Intervista a Giovanni Tommaso

Parliamo con il celebre contrabbassista e compositore di Lucca di alcune novità e di tanto altro. Di seguito un estratto della più ricca intervista che sarà prossimamente pubblicata sulla rivista Musica Jazz.

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Buongiorno Giovanni, benvenuto a Musica Jazz. Iniziamo dal presente, anzi dal futuro e dai prossimi appuntamenti con le clinics della Berklee at Umbria Jazz. Ci sono novità?
Quest’anno sarà un’edizione veramente speciale infatti festeggeremo il quarantesimo anniversario delle Berklee at Umbria Jazz Clinics. Carlo Pagnotta, come tutti sanno, ha inventato il Festival Umbria Jazz, uno dei più importanti al mondo, ma con la sua intraprendenza  e il suo intuito ebbe l’idea di creare le Umbria Jazz Clinics. Quando mi affidò l’incarico di direttore non avrei mai pensato che sarebbero durate così a lungo. Evidentemente la “formula” ha funzionato, basti pensare che siamo passati da un paio di studenti stranieri a una percentuale che oggi supera quasi il 50%.

Perché hai deciso di lasciare?
Prima o poi doveva accadere, il quarantesimo anniversario mi sembrava una buona occasione, anche se so bene che mi mancheranno. Vedi, in tutti questi anni ho conosciuto e ascoltato più di 7.000 giovani musicisti, alcuni di questi molto promettenti, altri già formidabili. Quello che non dimenticherò mai è l’espressione dei loro occhi  che esprimevano la speranza e il desiderio di riuscire a farcela, molti ce l’hanno fatta.

Mi hai anticipato che sta per uscire un tuo nuovo disco, per la label Parco della Musica Records, dal titolo «My Four Seasons». Ma mi è sembrato di capire che sarà anche il tuo ultimo disco. Cosa è successo? Perché questa scelta?
A dire la verità è ancora in fase di preparazione. Il «viaggio» che mi conduce alla pubblicazione di un disco lo conosco bene. E’ lungo, tortuoso e stressante, ne sa qualcosa Kelly, mia moglie, che ingiustamente oltre a me ne fa le spese. La prima domanda che faccio a me stesso è «dove vuoi andare?». La seconda è «come vuoi chiamarlo?» (in genere sono bravino e poi lo trovo divertente). La terza «quale organico vuoi utilizzare?». La quarta «chi saranno i musicisti che vuoi coinvolgere?» A questo punto trovare le risposte mi costa un’enorme fatica e non è affatto scontato che le trovi. Comunque prima o poi arriva il momento della verità, bando alle ciance e spazio alla musica ! Ma la musica non c’è… e come la trovo? Come hai sempre fatto, mi dico. Sì, ma da dove comincio? Camminando o seduto davanti al piano, le mie due fonti d’ispirazione ? Non so ben dire quando e come ma a un certo punto un piccolo seme esce fuori e a quel punto provo a buttare giù qualche nota e registro sul mio computer. Abitualmente non l’ascolto subito, rimando sempre al giorno dopo il momento fatidico, dare un giudizio. E’ una schifezza o c’è qualcosina di buono? In genere butto via tutto e entro nella fase più brutta, grande frustrazione e difficoltà a prendere sonno. Fortunatamente, un giorno mi scuoto dicendo a me stesso che se tra tutta la musica che ho scritto c’è qualcosa di buono allora è tempo di smettere di piangersi addosso e di lavorare. Se proprio devo essere sincero (ora o mai più) quando mi capita di ascoltare musica mia qualche volta mi domando come abbia fatto a comporre quella roba molto più evoluta di quanto io veramente sappia?! Comunque se poi escono fuori 4, 8 battute interessanti a quel punto è ora di sedermi davanti al piano e scrivere. Non sono pianista ma da ragazzo ho studiato un po’ il piano e mi basta per scrivere. Una cosa però credo di averla imparata, non farmi penalizzare dalla mia scarsa tecnica pianistica, infatti la maggior parte dei miei temi articolati vengono dal movimento, camminando o in palestra sul tapis roulant canticchiando e registrando sul cellulare. Per le ballads invece ho la netta convinzione che siano i temi a cercare me e non il contrario. Ne ho la prova quando sognai di trovarmi a Lucca, la mia adorata città dove sono nato e cresciuto i miei primi 18 anni. Era l’ultimo di 5 anni in cui con la mia famiglia abitammo a Dana Point in California. Il sogno aveva un commento musicale e il tema mi riecheggiava molto distintamente al punto da svegliarmi. Corsi al pianoforte per timore di dimenticarlo e suonai la traccia del tema con la mano destra MI DO# SOL# SI LA MI LA SOL FA DO RE MI e…incredibile! come se avessi l’orecchio assoluto, era proprio il tema del sogno!

Giovanni Tommaso

Chi o cosa ti ha spinto a suonare il contrabbasso?
La spinta è avvenuta in modo poco romanzesco, ma dietro c’erano motivazioni musicali. A circa 11-12 anni insieme a mio fratello Vito iniziammo a studiare il piano con un professore del Conservatorio Boccherini di Lucca. Così come a scuola, voglia di studiare poca! L’unica cosa che sapevo suonare bene era il boogie-boogie, prevalentemente la mano sinistra, adoravo le basse frequenze. Qualche anno dopo Vito, più grande di me di quasi quattro anni, insieme a Antonello Vanucchi al vibrafono, Gaetano Mariani alla chitarra, Sandro Paganucci al contrabbasso e Piero Giusti alla batteria fondarono il Quintetto di Lucca. Sandro era anche un ottimo cantante. Venne a Lucca per suonare un concerto il baritonista Giancarlo Barigozzi, ascoltò cantare Sandro e se lo portò via per un tour in Oriente dove andava ogni anno. A quel punto il Quintetto si ritrovò senza contrabbassista e così mi proposero di prendere il posto di Sandro. Che dire, grazie Giancarlo!

Abbiamo già detto che questo sarà il tuo ultimo disco. Continuerai a suonare dal vivo e a collaborare con altri musicisti?
Probabilmente sì, sarà il mio ultimo disco. In quanto a suonare lo spero molto, salute permettendo.
Alceste Ayroldi

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