Ciao Mark, benvenuto a Musica Jazz. Partiamo subito con l’ultimo album dei Matt Bianco, «Masquerader». Un disco che mette subito in chiaro il tuo amore per la musica latino-americana, che già si ascolta anche nei precedenti album. Quando e come nasce questa passione per le sonorità sudamericane?
Ho iniziato con gruppi come War e Santana, che avevano una miscela di musica latina, e poi sono passato ad ascoltare gruppi come The Fania Allstars e Joe Bataan. Quando si formarono i Blue Rondo A La Turk, avevamo due musicisti brasiliani che ci influenzarono con la samba e la bossa nova. Amavo l’energia e i ritmi della musica latina in tutte le sue diverse forme.
Era dal 2020 che i Matt Bianco non pubblicavano un disco di inediti: l’ultimo è stato quello con i New Cool Collective. Cosa è successo in questi cinque anni?
Ho pubblicato un album intitolato «The Essential Matt Bianco». Era una panoramica di base del catalogo e una rivisitazione delle canzoni che ancora mi piace eseguire e presentare così come le eseguo ora.
Chi sono i musicisti che collaborano con te in questa nuova avventura discografica?
Alla batteria Sebastiaan De Krom, al basso Geoff Gascoyne, pianoforte e Fender Rhodes Graham Harvey, alla chitarra Ricardo Silveira, ai sassofoni Dave O’Higgins, tromba e flicorno Martin Shaw, voci: Betty Black e Lino Rocha.
Nei live, invece, ci saranno gli stessi musicisti o altri?
Saranno principalmente gli stessi musicisti del disco.
Quali sono stati i riferimenti stilistici ai quali hai attinto per la concezione musicale di questo disco?
Si colloca a metà strada tra i Caraibi e il Sud America.
Negli anni Ottanta la musica dei Matt Bianco era classificata come jazz-pop, soul-pop, sophisti-pop. Ma, soprattutto, rientra ancora oggi nella lounge music. Premetto che non apprezzo le classificazioni dei generi musicali, ma vorrei chiederti se ti ritrovi in qualcuna di queste.
Tendo a non analizzare queste cose troppo seriamente, quindi non mi preoccupo delle classificazioni.
Oggi chi sono i Matt Bianco e quali sono i componenti stabili della band?
Matt Bianco sono fondamentalmente io adesso e chiunque collabori con me. Al momento Dave O’Higgins è il mio partner di scrittura per gli ultimi due album.

Foto di William van der Voort
Prima si faceva cenno ai New Cool Collective. Come è andata questa esperienza?
Mi è piaciuto molto lavorare con i New Cool Collective, sono ottimi musicisti e persone adorabili con cui lavorare. Portano una grande energia alle loro esibizioni dal vivo.
Quali sono i tuoi rapporti con il jazz? Hai avuto esperienze di collaborazione con jazzisti?
Ho sempre considerato il jazz come un’influenza in termini di fusione, la maggior parte dei musicisti con cui lavoro proviene dal mondo del jazz. Però, i Matt Bianco non hanno mai affermato di suonare jazz.
Come giudichi la musica del Terzo Millennio?
C’è sempre buona musica in giro, ma mi preoccupa l’integrità dei contenuti che ascolto, che si possono ottenere con programmi di intelligenza artificiale in grado di creare qualsiasi stile musicale.
Puoi raccontarci qualcosa dei tuoi inizi, prima di Blue Rondo à la Turk?
Ero principalmente un appassionato di musica senza alcun background musicale fino a quando non ho imparato le basi della chitarra e ho suonato con i compagni di scuola formando una band punk/new wave. Ho avuto una storia musicale parallela, frequentando i club dove ballavo principalmente musica black soul/funk e, al contrario, suonando punk/new wave nelle band.

Foto di Mariagrazia Giove
Oggi quanto conta per te la componente estetica / visiva nei concerti?
Mi piace che la band si presenti in modo elegante, ma non mi piace trasformare lo spettacolo in un teatro con ballerini, cambi di costume e simili. Forse sono all’antica.
Come ricordi la registrazione del primo album «Whose Side Are You On? » (1984): le aspettative, le difficoltà, le sorprese.
Inizialmente avevamo un contratto per due singoli e tutti i brani per un disco che avevamo preparato come demo. Quando il primo singolo è diventato un successo, la casa discografica ha rapidamente accettato l’opzione per un disco. Abbiamo convinto la label ad avere un produttore per tre dei brani e il resto lo abbiamo potuto produrre noi stessi. More Than I Can Bear è stata una aggiunta dell’ultimo minuto che abbiamo scritto mentre stavamo realizzando l’album.
Quali sono i momenti dal vivo che più ti hanno segnato? E cosa ti aspetti dalle tournée attuali o future.
È una domanda difficile, perché la carriera ha alti e bassi, i territori vanno e vengono. Tutto quello che posso dire è che amo ancora fare musica ed esibirmi e non mi sento di indicare alcun concerto in particolare come momento determinante, solo i luoghi in cui mi è piaciuto viaggiare e le persone che ho incontrato.
Quali sono i prossimi progetti e i prossimi impegni dei Matt Bianco?
Dopo l’uscita del nuovo album , la fase successiva sarà la promozione attraverso i media e i concerti. Let’s go!
Alceste Ayroldi