«Night Reign». Intervista ad Arooj Aftab

La cantante, compositrice e produttrice pakistana, ma residente negli USA, sarà in scena a Cervia/Milano Marittima (Arena Stadio dei Pini) il 9 luglio. Di seguito un breve estratto dell’intervista che sarà pubblicata sul numero di agosto di Musica Jazz.

- Advertisement -

Vorrei iniziare dal singolo e dal video che annuncia il tuo nuovo album, Raat ki Rani. Che storia racconta e che messaggio hai voluto dare?
Niente di troppo serio. Ho solo scritto una canzone sul fatto di trovarsi da qualche parte e avere l’effetto di una persona molto seducente in una festa, in un raduno serale di persone. Molto semplicemente ho voluto scrivere una storia, una storia molto breve su come si possa andare da qualche parte e si è colpiti dalla personalità straordinaria di qualcuno o da qualsiasi altra cosa e ci si diverte e, poi, si va via e non si prosegue oltre. E’ una cosa davvero bella e sottile che succede a molti di noi così spesso, ma non scriviamo canzoni d’amore su questo tema: lasciamo perdere. A me piace quel momento che succede di tanto in tanto: sembra quasi che tu stia facendo qualcosa di sbagliato, come se fosse proibito e ti senti un po’ in colpa. E’ una cosa carina, unica, non è unica perché succede spesso, ma è raro che se ne parli nella musica, così ho voluto trasmettere questa specie di inafferrabilità, quasi seducente, divertente, dolce, ma anche con un po’ di rimpianto per non aver proseguito e per essere tornata a casa. Insomma, volevo trasmettere questa gamma di sentimenti che si provano quando succede una cosa del genere, quando si va da qualche parte e si incontra qualcuno e poi si va avanti.

La musica di «Night Reign»  e, in particolare, di Raat Ki Rani, evoca il crepuscolo, il suono ancestrale, il ritmo maracatu del Brasile, l’incontro di culture diverse, tutto questo è sicuramente il tuo marchio di fabbrica dal punto di vista musicale. Quali sono state le tue fonti di ispirazione?
Non so, non c’è stato nulla di particolare, la melodia mi è venuta in mente, in realtà ero in un locale, ero stata invitata da qualche parte e mi è successa questa cosa, come quella che ho descritto e poi, quindi, mi è venuto in mente il verso e il fiore, sai, era quel fiore, il raat ki rani, che è in realtà un fiore della famiglia dei gelsomini che fiorisce solo per un breve periodo di tempo di notte e poi si chiude, quindi fiorisce solo di notte e ha una fragranza davvero bella e se traduci raat ki rani in inglese, è letteralmente «regina della notte». Per l’album stavo pensando a canzoni notturne, stavo pensando a quanto tempo passo sveglia di notte; stavo pensando a tante cose legate alla notte e pensavo: Oh, Queen of the Night suona bene, ma poi ho pensato a chi potesse essere la regina. Io non voglio essere la regina, chi è la protagonista dell’intero evento.

Arooj Aftab
Foto di Kate Sterlin

Mi è piaciuto l’arrangiamento che hai fatto di Autumn Leaves. Molto minimalista. Come hai concepito questo arrangiamento?
Volevo solo essere attenta e rispettosa dell’idioma jazz, perché capisco che ho studiato jazz, ma questo non significa che mi sono guadagnata il mio posto nella sua comunità, ne sono consapevole. E sono consapevole di tutte le sue complessità e lo amo molto, e quindi ho voluto farlo in modo attento, elegante e diverso. Non volevo imitare nessun cantante o persona preferita, volevo farlo a modo mio, ed è quello che ho fatto, usando solo la batteria e la mia voce, e poi, James Francis fa un lungo assolo sulla sezione B e il gioco è fatto. Quindi, penso che sia davvero bello, penso che sia venuto fuori un buon brano; volevo strizzare l’occhio al mio jazz, al mio amore per il jazz e al mio essere una studentessa del mestiere senza spingermi troppo oltre, e questo è quello che sta facendo. E mi piace, mi piace molto Autumn Leaves.

E questo disco conferma anche la tua attitudine a onorare molteplici tradizioni
Semplicemente penso di essere una persona che ha vissuto in molti luoghi e ha ereditato molti patrimoni culturali e ha studiato. Sono stata una studentessa di tante diverse musiche e ho studiato con molte persone. Quindi, per me come artista, ciò che è importante non è rappresentare qualsiasi cultura o qualsiasi genere, ma rappresentare davvero come posso rendere il suono più naturale, come posso far suonare la musica il più naturale possibile e il più vicino a chi sono, e che possa suonare con una caratterizzazione personale. Quindi è su questo che mi concentro quando scrivo la musica e poi viene fuori tutta questa roba.

Qual è la tua missione come artista?
Non ho una vera e propria missione. Sto solo creando musica. Come ho detto, la musica è una pratica spirituale e credo che influisca su molte persone. Credo che influisca molto su di me, mi mantiene sana di mente. Mi tiene in vita. Non credo di avere una missione. Penso solo che la musica sia importante: la musica fa la differenza.
Alceste Ayroldi

- Advertisement -

Iscriviti alla nostra newsletter

Iscriviti subito alla nostra newsletter per ricevere le ultime notizie sul JAZZ internazionale

Autorizzo il trattamento dei miei dati personali (ai sensi dell'art. 7 del GDPR 2016/679 e della normativa nazionale vigente).

Articoli correlati

Stresa Festival 2025, dal 17 luglio all’1 agosto

Tanti artisti internazionali, tante musiche, tanti suoni, tanti colori, tante sfumature: ancora una volta Stresa Festival si preannuncia ricco e sfaccettato nella sua raffinata...

Time Out: festival e concerti dall’8 al 15 luglio

Time Out: festival e concerti dall'8 al 15 luglio

Matera Jazz Guitars Days

Al via il 13 e 14 settembre il nuovo festival Matera Jazz Guitar Days, organizzato e promosso dall'associazione AquaMater ETS con la collaborazione dell’Associazione Jazzistica Materana Mifajazz e di Jando Music.