Dal 1969 a oggi l’instancabile attività del contrabbassista inglese Barry Guy si è diramata ed espansa in molteplici direzioni. Vale la pena di ricordarne alcune. Il suo contributo alla scena della musica improvvisata inglese si è tradotto in numerose collaborazioni con lo Spontaneous Music Ensemble del batterista John Stevens e con il sassofonista Evan Parker, e nella creazione del trio Iskra 1903, insieme al chitarrista Derek Bailey e al trombonista Paul Rutherford. Nella veste di fecondo compositore ha creato la storica London Jazz Composers Orchestra e successivamente fondato l’ensemble Blue Shroud Band. La solida formazione classica lo ha portato a frequentare – spesso in simbiosi con la moglie, la violinista svizzera Maya Homburger – repertori disparati che spaziano idealmente da Bach a Kurtág. Sempre nel campo dell’improvvisazione di estrazione jazzistica ha formato dei trii con i pianisti Marilyn Crispell e Agustí Fernández. Con un’ex allieva e connazionale di quest’ultimo, la pianista Jordina Millà, Guy ha instaurato negli ultimi anni un proficuo legame documentato da «String Fables» (Fundacja Słuchaj!, 2021) e «Live in Munich», registrato nel 2022 e pubblicato dalla ECM il 5 luglio scorso. Dotata di un tocco squisito e di notevole lungimiranza nel processo improvvisativo, la quarantenne pianista catalana ha al suo attivo il piano solo «Males Herbes» (Sirulita, 2018) e, sempre per l’etichetta di Barcellona, «When Forests Dream» (2020), inciso in duo con Fernández. Da questa recente collaborazione ha preso le mosse la nostra conversazione.
A proposito del tuo ultimo lavoro per la ECM, «Live in Munich», com’è iniziata la tua collaborazione con Jordina Millà? Hai avuto l’opportunità di conoscerla attraverso Agustí Fernández?
Ho incontrato Jordina nel 2017. Per il Mixtur Festival di Barcellona avevo preparato un lavoro intitolato Meditations and Hallucinations per un ensemble laboratorio. Il progetto era intenso e lo ricordo come qualcosa di molto gratificante. I musicisti che avevo riunito si dimostrarono creativi, pazienti e molto laboriosi. Jordina mi impressionò per il suo modo originale di suonare e per la sua dedizione. Essendo allieva di Agustí Fernández (che assistette a una delle prove), da un punto di vista sia tecnico che di ascolto Jordina era più che pronta ad affrontare le complessità della mia composizione.
Dall’approccio di Jordina Millà risulta evidente come Fernández sia stato il suo mentore. A tuo avviso, quali sono i tratti distintivi che caratterizzano il suo pianismo e il vostro scambio reciproco?
Il suo pianismo possiede raffinatezza, lirismo e intensità, unitamente a un tocco potente, energico e altamente ponderato. Questa combinazione consente ai nostri incontri e alle nostre incisioni di essere emozionanti e del tutto variabili. Ogni incontro diventa una grande avventura.
A parte la dimensione dal vivo, esistono delle differenze degne di nota tra «Live in Munich» e «String Fables»?
«String Fables» risale al 2021 ed è stata la nostra prima incisione, che ci ha consentito di ricercare ed aprire le nostre visioni individuali, oltre a confermare il potenziale del duo. In qualche misura «Live in Munich» ci ha permesso di espandere il potenziale sonoro del duo. La splendida acustica dello Schwere Reiter di Monaco ha fornito alla musica una limpidezza rilassata ma al tempo stesso intensa. Registrate separatamente in studio, le tracce di «String Fables» ricercavano aree sonore individuali ed erano esplorative ed affermative per entrambi. Il concerto di Monaco ci ha offerto una dinamica differente laddove l’intera esibizione si è trasformata in un lungo percorso, benché ci fossero applausi alla conclusione di ogni pezzo. La musica sembrava attraversare lo spazio come un arcobaleno, con invenzioni a ruota libera e notevole gioia nei nostri sforzi, sollevando lo spirito del pubblico (e anche il nostro) in quel fatidico giorno in cui l’esercito russo di Putin attaccò l’Ucraina. Eravamo fortemente consapevoli della nostra piccola offerta di creatività e speranza in un mondo crudele e pieno di minacciose ambizioni. A Monaco c’era una luminosità accentuata per la musica. Dobbiamo ringraziare Manfred Eicher per avercelo riconosciuto.
Hai suonato e registrato con altri pianisti principalmente nella dimensione del trio e del quartetto. Naturalmente, mi riferisco ai tuoi precedenti lavori con musicisti del calibro di Marilyn Crispell, Howard Riley e lo stesso Fernández. Il duo con Jordina Millà è stato una specie di sfida?
Jordina ha sviluppato il proprio mondo sonoro con le sue originalissime tecniche estese, utilizzando preparazioni sulla cordiera del piano. Immagino che lo stesso Agustí abbia incoraggiato questo sviluppo. Quel che per me è davvero interessante è il fatto che, invece di seguire pedissequamente il maestro Fernández, Jordina abbia intrapreso una sua strada differente, il che per me è sì stimolante, ma fondamentalmente gratificante, in termini di interazione. Trovo che entrambi i pianisti siano per me di grande ispirazione.
Jordina Millà ha una solida formazione classica. Si tratta forse di un altro terreno comune che rende il vostro legame musicale così empatico?
Ritengo che il nostro retroterra classico ci fornisca dei solidi fondamenti per costruire paesaggi sonori disciplinati, ma liberi di evolversi. Lo squisito tocco classico di Jordina è nitido nel suo breve solo sul terzo pezzo di «Live in Munich», ricco di controllo e di bellissime armonie.
Ci sono delle prospettive perché questo duo possa esibirsi in Italia nel prossimo futuro?
Siamo in contatto con un festival italiano per il 2025. Inutile aggiungere che speriamo di avere molte altre opportunità di suonare in Italia.
Hai intenzione di coinvolgere Jordina Millà in ulteriori progetti, come ad esempio piccole formazioni o ensemble allargati?
Be’, abbiamo già suonato insieme a Mats Gustafsson in una piccola formazione dal grande potenziale. A questo punto, non vedo l’ora di poter sviluppare il nostro duo e, chissà, dietro l’angolo ci potrebbe essere un progetto più esteso. Potrei immaginarmene uno con Jordina, Agustí e un grande ensemble. Ma non corriamo troppo! Certi desideri richiedono stabilità finanziaria e l’interesse dei promotori. Certamente da parte nostra non manca l’energia creativa!!
Enzo Boddi
Foto di Eleonora Travagliati