se credo sul serio che la vita si nutra di contaminazioni. E così ho sempre fatto, contaminando con collaborazioni, suoni e condivisioni con vari artisti.
Da Amici al Festival di Sanremo al jazz, passando per Burt Bacharach. Quali sono i tuoi legami con il jazz?
Ho iniziato da piccolissima con il gospel; il jazz l’ho scoperto a quattordici anni e me ne sono follemente innamorata. Poi è giusto che il percorso di un’artista spazi oltre la sua comfort zone, anche per conoscersi meglio e capire in quale realtà ci si sente davvero a casa!
Quali sono gli aspetti che non gradisci della professione di musicista?
Che si va a letto troppo tardi!
Qual è il tuo background culturale e artistico?
George Benson, Stevie Wonder, Whitney Houston, Ella Fitzgerald, Louis Armstrong, Rachelle Ferrell e, perché no, Spice Girls e Take That!
Qual è il tuo motto?
Succede sempre quello che deve succedere, e la bellezza salverà il mondo.
Quali sono i tuoi obiettivi come artista e quanto sono cambiati nel corso del tempo?
Ho cominciato lo studio della voce a ventidue anni e ancora sto prendendo lezioni: amare il mio strumento e prendermene cura, così da poter divulgare il mio suono nel mondo.
Con chi vorresti collaborare?
Stevie Wonder per tutta la vita!
Cosa è scritto nell’agenda di Karima?
Qui e ora. Amati. Respira. Disciplina.