Ai confini tra Jazz e Sardegna

Il festival sardo, ideato da Basilio Sulis, si terrà dal 27 agosto al 5 settembre.

2619
Basilio Sulis

Ai Confini tra Sardegna e il Jazz, forse più conosciuto come Sant’Anna Arresi jazz,  arriva questi giorni, dal 27 agosto al 5 settembre, al suo trentaseiesimo anno d’età. Il primo senza il suo fondatore, Basilio Sulis, scomparso lo scorso anno, poche settimane dopo che il “suo” festival, il trentacinquesimo, aveva chiuso i battenti. Sì “suo”,  perché questa singolare rassegna non si potrebbe raccontare senza parlare di chi l’aveva inventata. Ed è persino difficile pensare che possa ancora esistere e suscitare quegli stessi entusiasmi e curiosità che aveva prodotto quando il patròn, innamorato del free e della musica improvvisata, decise con caparbietà di farlo nascere e ancorarlo in un angolo di terra selvaggia come è il Sulcis, in un paesino di poche migliaia di anime, Sant’Anna Arresi. Un borgo che dall’alto vede in lontananza la linea azzurra del mare e nel suo centro mostra come un gioiello un nuraghe possente e ben conservato, circondato da un prato verde degradante verso un naturale anfiteatro. Una chiesa per lato. A sinistra una costruzione moderna e anonima, alla destra invece una chiesetta, di quelle povere di campagna. Nella parte opposta, in diagonale quasi perfetta, disposto a inutile sentinella un campanile in cemento armato, brutto e fuori contesto. Uno spazio simile a tanti altri nell’Isola, dove le vecchie case, come le testimonianze di lontane civiltà conoscono spesso l’onta di un kitsch che tradisce la fregola di stare al passo con il mondo. Qui, incastonato tra spazi minimi, un palcoscenico vicino al pubblico, con i musicisti che si potevano quasi toccare con la mano: diventò l’angolo magico degli incontri con il jazz, proprio come l’aveva ideato e inseguito con decisione Basilio Sulis. Costui era allo stesso tempo un esempio di fiera sardità, innamorato della propria terra, come amante di luoghi autentici fatti di cielo e mare come solo la Sardegna può dare. Un giorno approdò con la sua roulotte a due passi dal mare azzurro e la sabbia bianca e finissima di Portopino, accanto a una vasta peschiera popolata di uccelli di ogni specie. Tutto questo a pochi chilometri di distanza da Sant’Anna Arresi. Questo era il suo buen retiro a contatto con la natura: qui aprì un posto di ristoro e il luogo in breve diventò punto di riferimento per spiriti ribelli, giovani in cerca di nuovi orizzonti e, soprattutto, gli appassionati di musica. A guardarlo da vicino Basilio, suscitava sentimenti contrastanti. Incuteva rispetto e allo stesso tempo trasmetteva sentimenti di ospitalità. Non era molto alto ma appariva solido con la schiena dritta, un severo patriarca dalla barba bianca e fluente.  Lo sguardo poi. Gli occhi erano fessure: non smettevano mai di sorridere anche quando assumeva l’aria solenne di un anarchico allergico a regole e imposizioni. Quaranta anni fa ebbe il sogno di un festival che facesse incontrare gli spiriti migliori, quelli più creativi e d’avanguardia del jazz. Amava i musicisti che sperimentavano fino all’incredibile, soprattutto che fossero uomini liberi e dediti alla musica. Come visse lui stesso sacrificando anima e corpo a un progetto che all’epoca pareva una chimera. Impossibile da realizzare. Ma Basilio aveva la testa dura. E, anno dopo anno ci riuscì. Il festival nelle sue intenzioni non doveva solamente far conoscere il top della musica improvvisata, americana ed europea, ma queste si dovevano mettere in relazione e dialogare anche con la musica sarda. Una musica di antichi retaggi ma ancora viva e praticata da molti artisti. Da qui la necessità di scavare su possibili incontri, anche arditi, che diventassero poi il sale per i jazzisti locali : complice anche i luoghi, qui potevano respirare l’aria del mondo, capire quello che succedeva nei club di New York come nei locali di Londra, Parigi, Berlino e Roma. Di quel mondo Sulis imparò a leggerne il modo di comunicare, diventando amico con musicisti incredibili come Ornette Coleman, Pat Metheny… e tantissimi altri. Volle che Sant’Anna Arresi jazz fosse un laboratorio aperto alle imprese di sperimentazione più ambiziose come la straordinaria “Conduction” di Butch Morris. Tutto quanto negli anni è stato mostrato e visto in questo piccolo grande festival, dall’idea ostinata di un confronto a tutto campo era frutto di un progetto che ogni volta prendeva le mosse già nei giorni conclusivi di una edizione. In quelle ore Sulis e un gruppo di amici, con i quali ha discusso a lungo per una vita, si mettevano a punto i progetti per l’anno successivo _ e a chi scrive è capitato diverse volte di ascoltarne in anticipo i progetti futuri _ ai quali ci si dedicava tutto l’anno. Impossibile non ricordare anche gli sforzi incredibili per conquistare a un progetto musicisti lontani migliaia e migliaia di chilometri.
Basilio Sulis era un sognatore e un visionario. Solo le persone capaci di sognare e vedere oltre il proprio recinto possono costruire grandi imprese. Sulis lo fece. E questo festival, che tutti chiamano Sant’Anna Arresi Jazz (ma lui ci teneva a rammentare il nome dell’inizio di tutto, Ai Confini tra Sardegna e Jazz) è il suo lascito più importante. C’è l’idea di una musica che non sta ad inseguire le mode e il botteghino. Una musica capace di compiere le sfide più difficili per regalare conoscenza, cultura e felicità alla gente. Una eredità difficile. Una sfida per un piccolo paese del Sulcis, in Sardegna, che per trentacinque anni è stato connesso con il mondo, diventando patria per musicisti in cerca, approdo sicuro per spiriti liberi.  E venne il trentaseiesimo. Un festival, dicono i soci di Punta Giara _ l’associazione che si è sempre occupata degli aspetti organizzativi della manifestazione _ pensato per onorare la memoria del padre fondatore. Questo spiega la presenza anche di un musicista molto amato da Sulis come il pianista Antonello Salis. Ma di jazzisti sardi c’è una robusta rappresentanza: da Paolo Angeli a Gavino Murgia, Enzo Favata e Riccardo Pittau. Tra quelli stranieri spicca il batterista e percussionista  Hamid Drake che in questa rassegna sembra avere una sorta di “carte blanche” per via del numero di formazioni differenti con cui si esibirà in questa edizione.

Il sassofonista David Murray è tra gli ospiti di punta di Ai confini tra Sardegna e Jazz (foto Fabrice Monteiro)

Tra i musicisti stranieri si segnala la presenza dei sassofonisti David Murray e James Brandon Lewis. Tra i musicisti italiani il vibrafonista Pasquale Mirra, il trombettista Gabriele Mitelli e il batterista Tommaso Capellato. Tra i progetti originali da segnalare quello del compositore Maurice Louca e la formazione Elephantine. Ai Confini tra Sardegna e Jazz si apre il 27 agosto nel borgo medioevale di Tratalias con il concerto della Ong Crash guidata dal trombettista Gabriele Mitelli in quartetto con Enrico Terragnoli, chitarra, Gabrio Baldacci, chitarra baritono, Mark Sanders, batteria. In programma originals di Mitelli e riletture di brani di Coleman e Sun Ra.  Il giorno dopo nella località Is Pirixeddus di Sant’Antioco è ancora Mitelli, stavolta in trio con Edwards e Sanders.

Dudu Kouate

Il 29 la rassegna tocca a Masainas, località Is Solinas per il solo di Dudù Kouate, voce, percussioni, liuto berbero e flauti. Il musicista di origine senegalese, proveniente da una famiglia di griot, dal 2017 collabora stabilmente con gli Art Ensemble of Chicago di Roscoe Mitchell e Don MoyePaolo Angeli, chitarra sarda preparata e Hamid Drake alle percussioni sono i protagonisti del live  del 30 agosto al Parco Urbano Canale del Generale a Carloforte. I due musicisti hanno suonato assieme diverse volte e proprio al festival di Punta Giara fecero i primi incontri musicali.
Il 31 Agosto nella spiaggia di Porto Pino, stabilimento Bahia, esibizione della Brenti Mini orchestra diretta dal percussionista Alessandro Cau con Federico Fenu, trombone, Maurizio Floris sassofono e Marco Giudici al synth.
Nella stessa serata (alle 22) su il sipario in piazza del Nuraghe a Santa Anna Arresi, dove si esibirà una singolare formazione: Antonello Salis, al piano e alla fisarmonica, Paolo Angeli alla chitarra sarda, Gavino Murgia, sax e flauti e Hamid Drake alle percussioni per presentare un progetto ultra collaudato “Giornale di bordo” coincidente con l’album omonimo pubblicato da S’Ard.

Antonello Salis

Ad aprire la serata sarà il solo del pianista Antonello Salis, musicista che proprio a questi lidi deve molto della propria storia musicale, da sempre amico fraterno di Basilio Sulis, il fondatore del festival (ore 21).
Alle 7 del mattino del 1 settembre al Beach Club di Porto Pino un altro piano solo, quello di Andrea Schirru.

Paolo Angeli
Foto di Nanni Angeli

In piazza del Nuraghe invece (ore 21) sarà il turno di Paolo Angeli, special guest Omar Bandinu, voce a tenore, che presenterà dal vivo il suo album “Jar’a”, pubblicato qualche settimana fa. A seguire (alle 22,30) live del gruppo del sassofonista algherese Enzo Favata in “The Crossing”. Con Favata: Pasquale Mirra, vibrafono, Rosa Brunello al basso elettrico e Marco Frattini alla batteria.
Altro live all’alba (alle 7 del 2 settembre) nello stabilimento Nautica 2000 di Porto Pino. Di scena il pianista Matteo Scano e il trombettista Riccardo Pittau.

Hamid Drake

Nella piazza del Nuraghe la sera del 2 settembre (alle 21) si apre con l’incontro tra il percussionista Hamid Drake e il vibrafonista Pasquale Mirra. A seguire  (ore 22,30) il progetto speciale del compositore Maurice Louca e the Elafantine band. Louca, musicista e compositore di origine egiziana è una figura di spicco della nuova scena sperimentale dell’Egitto. In questa occasione verrà portato all’ascolto del pubblico il materiale musicale del suo terzo album intitolato appunto “Elephantine” che verrà suonato integralmente, In scena, oltre allo stesso Louca, chitarra e pianoforte, anche Daniel Gahrton, alto sax, Isak Hedtjarn, clarinetto basso, Mattias Stahl, chitarra, Ozun Usta, batteria e percussioni, Rasmus Lund, tuba, Rosa Brunello, basso elettrico, Piero Bittolo Bon, sax, Tommaso Cappellato alla batteria.
Il batterista Tommaso Cappellato, noto anche per i suoi progetti in solo o in tandem con dj Khalab con il suo progetto “Aforemention” è il protagonista  del live mattutino del 3 settembre, alle 7,  nella spiaggia di Porto Pino. Nella piazza del Nuraghe, la sera alle ore 21 spazio a Sound Glace, ensemble diretto dal sassofonista romano Marco Colonna. Con lui anche la contrabbassista Silvia Bolognesi, il pianista Fabrizio Puglisi e il percussionista Gunter Baby Summer. Chiude la serata la formazione diretta dal sassofonista David Murray Brave New world featuring il pianista Aruán Ortiz. Nella line up della serata anche il percussionista Hamid Drake e il bassista Bradley Jones. La serata si chiuderà dalle 24 in poi all’Oasi, località Candiani con la band del bassista Matteo Muntoni Radio Luxembourg. Sul palco anche: Nicola Vacca alla batteria, Daniel Porta alla chitarra, Stefano Vacca alla batteria, Michele Sanna alla chitarra e Fabrizio Lai alla chitarra.
La giornata del 4 settembre si apre con il live all’alba nello stabilimento Papero Giallo di Porto Pino (ore 7) del duo formato dal percussionista Dudù Kouate e la contrabbassista Silvia Bolognesi. In piazza del Nuraghe (ore 21) spazio allo spoken concert con il poeta Thomas Sayers Ellis, il sassofonista James Brandon Lewis e il pianista Alexis Marcelo. A seguire  (ore 22,30) l’originale band Maistah Aphrica. Band completamente tricolore per un sound che è un omaggio all’afrobeat . Un jazz funk al modo di Sun Ra. Sono otto scatenati musicisti friulani: Gabriele Cancello, tromba, ukulele, flauti, Mirko Cisilino, trombone, tromba, percussioni, Clarissa Durizzotto, sax contralto, Giorgio Pacorig, organo elettrico, Andrea Gulli, sintetizzatori, effetti, Enrico Giletti, basso elettrico, Marco D’orlando, congas, timbales e Alessandro Mansutti batteria. Concerto notturno all’Oasi di Candiani (ore 24) con i Freak Motel: Andrea Sanna, rhodes e synth, Matteo Sedda, tromba, Nicola Vacca, batteria e Andrea Parodo, basso elettrico.

Arúan Ortiz

Il 5 settembre l’appuntamento è alle 21 nella miniera di Serbariu a Carbonia dove si esibirà l’Arúan Ortiz quartet. Oltre al pianista anche Hamid Drake alla batteria, Silvia Bolognesi al contrabbasso e Pasquale Mirra al vibrafono.

Davide “Boosta” Dileo

Nella stessa location, l’8 settembre alle ore 21 concerto di Davide “Boosta” Dileo, tastiere, piano ed elettronica, già cofondatore dei Subsonica. Il 7 settembre alla Cantina di Santadi, ore 21, e il giorno dopo alle 19 a Monte Sirai di Carbonia esibizione della superband Bandakadabra formata da Gipo Di Napoli, grancassa, Giulio Piola, tromba, Luigi Tbone De Gasperi, trombone, Giorgio Giovannini, trombone, Vito Scavo, trombone, Gabriele Cappello, sax contralto, Andrea Brondolo, rullante, Filippo Ruà, susafono.
Dal 31 agosto al 4 settembre in piazza del Nuraghe si potrà osservare la mostra fotografica curata da Luciano Rossetti “Basilio Sulis, l’uomo che varca i confini” con foto dello stesso Rossetti e Nanni Angeli, Alessandro Carpentieri, Gianpaolo Cirronis, Luca D’Agostino, Marco Floris, Fabio Gamba, Ziga Koritnik, Sergine Laloux, Francesca Mancini, Agostino Mela, Enrico Romero.
Walter Porcedda