Incontrai Ettore Balli in quel di Siena, circa ventotto anni orsono, per una delle prime reunion-convention organizzate da Franco Caroni per il sodalizio Siena Jazz. Lui era uno dei donatori di dischi per l’allora costituenda biblioteca e audioteca della scuola senese, oltre che amico di lunga data di Caroni; così come lo era di un gruppo di grandi esperti e professionisti quali erano Giuseppe Barazzetta e Franco Fayenz.
Milanese d’adozione, ma emiliano di nascita, e con un peregrinare anche in quel di Bari per via della sua professione principale che lo vedeva dirigente dei negozi (oggi stores) di Ricordi.
Nel 1956 partecipò a Lascia e Raddoppia, presentato da Mike Bongiorno, e potette fregiarsi di essere stato, nella storia dei telequiz italiani, il primo e unico vincitore presentatosi sulla vita di Charlie Parker (fu uno dei «campioni» che scelsero di raddoppiare la posta in gioco, accettando di rispondere a domande più difficili). Di lì, condivise anche un buon rapporto di amicizia con il celebre presentatore.
Negli anni Settanta fece parte dell’entourage organizzativo di Umbria Jazz e collaborò anche con Alberto Alberti e Arrigo Polillo.
Ma la sua particolare predisposizione al jazz (vero e proprio amore) era già nata tempo prima: praticamente da quand’era molto meno che adolescente.
Ed è stato proprio il suo profondo sapere, il suo carattere forte ma assertivo, la sua innata dolcezza, che lo ha portato ad acquistare la fiducia anche di Louis Armstrong, con il quale stabilì ottimi rapporti; tant’è che, quando Satchmo arrivò in Italia per il suo tour del 1952, passò da Milano con il torpedone che trasportava la sua big band, per prendere Balli e portarlo con se al concerto.
Ettore conosceva bene il jazz, sapeva chi imbracciava un sassofono dopo solo mezza battuta o chi spernacchiava in una tromba dopo un solo trillo. La sua cognizione jazzistica era sì radicata alla tradizione e a tutti gli anni Settanta, ma era anche curioso di conoscere le «nuove leve» e le nuove tendenze del jazz. Era un piacere discorrere con lui: non solo di jazz, visto il suo alto spessore culturale e il suo essere intellettualmente onnivoro.
Vorace lettore della rivista Musica Jazz, padroneggiava la cultura classica con naturalezza e disinvoltura.
Diciamo addio a una bella persona, un grande uomo, un poeta del jazz. Un amico.
Alceste Ayroldi
*di seguito il breve video dell’Istituto Luce con riferimento ai vincitori di Lascia o raddoppia